sono solo elezioni

luoghi che frequentiamo e che conoscono anche gli altri
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Come andranno queste elezioni e quale risultato produrranno, credo che ormai lo sappiano anche i sassi del Talvera, tranne magari quelli inghiottiti dalle pantegane rese voraci e incapaci di discernere da ripetute notti di luna semipiena rischiarate solo dal momentaneo astio interpersonale che divide i culi e le camicie nel periodo elettorale.

Quella gran ruina che l'Isarco percuoterà, almeno secondo le promesse dei questuanti che aspirano a dire la loro in Piazza Magnago, se mai pure avesse anche luogo, riguarderà solo Bolzano e dintorni, nelle valli tutto scorrerà uguale a prima, questione di decimali al massimo.

Così a ocio, ovviamente. Ma l'ocio raramente inganna e, se condito alla Arrigo Sacchi da una buona dose di passiensa e bus de cul, potrebbe perfino riservare sorprese. Tipo Carlini dei Comunisti Italiani che incassa il premio alla carriera (vabbè occhèi, ho esagerato).

Personalmente, sul mio collo reso taurino da innumerevoli spaghetti aglio e peperoncino, sento un fiato gravido di pessimismo e mestizia. Già queste elezioni si chiamano provinciali, nome che evoca film di seconda scelta con Edvige Fenech e Lory del Santo. In più se ci mettiamo che il corpo elettorale è lo stesso che a Febbraio ha stroncato col 99.54 % di voti contrari l'annessione del Sudtirolo alla Svizzera, tanto da essere ottimisti non c'è. Ma tanto è solo un gioco