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“La pressione è un privilegio”

L'HCB scenderà sul ghiaccio per il primo match del back to back casalingo che lo vedrà affrontare prima Graz e poi Fehervar: parla Samuel Harvey, portiere canadese biancorosso.
Harvey
Foto: Carlo Bassetti
  • Stasera (venerdì 24 febbraio) con inizio alle 19.45 l’ HCB Alto Adige Alperia scenderà sul ghiaccio della Sparkasse Arena per il primo match del back to back casalingo che lo vedrà affrontare prima Graz e poi Fehervar, domani sera alla stessa ora.
    Mancano nove partite alla fine della stagione regolare e la corsa per centrare la top six e l’accesso diretto ai quarti di finale entra nella volata finale.

    In classifica i Foxes sono oggi in terza posizione con 74 punti. In testa i magiari del Fehervar e secondi i carinziani del KAC, rispettivamente con cinque e due punti di vantaggio sui Foxes. Nel gruppo di testa anche Salisburgo quarto staccato di due punti dai biancorossi ma con due incontri in meno. Chiudono la top six Graz e Linz a 69 punti. La posizione finale di classifica ha importanti ricadute sulla composizione della griglia dei playoff, con le prime quattro squadre, ammesse al pick roudn, che potranno per questo scegliere l’avversario. Il primo in classifica avrà inoltre il vantaggio del fattore campo, potendo sempre disputare gara 7 delle serie degli scontri diretti sul ghiaccio amico.

  • Foto: Carlo Bassetti
  • Ieri siamo andati a vedere l’allenamento dei Foxes in via Galvani. Abbiamo visto che coach Glen Hanlon potrà contare sul rientro di Salinitri, regolarmente in campo per l’allenamento. Spornberger in allenamento indossava la griglia protettiva per i postumi di un colpo al viso ricevuto nell’ultimo incontro disputato. Sarà invece certamente assente Dustin Gazley, alle prese con il serio infortunio alla mano rimediato contro i Red Bulls. L’assenza di Gazley non sarà breve. Probabilmente si rivedrà solo ai playoff.

  • Foto: Carlo Bassetti

    Al termine dell’allenamento abbiamo incontrato Samuel Harvey, fortissimo portiere biancorosso. Il ventiseienne portiere canadese, dopo aver sfiorato il titolo con i Foxes nel 2022/23, si era trasferito in Liiga, con la maglia del Lukko Rauma, prima di fare ritorno nel capoluogo altoatesino a inizio gennaio 2024. Nativo della citta di Alma nel Quebec Harvey ha le prime affermazioni hockeistiche nei Rouyn-Noranda Huskies della QMJHL, la Quebec Major Junior Hockey League. Dopo un anno in USports con la University of New Brunswick entra nel sistema degli Sharks e sbarca nel loro farm team dei San Jose Barracuda, in AHL. Nel 2022 il trasferimento in Europa, a Bolzano.

  • SALTO Sam, mancano meno di 10 partite alla fine della stagione regolare. La squadra è nel gruppo di testa. State disputando una buona stagione. Che sensazioni in vista dei playoff? 

    Samuel Harvey: Buone sensazioni. Penso che abbiamo un grande gruppo e che abbiamo lavorato duramente. Direi che l'ultimo mese è stato davvero buono, sfide davvero belle. Abbiamo giocato duramente mettendo grande pressione con la difesa. Ora, forse, dovremmo concentrarci un po' di più sul nostro attacco, in modo che tutto vada a posto e al massimo per i playoff. Ci sentiamo bene, quest’anno abbiamo molti grandi giocatori a partire da quel nucleo che era qui gli anni scorsi e che sono andati in semifinale l'anno scorso. 

    Per una buona prestazione del portiere ci deve essere una buona difesa davanti. I difensori ti proteggono abbastanza? Dove c'è margine di miglioramento? 

