Economia | Dal blog di Heini Grandi

Chi fa in due fa per sei

Un'interessante e vincente storia di collaborazione tra cooperative.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Colombano Romean preferiva l’impresa solitaria. Gli abitanti delle frazioni Cels e Ramats in Val di Susa gli avevano chiesto un acquedotto e lui, da solo, si mise a scavare una galleria nella montagna di Chiomonte. Sette anni dopo, nel lontano 1533, l’ormai non più giovane Colombano – secondo i documenti aveva già passato la cinquantina – riuscì a portare a termine l’opera e ancora oggi l’acqua scorre attraverso il traforo irrigando l’arido versante segusino.

Una storia di successo, di un’impresa solitaria realizzata da un individualista. Secondo il dizionario un individualista è “chi persegue l'interesse personale indipendentemente o anche a scapito di quello generale”. Ecco, allora forse “individualista” non è la parola giusta per definire Colombano. Colombano era una persona che ha preferito lavorare da solo, senza l’aiuto degli altri; ma si è impegnato per realizzare un’opera di grande importanza per la comunità locale e dunque di certo non era un egoista. Ha però preferito il lavoro solitario al lavoro di gruppo.

Ed ecco, da qui nasce la mia domanda: È meglio fare da soli o collaborare con gli altri? Le cooperative hanno optato per la seconda via. E come potrebbe essere diversamente visto il nome di queste imprese? Cooperare dovrebbe essere uno dei valori su cui si basa ogni impresa cooperativa – eppure, nonostante la cosa possa sembrare ovvia, la realtà si presenta molto più complicata.

La collaborazione tra diverse imprese, e dunque anche tra cooperative, non è scontata. Si basa sulla reciproca conoscenza, fiducia, sulla condivisone di obiettivi e mezzi e rappresenta in molti casi una sfida – una sfida che può però portare ad ottimi risultati. Anche la cooperativa sociale Clab e la cooperativa Ethical Software hanno imboccato la via della collaborazione: unendo le proprie competenze e capacità le due cooperative hanno da poco ideato l’offerta “image coopkit”, un pacchetto di corporate design, pagina web ed e-mail riservato alle cooperative associate a Legacoopbund. La collaborazione dunque si rivela l’arma vincente in tempi di crisi? Ce ne parlano in un’intervista Francesca Peruz, presidente della Clab, e Ivan Ceradini, presidente di Ethical Software.

Chi fa da sé fa per tre. Ma è vero?
Ivan: È vero, ma chi fa per due fa per sei. Condividendo il lavoro ognuno mette in campo le proprie conoscenze e dunque la collaborazione funge da moltiplicatore delle competenze.
Francesca: L’iniziativa comune ci permette di arrivare lì, dove da soli non riusciremmo mai ad arrivare.

Dunque l’impresa solitaria non ha futuro?
Francesca: Che non abbia futuro è un’affermazione esagerata.
Ivan: Dipende dall’impresa: per alcune persone va bene l’impresa individuale, per altre è più vantaggioso lavorare insieme. Fare rete significa mantenere l’individualità, ma migliorare e farcela insieme.

Come è nata l’idea di questa collaborazione tra Ethical Software e Clab?
Francesca: È nata dalla noia [ride]. Frequentavamo insieme un noioso corso di sicurezza sul lavoro e durante la pausa abbiamo iniziato a chiacchierare dicendo “Chissà se in futuro possiamo fare qualcosa insieme …”. Poi il tutto è andato avanti abbastanza velocemente: ci siamo incontrati un paio di volte ed abbiamo ben presto definito la cosa.

Quali sono i vantaggi del lavorare insieme ad altre realtà?
Ivan: Il vantaggio è quello di riuscire a diventare grandi essendo piccoli.
Francesca: C’è dunque un vantaggio economico e un vantaggio di know-how; e poi c’è anche un aspetto personale: l’incontro con altre persone può risultare amichevole ed interessante.

Ci sono state delle difficoltà nel portare avanti questo progetto?
Francesca: Le difficoltà si sono presentate soprattutto nel momento in cui bisognava definire i diversi compiti e gli obiettivi: che cosa facciamo? Chi siamo? Le nostre sono due aziende che funzionano, ma che dovevano ancora capire come dividere i tempi e i compiti e come farli stare insieme.

Essere una cooperativa facilita la collaborazione?
Ivan: No, secondo me dipende dalla buona volontà. Noi collaboriamo con tante entità e non tutte sono cooperative.
Francesca: La collaborazione è un nostro caposaldo, per noi è un principio, ma non è detto che sia un principio per tutte le cooperative … anche se dovrebbe esserlo.

“Lavorare insieme” dovrebbe essere dunque nella natura di tutte le cooperative. Perché ci sono comunque molte difficoltà quando si tratta di collaborare con gli altri?
Francesca: Le difficoltà nascono nell’incontro con le altre persone: si parte conoscendosi e se ci sono delle grosse disparità diventa difficile collaborare.
Ivan: La collaborazione è un peso organizzativo, è un piccolo orticello che bisogna curare. Se funziona dà dei bei risultati e sono convinto che per una realtà piccola come la nostra la collaborazione sia fondamentale.

Quali sono i presupposti per una buona collaborazione?
Francesca: Bisogna crederci, partire convinti con chiarezza di obiettivi ed intenti … e un po’ smussare, come in qualunque collaborazione. È poi anche importante valutare i risultati.

A proposito di risultati, come è stata accolta la vostra offerta dalle cooperative?
Francesca: Abbiamo ricevuto molti complimenti; c’è un grande interesse per la nostra collaborazione e finora abbiamo lavorato a tre progetti, uno di questi è già concluso.

La vostra collaborazione continuerà anche in futuro?
Francesca: Se andremo d’accordo e se ci sono i risultati, volentieri!

E finisce così la nostra chiacchierata con un sorriso e un amichevole saluto tra i due cooperatori e mi accorgo che la base di questa collaborazione non è tanto il vantaggio economico o l’obiettivo imprenditoriale comune, ma soprattutto il rapporto umano di amicizia e fiducia.