Maestra, mi fate il fiorellino?
Per circa due mesi bambini (6-11) e ragazzini (11-14) ucraini hanno frequentato la scuola nei locali della media Rosmini di Bolzano. Due gruppi di circa dieci persone. Sono state insegnate tre materie: italiano, tedesco e ucraino, dalle 7.50 alle 12.55 (i due gruppi).
Per quello che riguarda la prima materia, l'insegnante è di madrelingua russa con ottime conoscenze dell'italiano. I ragazzi tra loro parlavano sia il russo che l'ucraino. Talvolta uno in una lingua e l'altro nell'altra (abbiamo scritto come in Ucraina tutti capiscano il russo e come ci siano ampi territori abitati da ucraini russofoni). Una situazione di effettivo bilinguismo dentro le classi, quindi. I ragazzi provengono da Harkiv, Termopil', Kramatorsk, Mikolaiv...
Dopo circa un mese i gruppi si sono ridotti, perché le loro famiglie hanno trovato degli alloggi a Barbiano. Alcuni sono tornati a casa. Altri intendono farlo in questi giorni. I nostri conoscenti sono tornati a Odessa, anche se la zona non è sicura.
Soprattutto i più piccolini litigavano spesso. I più grandi trovavano estraneo l'approccio comunicativo usato dall'insegnante e anche i relativi libri non sono simili a quelli che usano di solito. Per esempio, talvolta le loro unità didattiche sono precedute da elenchi di vocaboli che trovano nei testi delle pagine successive.
Le parole venivano tradotte in ucraino, magari accanto alle immagini cui venivano associate. Tutti, anche i più grandi, tenevano ad avere disegnato un fiorellino sui lavori fatti come si deve: “Maestra, mi fate il fiorellino anche a me?”.
Come a Napoli o in Francia, in Ucraina e in Russia la forma di cortesia si esprime con il “voi”.