    Penso che il nostro set up difensivo sia davvero di qualità. I difensori si muovono molto bene, sia nella fase difensiva che in uscita. Questo ovviamente mi aiuta molto e non solo nelle occasioni da gol ma anche sui secondi tiri, sui rebound. Nelle ultime settimane siamo stati concentrati a occupare e difendere la nostra zona di tiro. Lo stiamo facendo non solo con i difensori, ma anche con le ali, e nell'ultima settimana questo ha dato i suoi frutti. Insomma si, abbiamo giocato bene in difesa, ma c’è sempre margine di miglioramento e stiamo andando nella giusta direzione. 

    Lei è in cima alle statistiche di lega per percentuale di parate e media gol subiti. Nelle ultime partite ha parato con percentuali sopra il 95%. Due shootout consecutivi. In cosa c’è ancora spazio di miglioramento?

    Sai quale è la questione delle statistiche? Alla fine sono una trappola! Per vari motivi. Prima di tutto le statistiche del portiere hanno dentro anche e soprattutto la prestazione della squadra. Non si scappa. Se le statistiche dell’ultimo periodo sono buone lo dobbiamo a quanto detto prima. È chiaro che non avrei queste statistiche se la squadra non giocasse bene. In secondo luogo se ci si concentra troppo sulle statistiche questo diventa una distrazione. Quindi ci stiamo concentrando solo sul vincere le partite che ci restano in regular season e sui playoff che stanno per arrivare. 
    Prima però mancano ancora tra 10 partite. Quindi focus su domani contro i Graz e poi dopodomani Fehervar. Il dopo si vedrà. Il nostro obiettivo deve essere solo quello di vincere la prossima partita. Ogni prossima partita…

  • Foto: Carlo Bassetti
  • Anche Gianluca Vallini sta disputando un'ottima stagione. Oltre al singolo portiere, credo che sia importante avere un'unità di portieri forte nel suo complesso. Cosa significa per lei avere una riserva a questo livello? Qual è il suo rapporto con Jonny?

    Ah, significa molto. È tutto più facile quando hai un buon amico a fianco che, per di più, lavora come una bestia. Stiamo semplicemente lavorando per migliorare assieme, entrambi sul ghiaccio, ogni giorno. Jonny è un ragazzo su cui puoi contare sempre e non solo come portiere, ma anche come supporto alla squadra in spogliatoio. 
    Per me poi è importante sapere che quando Johnny verrà chiamato a giocare, giocherà sempre alla grande. Davvero una gran cosa. Siamo fortunati ad avere Johnny: un amico e un grande portiere. 

    Coach Hanlon è stato un grande portiere nella NHL. Cosa significa per un portiere avere un capo allenatore che è stato un portiere? C'è un feeling naturale tra i portieri? Dicono che siete tutti un po' matti…

    (ridendo) Sai cosa è davvero bello nell’avere un portiere come capo allenatore? Semplicemente capisce la posizione e il ruolo, in senso tecnico e mentale. Poi, con lui,i modelli di allenamento sono spesso anche direttamente funzionali al ruolo. Però, a mio avviso, l’aspetto più importante è il supporto mentale: il coach è stato in porta a grande livello. Lui mi sa aiutare nell’affrontare le partite, come affrontare gli avversari, come affrontare qualsiasi situazione… perché anche lui una volta era lì in mezzo a quei pali. Glen è stato davvero importante per me negli ultimi anni e non potrei pensare ad un capo allenatore migliore.

  • Foto: Carlo Bassetti
  • Lei è sempre stato tra i preferiti dei tifosi per le sue prestazioni, ma anche per il suo atteggiamento e la sua positività. Dopo lo shutout con il Salisburgo e i festeggiamenti sotto la curva è praticamente diventato un eroe cittadino. C'è molta pressione, ma sembra che le piaccia.

    Come dico sempre la pressione è un privilegio. Se giochi in una squadra in cui non c’è pressione probabilmente giochi in una squadra scarsa. Vogliamo vincere. Bisogna vincere. Siamo in una squadra che vuole vincere ogni anno e la proprietà ci mette i mezzi, anche tecnici non solo economici, per farlo. Questa è certamente pressione. Ma questo è positivo, la pressione è un nostro privilegio. 

    C’è anche la pressione di una arena e di una tifoseria caldissima. Cosa pensa dei tifosi qui a Bolzano?

