Società | Tempo liberato

L'ozio dopo gli esami

Un post per chi sta facendo esami, per chi li ha finiti, e per chi considera l'ozio semplicemente una mancanza d'occupazione.

Questi sono giorni d'esame per molti studenti. Studenti che dunque arrivano a concludere una porzione del loro percorso d'apprendimento senza beneficiare ancora della riforma, chiamata della “buona scuola”, che intanto viene spinta avanti nel peggiore dei modi. A guardarli, come faccio io, non sembra però che ciò rappresenti il loro problema principale. Fare bene o fare male è sempre stato possibile, e sarà possibile, indipendentemente dalle condizioni in cui si è operato e si opererà. Ovviamente le condizioni possono migliorare, ma non conviene illudersi troppo. Il cambiamento delle condizioni, solo perché si tratta di un cambiamento, di un cambiare per cambiare, non contribuisce a rendere tutto migliore.

Preferiamo allora concentrarci su alcuni particolari. Vedere, per esempio, che una prova suscita ancora emozioni, una bella tensione. Molte cose sono in gioco e si decidono in pochissimi minuti. Anche la fortuna, come ovunque, ci mette del suo.

Stamani, per esempio, c'era questa scena, della quale sono stato testimone. Una donna slovacca, ormai perfettamente padrona del dialetto, impegnata a superare l'esame per diventare assistente socio-sanitaria. Il suo impegno ha impressionato tutti. Quando abbiamo finito di farle domande, non c'era bisogno di dirle che era andata bene. E allora lei si è commossa. Avrà il diploma e potrà lavorare con un po' più di sicurezza. Così ci siamo commossi anche noi.

Ma anche mio figlio stamani aveva l'orale di terza media. Si è preparato moltissimo, considerandolo giustamente un appuntamento importante. Il risultato solletica il mio orgoglio paterno. Ma la cosa più bella è che all'esame, per giustificare la sua passione per il calcio, della quale aveva parlato in un tema, ha portato i libri scritti dal nonno sulla storia calcistica del Livorno. L'effetto straniante, davanti a una commissione di lingua tedesca a Bressanone, non deve essere stato da poco. Auguri Paolo, tuo padre ti augura di sorprendere ancora molte altre commissioni.

Il momento più bello, finiti gli esami, è comunque quello in cui si torna a casa e si pensa a come organizzare il “tempo liberato”. Quando io feci la maturità, ricordo, mi misi subito a leggere sul terrazzo Morte a Venezia di Thomas Mann. Raramente ho goduto di più un libro. Per altri, immagino, ci saranno gite in montagna, viaggi con la famiglia, con gli amici, o anche semplicemente giornate oziose sulla spiaggia. “Ozioso”, però, è un aggettivo che non rende giustizia a quello che voglio dire. Ha una sfumatura negativa, che bisogna togliere. Il termine ozio – come leggiamo nei dizionari – indica un'occupazione principalmente votata alla ricerca intellettuale, attività generalmente riservata alle classi dominanti, ed è contrapposto a negotium, vale a dire un'occupazione legata a uno stato di necessità.

Io l'ozio me lo figuro così: “As if, in the presence of the sea, / We dried our nets and mended sail / And talked of never-ending things” (Come se, al cospetto del mare, / asciugassimo reti e rammendassimo vele / e parlassimo di cose senza fine). Sono versi di una poesia di Wallace Stevens. S'intitola Continual Conversation With Silent Man. Sono contento di avervela fatta conoscere.