“La soluzione è una sola: l'autonomia”
Dopo la Lombardia anche il Veneto ha varato la proposta di legge sull'autonomia. Il consiglio regionale ha approvato il testo all'unanimità con 40 voti favorevoli. Nove consiglieri del Partito Democratico e uno del M5S hanno abbandonato l'aula prima del voto.
Pur sapendo che a varare la legge sull'autonomia ormai sarà il prossimo parlamento eletto a marzo, il presidente Luca Zaia manda un messaggio chiaro a Roma: "Non andiamo a Roma col coltello fra i denti o soltanto, come dice qualcuno, per farci dire no. Ma se la controproposta del governo (qualunque esso sia) non sarà dignitosa e rispettosa dei veneti, siamo pronti anche a dire di no. Credo che il presidente Gentiloni e il sottosegretario Bressa abbiano una grande opportunità di passare alla storia rendendo possibile una intesa. Ma una intesa fatta su misura del Veneto, costruita su misura come un abito sartoriale".
Nel suo messaggio al governo Zaia non rinuncia a sottolineare la differenza tra la sua regione e le due - Lombardia ed Emilia-Romagna - che hanno già iniziato le trattative con Roma sulle 23 materie concorrenti: "Siamo l’unica regione incastrata tra due regioni a statuto speciale, siamo stanchi di essere accomunati in un indefinito Nordest. Siamo un popolo di imprenditori eroici che lavorano in condizioni non facili e di comunità di confine che si ritrovano a guardare a Trento e Bolzano e al Friuli come alla valle dell’Eden. Pensare di risolvere il problema di Sappada e degli altri Comuni di confine dando il via libera al cambio di regione significa non conoscere i problemi del Veneto. Dopo Sappada ci sarà un’altra Sappada. La soluzione è una sola: l’autonomia".
Sulla richiesta (provocatoria) di trattenere i nove decimi del gettito fiscale Zaia si dice convinto che "nessun cittadino veneto la consideri eccessiva: "Nessun veneto si scandalizza per questa richiesta, caso mai i veneti si scandalizzano per i 33 miliardi di sprechi nel bilancio dello Stato."
Il presidente del Veneto ha ricordato di potersi basare nelle trattattive con Roma sull'esito di un referendum vittorioso a larga partecipazione: "Non si raggiunge il 60 per cento di partecipazione alle urne sotto un diluvio universale, se non c’è una vera convinzione. Il Veneto di oggi non è più quello di ieri."