    E a me piace molto giocare in casa, davanti ai nostri tifosi… naturalmente a loro piace quando vinciamo le partite e questo è sempre il nostro obiettivo. Quindi, quella piccola celebrazione dopo la vittoria con Salzburg era solo per fare qualcosa di diverso dal solito che esprimesse fino in fondo la gioia mia personale e di tutti. (ride) Ho pensato di fare qualcosa di diverso. Quel giorno non era passato niente, così ho rovesciato la gabbia! Mi sembra che a loro sia piaciuto e questo era il mio obiettivo! Non posso dimenticare che quelle persone vengono qui apposta per fare il tifo per noi…  anche se non stiamo giocando bene, loro sono qui, fanno il tifo. È una grande cosa.

    In Nord America il tifo è diverso… 

    Sì. È diverso. Qui le sensazioni del pubblico dal campo è molto intensa. Ti senti parte della città, sei parte di un gruppo più grande del solo hockey, ti senti come se fossi parte di un grande progetto collettivo e poi tutti ti spingono. È davvero bello e mi carica molto. La prima partita qui in casa, 3 anni fa, è stata una sensazione fantastica e unica, una scossa, un ricordo indelebile. 

    Per parlare ancora di ambiente e clima cittadino, prima di tornare a Bolzano l'anno scorso, ha giocato in Finlandia con il Lukko. L'hockey finlandese è di alto livello. Com'è stata l'esperienza dal punto di vista tecnico e personale?

    È stato bello e impegnativo. Come hai detto il livello dell'hockey finlandese è alto, in particolare i ritmi di gioco sono estremamente elevati. È fondamentalmente un gioco veloce con molti giovani giocatori veramente bravi. Spesso i migliori finiscono in NHL per dire. Quindi è stato bello avere l'opportunità di giocare lì. Ha avuto alcune partite buone e alcune altre anche cattive, ma soprattutto ho avuto l’opportunità di apprendere e migliorare. È stato un privilegio far parte di quella squadra per mezza stagione… ma se mi chiedete dove preferisco giocare, vi rispondo che adoro giocare a Bolzano. 

    E la notte polare? Il freddo? 

    Vengo dal Canada per cui per me il freddo non è una novità. Il buio invece era… molto buio! (sorride). È strano ma anche bello. Era ancora buio alle 9 del mattino e alle 3 del pomeriggio lo era di nuovo.... Quindi per forza lo stile di vita è diverso e bisogna adattarsi un po', ma questa è un'altra questione. Sei un giocatore professionista di hockey, hai la possibilità di vedere molti posti e fare molte esperienze diverse. Questa è stata una delle cose che ho imparato in quella esperienza, per me e per la mia famiglia. 

  • Foto: Carlo Bassetti

    Come diceva poco fa, lei è nato in Canada, nel Quebec, ad Alma. Ci dica qualcosa di lei, dell’infanzia e di quando ha iniziato con l’hockey.

    Si, vengo dalla città di Alma, nel Quebec. Ho iniziato a giocare a hockey quando avevo 8 anni. Il primo anno ero giocatore di movimento, poi dall’anno dopo sono andato in porta. Ho sempre voluto fare il portiere, avevo le idee chiare. Ho giocato a hockey ad Alma fino ai 15 anni. Poi sono andato via da casa per avere più possibilità con l’hockey, una squadra migliore. Da lì in poi ho giocato in leghe e squadre sempre migliori. Non è stato comunque mai un sacrificio anzi, giocare a hockey è prima di tutto la mia passione. In Canada l’hockey è lo sport numero uno e parte della vita di tutti. Da noi l’hockey è ovunque e sempre. Per dirne una, da noi si gioca a hockey 12 mesi all'anno. L’inverno poi giocare all’aperto è una cosa meravigliosa. Nella scelta dell’hockey e di puntare sull’hockey ho avuto sempre pieno supporto e sostegno da parte della mia famiglia, cosa fondamentale e di cui sono loro grato.

    A livello universitario, nell’USport (equivalente canadese dell’NCAA degli USA n.d.r.) ha ottenuto ottimi risultati.

