A me risulta, e gli indizi
A me risulta, e gli indizi rafforzano questa tesi, che a uccidere Ötzi sia stato il signor Benko!
E' un impresa seria indagare con i più recenti metodi criminalistici su un omicidio avvenuto 5300 anni fa nella fredda solitudine di un ghiacciaio? Riaprire con un team di esperti il caso di un uomo solitario, ucciso nel Neolitico dalla freccia di un nemico sconosciuto e morto dissanguato tra le rocce innevate?
Ovviamente si può. Ne ha dato prova il museo archeologico di Bolzano che custodisce la mummia più famosa del mondo. Quella di Ötzi, scoperta esattamente 25 anni fa per caso da due escursionisti tedeschi a 3200 metri di altitudine. Per festeggiare quella ricorrenza la direttrice Angelika Fleckinger ha chiesto ad una squadra di esperti di tentare l'impossibile e svelare l'ultimo segreto di una mummia che si rivela una miniera inesauribile per la ricerca scientifica. Un incarico arduo: chiarire le circostanze della sua morte, il movente dell'omicidio, il profilo del misterioso assassino. Martedì sera gli esperti hanno regalato al pubblico scarso nell'auditorio dell'Accademia europea di Bolzano una serata tra il suggestivo e il surreale, in bilico tra realtá, utopia e fiction.
C'erano l'ispettore capo della polizia giudiziaria di Monaco, Alexander Horn, il responsabile della conservazione di Ötzi, Oliver Peschel, il medico legale svizzero Frank Rühli, l'esperto di Neolitico nelle alpi Paul Gleirscher, il direttore dell’Istituto per l'iceman e antropologo Albert Zink nonché l'archeo-botanico Klaus Öggl, che ha analizzato i pollini trovati nello stomaco e nei polmoni della mummia.
Le domande sulle circostanze dell'omicidio sono affiorate solo dieci anni dopo il ritrovamento, quando a sorpresa una radiografia ha portato alla luce nella spalla sinistra una punta di freccia in selce ed il rispettivo foro d'entrata. La freccia, lesionando l'arteria, ha provocato il dissanguamento nel giro di pochi minuti. Una ferita sul lato destro del viso di Ötzi potrebbe essere stata causata dalla caduta o da un colpo infertogli. Con una domanda essenziale rimasta senza risposta: chi ha estratto l'asticciola della freccia, spezzandola e lasciando la punta conficcata nel corpo? L'uomo stesso o suo assassino? E perché non fu mai trovata sul luogo del delitto?
Per gli esperti l'indizio piú importante però è un'altra ferita: un profondo taglio alla mano destra che farebbe pensare a un tentativo di difendersi da un aggressione, subita due giorni prima. E' quindi assai probabile che l'uomo 45-enne fosse in fuga. Ma da chi? Qual era il movente del suo assassino? Gelosia, questioni gerarchiche o religiose, conflitti tribali? Alexander Horn da subito ha escluso la rapina. Perché l'ignoto aggressore ha lasciato sul luogo del delitto tutto l'equipaggiamento della vittima compresa l'ascia di rame, oggetto di valore enorme nel Neolitico. Probabile quindi che Ötzi sia salito sul ghiacciaio in fuga da uno o piú persecutori. D'altro canto sul luogo dell'omicidio deve essersi sentito abbastanza tranquillo, perché poco prima della morte ha consumato un pranzo abbondante di carne di stambecco e purea di farro. Per l'archeo-botanico Öggl l'analisi dei pollini mette due paletti scientificamente incontestabili: che il delitto fu consumato in tarda primavera e che l'uomo venisse dalla Val Senales, dove cresce il faggio luppolo inesistente sul lato settentrionale delle Alpi.
Il fascino di questo viaggiatore del tempo ha attirato finora 4,5 milioni di visitatori nel museo archeologico di Bolzano che sta progettando uno spazio più ampio per eliminare le frequenti file di curiosi. Sulla mummia sono stati pubblicati oltre 500 lavori scientifici che ci hanno svelato molti segreti: aveva giunture logorate, calcoli biliari, arterie indurite e denti consumati, occhi bruni e oltre 60 tatuaggi, un alto valore di colesterolo, un'intolleranza al lattosio, il batterio heliobacter pylori nello stomaco e uova di tricocefalo nell'intestino. Gli mancavano i denti del giudizio ed era a rischio d'infarto.
Rimane da chiarire il mistero della sua morte precoce. E lì gli scienziati si sono spinti in sfere fascinose e un po' surreali. Togliendo la punta di selce della freccia mortale dalla spalla di Ötzi si potrebbe estrarre il DNA dell'assassino. Tesi prematura, perché nessuno oserebbe fare un taglio profondo nella schiena della preziosa mummia. Uno che da sempre si occupa di mummie come l'antropologo Albert Zink ovviamente non conosce fretta. "Tra un decennio o due avremo nuove tecnologie per prelevare la punta senza danni".
E inoltre si potrebbero scoprire nuovi indizi negli immediati dintorni del luogo di ritrovamento, tuttora coperti da ghiaccio. E' la rapida ritirata dei ghiacciai a stimolare l'ottimismo degli archeologi. Sole poche settimane fa l'ufficio per i beni archeologici di Bolzano ha presentato una racchetta da neve di betulla trovata da un cartografo ai piedi di un ghiacciaio a pochi chilometri dal punto dove fu scoperto Ötzi. Un doppio esame con il carbonio 14 ha dato un risultato assolutamente sorprendente. La racchetta ha 5800 anni, 500 piú di Ötzi. "Era dei suoi nonni", hanno sostenuto scherzosamente gli archeologi. Ma dopo la serata all'Eurac non mi sentirei di escludere la tesi che fosse della stirpe del suo assassino.
A me risulta, e gli indizi rafforzano questa tesi, che a uccidere Ötzi sia stato il signor Benko!