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Ultimi giorni di pace per i nonni.

Per i Trentini ed i Sudtirolesi, cento anni fa cominciava la guerra. Dalla parte opposta del resto degli italiani.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Sono gli ultimi giorni di pace prima della tragedia, quelli della fine luglio 2014. I nonni miei, come tutti gli altri Trentini -Tirolesi sono sudditi di lingua italiana dell’Impero Austro-Ungarico e apprendono della dichiarazione di guerra, dall’editto di Francesco Giuseppe. È mobilitazione generale, gli uomini fino ai 40 anni sono arruolati ed in pochi giorni si parte per il fronte: la Galizia ed i monti Carpazi.. Alla fine saranno oltre 50.000 i trentini coinvolti direttamente sui campi di battaglia dell’est europeo. 11.400 di loro non torneranno alle loro famiglie e moriranno in guerra. Avendo combattutto su fronti opposti rispetto a tutti gli altri soldati italiani del Regno d’Italia. E proprio questo, rimossi o dimenticati, specialmente nella storiografia ufficiale del primo dopoguerra – ma non solo – e purtroppo fino quasi fino ai giorni nostri. É tempo finalmente, di recuperare memoria e riconoscimento per loro, trentini-tirolesi di lingua italiana, e contribuire anche in questo modo alla comprensione della “specialità” dei nostri territori. Da parte loro, i miei nonni, tornati fortunatamente vivi dalla guerra, presero atto di essere passati “sotto l’Italia” e si adattarono alle relative novità. In paese, la piazza principale intitolata a Francesco Giuseppe fu rinominata piazza Vittorio Emanuele III. Usando la stessa targa di marmo, scritta sul rovescio.