Società | La relazione

Se la Regione fa gola alle mafie

Il report della Dna: Trentino-Alto Adige appetibile per le organizzazioni criminali ma situazione sotto controllo. Nel resto del paese (e non solo) dilaga la ’ndrangheta.
Polizia
Foto: upi

Non è un quadro confortante quello che emerge dalla Relazione annuale 2016 della Direzione distrettuale Antimafia e Antiterrorismo che è stata presentata quest’oggi (22 giugno) al Senato dal Procuratore nazionale Franco Roberti e dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi.

Le mafie, infatti, godono di ottima salute, in particolare la ‘ndrangheta, “presente - si legge nel rapporto - in tutti i settori nevralgici della politica, dell'amministrazione pubblica e dell'economia, creando le condizioni per un arricchimento, non più solo attraverso le tradizionali attività illecite del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni, ma anche intercettando, attraverso prestanome o imprenditori di riferimento, importanti flussi economici pubblici ad ogni livello, comunale, regionale, statale ed europeo”.

Alcune indagini hanno rivelato un rapporto tra la ‘ndrangheta, esponenti di rilievo delle Istituzioni e professionisti – legati anche ad organizzazioni massoniche ed ai Servizi segreti – di piena intraneità, al punto da giocare un ruolo di assoluto primo piano nelle scelte strategiche dell’associazione, facendo parte di una ‘struttura riservata’ di comando. 

L’organizzazione criminale è presente in quasi tutte le regioni italiane, in Europa e in America - negli Stati Uniti e in Canada - e in Australia. “Continuano, poi, ad essere sempre solidi, i rapporti con le organizzazioni criminali del centro/sud America con riferimento alla gestione del traffico internazionale degli stupefacenti, in primis la cocaina, affare criminale in cui la 'ndrangheta continua mantenere una posizione di assoluta supremazia in tutta Europa”, documenta la relazione. 

E in Trentino-Alto Adige?

Ancora sotto i livelli di guardia la situazione in Trentino-Alto Adige dove si rilevano pochi casi di criminalità organizzata anche se la Regione “ricca” risulta appetibile. La particolarità del tessuto economico, con una forte presenza della “cooperazione”, continua a rappresentare un utile ostacolo per il contrasto di possibili infiltrazioni “economiche” di capitali illeciti.

Il report attesta “il costante rilievo del numero di cittadini stranieri iscritti nel registro degli indagati (131), ma appare ancor più rilevante il significativo aumento delle iscrizioni dei procedimenti in materia di reati associativi in materia di traffico di stupefacenti, passati da 6 a 12, rispetto al precedente periodo di riferimento”. Sotto la lente della Direzione nazionale antimafia anche l’inchiesta sulla cellula jihadista a Merano, che “pur aderendo alla più vasta organizzazione internazionale, operava anche in autonomia nella progettualità delle condotte con finalità terroristiche”.