    Si ho studiato e giocato a hockey all’University of New Brunswick a Fredericton in Canada. Per me finire gli studi era molto importante: una laurea prima di diventare professionista.  Mi sono laureato in economia aziendale. Quando smetterò con l'hockey ho un piano B per poter lavorare ad un buon livello. Questo è sempre stato un obiettivo per me e per la mia famiglia. Fare l’università a New Brunswick è stato fantastico e anche il mio hockey è molto migliorato in quegli anni. Credo sia stata una ottima preparazione per la vita, anche da giocatore professionista. 

    Segue la NHL? Ha una squadra preferita? 

    Certo. Sono tifoso dei Canadiens di Monteral fino da bambino. La stagione non è partita bene per i ragazzi, ma l'ultimo mese è stato davvero in crescita per noi. Ce la stiamo giocando per la wild card ai play off della Eastern Conference. Li seguo molto e mi sto godendo una squadra in crescita. Vediamo come andrà a finire.

    I Canadiens, quindi. Oltre al bianco e rosso, come qui, si aggiunge il blu…

    (ride) Si esatto. È sempre divertente seguire l’NHL. Ho anche degli amici che ci giocano, quindi è ancora più interessante. 

    E tra i portieri NHL ha qualche preferenza?

    Sono cresciuto ammirando Carey Price, il mio vero idolo, grande portiere di Monteral. In generale mi piace vedere belle storie di ragazzi che giocano bene. Ad esempio apprezzo molto Logan Thomson (portiere canadese dei Washington Capitals, n.d.r.) che ultimamente sta giocando davvero bene. Ovviamente poi mi piacciono e seguo tutte i portieri superstar, come Hellebuyck, Shesterkin e tutti gli altri. Ma nel complesso posso dire di guardare sempre con occhio di riguardo i portieri ogni volta che guardo una partita di hockey! (sorride)

  • Foto: Carlo Bassetti
  • Ci parli un po' della sua routine di allenamento e di preparazione alle partite? 

    Sono un grande sostenitore delle tecniche di visualizzazione. Mi piace visualizzare e prefigurare i match, gli avversari, il gioco. Penso che sia un ottimo modo per prepararsi. Ripetere colpi e movimenti mentalmente. È per questo che a volte mi vedete fissare la porta vuota. Mi piace visualizzare me stesso lì dentro! La giornata della partita lavoro molto sulla concentrazione. Naturalmente mi preparo anche fisicamente con esercizi e riscaldamento specifico. Mi preparo poi mentalmente per uscire al top dal tunnel degli spogliatoi. Alla fin fine la parte mentale è la più importante per me.

    Esegue anche allenamenti specifici per i riflessi e la vista con luci, palline o altro? 

    Si facciamo quel tipo di esercizi con Johnny e il nostro allenatore. Esercizi con le palline da tennis e cose del genere. Lavoriamo anche sulla rapidità e l’agilità dei piedi. Nel nostro lavoro ogni parte e ogni dettaglio sono importanti. Inoltre quest’anno abbiamo lavorato molto con Daniel (Peruzzo n.d.r.) il nuovo preparatore atletico. L’area della preparazione atletica è di livello eccellente e ci è servito moltissimo lavorare con loro.

    Le faccio come ultima domanda un classico delle nostre interviste. Il suo numero di maglia. Con gli Huskies in Canada aveva l'1. A Lukko aveva il 34. Qui a Bolzano il 38. Come sceglie il numero? Perché il 38 a Bolzano?

    Alle giovanili, il primo anno in porta, mi hanno dato il numero 1. Non era una scelta. Da allora ho sempre cercato di ottenere il numero 1, ma per un motivo o per l’altro non sono più riuscito a riaverlo..
    Quando ho iniziato a giocare da professionista ho preso il 34. E’ la somma del mio giorno di nascita, di quello di mia moglie e di quello del mio cane… al tempo non avevamo ancora figli (ride). Quando sono arrivato a Bolzano non ricordo precisamente perché il 34 non fosse disponibile. Forse si trattava addirittura di scaramanzia o altro, non ricordo bene. Così ho preso 38. Tornando poi qui l’anno scorso ho ripreso il 38. In realtà non è una cosa molto importante per me. 

    Grazie Sam e buona fortuna.

  • Foto: Carlo Bassetti