Palcoscenico | Salto Weekend

Il tempo dilatato del festival

Nel mezzo del festival Bolzano Danza, uno sguardo agli higlights della settimana passata. Stasera in scena la compagnia Monad con Yin ed anche le DanceWorks.
Bolzano Danza Cascade
Foto: Andrea Macchia
Per un festival che ha scelto quest'anno lo slogan No Limits, è facile individuare, tra gli eventi presentati finora, un momento identificativo della 38esima edizione di Bolzano Danza, nella performance al limite dell'immaginabile di Nathan Paulin.
Nel secondo giorno del festival il moderno funambolo francese, abituato a imprese da record sulla slackline, ha camminato, ed era quasi una danza, sulla fune tesa, attraversando la Forcella del Sassolungo nel cuore delle Dolomiti. In Les Traceurs si vedeva un moderno Icaro a sfidare l'impossibile e a tenere gli umani lì sotto, raccolti intorno al rifugio Demetz a 2675 metri d'altitudine, tutti con naso all'insù e col fiato sospeso.
Le attraversate di Paulin, a piedi nudi e il corpo in equilibrio sulla corda sottile, sono eventi di una bellezza indescrivibile e coinvolgente.
Le immagini della sua sagoma in movimento, sospesa nel vuoto sullo sfondo del cielo ancora più immenso e con la corona delle montagne definite 'le più belle del mondo' intorno, resteranno a lungo nella memoria di chi vi ha assistito, e per sempre legate all'edizione 2022 di Bolzano Fanza.
 
 
Le sfide della danza in questo festival si erano già annunciate con lo spettacolo d'apertura Corps extremes del coreografo Rachid Ouramdane e si sono susseguite poi nei giorni seguenti a ritmo serrato con sempre nuove compagnie sul palco del Teatro comunale di Bolzano e altri luoghi della città deputati alla danza, mentre si annuncia già la settimana finale con altre highlights. Iniziato il 13 luglio il festival continua ancora fino al 29 luglio.
 

Meg Stuart e Catarina Miranda

 
"...E, se ti dicessi che il tempo sta cambiando? Accelera o rallenta. I giorni durano settimane…… Per qualche ragione che nessuno conosce….. I secondi durano ore."
Rubiamo alcune parole, estratte dal testo recitato nel meraviglioso Cascade della coreografa Meg Stuart, tra gli spettacoli visti nei giorni scorsi, per tentare di esprimere l'effetto straniante dell'intensa coreografia in primis, ma anche di questo festival nell'insieme, che indaga e sposta ogni giorno, con ciascun nuovo spettacolo in scena, un pochino più in là nel tempo e nello spazio i limiti della danza e indirettamente anche la percezione delle nostre esistenze, di noi spettatori.
Il tempo estremamente dilatato nello spettacolo presentato a Bolzano dalla coreografa statunitense, Leone d'oro alla Biennale di Venezia nel 2018, si presta anche a descrivere quello vissuto seguendo l'attuale edizione del festival dedicato alla danza contemporanea, dove l'energia forzatamente contenuta nei periodi delle dure restrizioni sanitarie appena alle nostre spalle sembra finalmente sprigionarsi di nuovo, esprimendo inedite tendenze liberatorie. Con qualche inciampo, ovviamente.
Il rischio che qualche singolo spettacolo non convinca, del resto fa sempre parte di un festival che esplori nuovi territori. E Bolzano Danza, negli ultimi anni con la direzione artistica di Emanuele Masi, ambisce espressamente a dare voce al contemporaneo senza filtri e nelle sue tante sfaccettature.
Emblematico in questo senso è stato pochi giorni fa, Cabraqimera della coreografa portoghese Catarina Miranda.
Accattivante e colorata per un pubblico soprattutto giovanile, l'esibizione di quattro danzatori a cui la coreografa ha messo i pattini a rotelle ai piedi.
Atmosfera, sound e luci da disco coi pattini luminosi a tracciare le evoluzioni e le traiettorie compiute sul palco del teatro studio, ma nell'insieme movimenti coreutici quasi inesistenti, tuttavia la coreografia di Miranda può essere letta anche come un esperimento in cui il corpo del danzatore acquisisce un nuovo elemento, i pattini quasi come una protesi, e la danza divenuta bionica torna a fare i primi goffi passi, necessariamente in un mondo semplificato e distopico.
 
 
Immensamente poetica per contro la distopia di Meg Stuart, per tornare al suo Cascade, che ha risucchiato il pubblico per il tempo dello spettacolo in tutt'altra dimensione.
Sul palcoscenico la  sua compagnia Damaged Goods. Le interazioni dei performers che diventano complesse evoluzioni raggiunte attraverso un'intensa preparazione sportiva, fanno pensare all'assurdità quotidiana, anche grazie alla scenografia mutevole e scomoda di Philippe Quesne (visibile nel immagine principale del articolo) su cui si muovono. Tre lunghi inserti recitativi in tutto lo spettacolo rallentano la frenesia delle azioni convulse, dettata dalle percussioni incalzanti dei due musicisti sul palco, e il tempo in scena, lo stesso che nel microcosmo quotidiano detta le nostre vite e i nostri incontri, si allarga e confonde col respiro stesso dell'universo.
E già al ricordo della poetica onirica di Stuart, si sovrappongono altre impressioni in questa seconda intensa settimana di festival.
 

Emanuel Gat

 
Una fra tutte, la prima esecuzione in Italia dello spettacolo di Emanuel Gat.
Garanzia di bellezza il lavoro del coreografo israreliano, attivo con la sua compagnia di danza in Francia, che si è confrontato nel suo Act II & Act III or The Unespected Return of Heaven and Earth con la musica di Puccini e le memorie musicali autobiografiche legate a quest'opera, creando una coreografia su una registrazione storica della Tosca.
 
 
Evitando una narrazione didascalica del libretto, Gat ha trasferito  piuttosto nel movimento e nella nudità integrale dei danzatori in scena, i forti sentimenti, la drammaticità e l'armonia ispirati dalle note della nota partitura musicale. Quasi come un compositore Gat, che davvero ha alle spalle una formazione musicale, ha costruito una coreografia toccante che è un puro inno alla bellezza. Anche questo è la danza.
Il festival prosegue intanto fino al prossimo venerdì. Un'altro spettacolo è in cartellone già stasera alle 21 al Teatro Studio del Teatro Comunale di Bolzano. La compagnia di danza Monad introdurrà un tocco orientale in Yin, azzardando una vicinanza tra il mondo dei dervishi e la giocoleria. Alle 20 nella sala grande è la volta invece delle DanceWorks, dove i partecipanti a due corsi elaborano una coreografia insieme ai docenti.