Politica | Pd altoatesino

Di Fede e Gnecchi: sfida tra donne per la segreteria provinciale del Pd?

La notizia è trapelata nelle ultime ore. Tramontata l'idea di una candidatura condivisa dei renziani, nella competizione per la guida del partito si inserisce la deputata della sinistra storica. E intanto il partito Democratico invita a votare NO nel referendum sulla legge referendum targata Svp.

Un'occasione unica per riequilibrare il profilo 'maschile' del partito, uscito dalla provinciali d'ottobre.
Sembra essere questo il messaggio che giunge in queste ore dal Pd altoatesino, più che mai in ebollizione in vista del congresso provinciale. Che si sia alla resa dei conti lo si capisce dal fatto che in campo sono scesi i nomi che contano, tra l'altro supportati da schieramenti trasversali. A mettere in moto il meccanismo è stata la candidatura alla segreteria della sindaca di Laives Liliana di fede, avanzata da AreaDem, il gruppo che fa capo al segretario uscente Antonio Frena e all'influente vicesegretario Carlo Costa. La proposta ha di fatto è ufficializzato la spaccatura interna ai renziani, mettendo in discussione la candidatura di Mauro Randi avanzata dall'area ex Margherita guidata da Roberto Bizzo. Ma a dare un volto soprattutto femminile al possibile futuro scontro è iniziata a circolare la notizia - confermata anche dal quotidiano Corriere dell'Alto Adige - della candidatura della deputata ed ex assessora provinciale Luisa Gnecchi, ormai unica mossa possibile nelle mani della sinistra una volta egemone, per cercare di ribaltare il risultato locale delle primarie nazionali

La sfida, insomma, si fa interessante. Ed entro febbraio il Partito democratico dovrà comunque trovare il suo assetto ed evitare questa volta un imbarazzante ritardo rispetto alle altre federazioni nazionali. 
A questo punto una domanda è d'obbligo: in Alto Adige verrà davverosancito il passaggio di consegne tra la ex maggioranza di sinistra e la nuova maggioranza renziana? 

I giochi sono tutt'altro che fatti, anche perché non tutti i big hanno detto la loro, primo fra tutti il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli.
Senz'altro non poteva però esserci un momento più turbolento, per 'celebrare' il passaggio. L'accordo nazionale tra Renzi e Berlusconi per la legge elettorale ha portato ai massimi livello lo scontro interno al partito, e anche la provincia di Bolzano non ne è immune.
A riflessi romani in Alto Adige poi si aggiunge come detto la battaglia serratissima tra le varie anime dei renziani, di prima, seconda e terza ora. Anzi: la nascita della sinistra liberale di Carlo Bassetti, Pietro Calò e Uwe Staffler ha sancito il desiderio da parte delle correnti di andare oltre, concentrandosi sui temi, visto che la supremazia del sindaco di Firenze è ormai definitivamente sancita. In questo senso affascinante è anche l'atteggiamento attendista assunto dal gruppo dirigente della mozione Civati che, lo ricordiamo, nelle primarie nazionali ebbe in Alto Adige un'affermazione sorprendente, piazzandosi al secondo posto dopo Renzi e prima di Cuperlo. Il coordinatore dei 'civatiani' Thomas Demetz ha presentato un suo programma dettagliato, senza avanzare candidature e dicendosi "in attesa di conoscere le posizioni dei candidati su temi stessi".

Intanto Christian Tommasini ha iniziato la sua avventura nella nuova giunta provinciale, nella quale senz'altro in queste ore starà cercando di spiegare come il suo partito, unico e affidabile partner di governo della Svp, si sia schierato esplicitamente contro la legge sui referendum della Stella Alpina sulla quali gli altoatesini saranno chiamati a decidere il prossimo 9 febbraio, attraverso un 'referendum confermativo'

 

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Antonio Frena Ven, 01/24/2014 - 11:47

Caro Luca, come giustamente hai scritto, il Partito Democratico dell'alto Adige si esprime per il NO al referendum sulla Democrazia diretta del prossimo 9 febbraio. 
E questo per i seguenti motivi: giá nel 2009 il PD si era detto favorevole alla proposta di legge di iniziativa popolare. La legge del giugno 2013, invece, venne licenziata senza il consenso del PD e con il voto contrario di tutta l’opposizione, quindi con presupposti di poca o nulla condivisione. E questo, per una legge che vuole aumentare il grado di coinvolgimento della cittadinanza, è un peccato non veniale.

Il PD inoltre sottolinea numerose incongruenze di tale legge, tra le quali l’obbligo - per un referendum propositivo - di raccogliere due volte le firme per lo stesso quesito, il numero di firme troppo elevato, la mancanza della pssibilità di referendum confermativi.

Mi sembrano tutti buoni motivi per provare a fare una legge migliore, che coinvolga tutti, in grado di non suscitare retropensieri.
Progettare nuove leggi è assolutamente in linea con quanto questa maggioranza si è prefissa, quindi Tommasini non farà particolare fatica a difendere la posizione del PD.

Ven, 01/24/2014 - 11:47 Collegamento permanente