"Una legge in linea con la Consulta"

-
Continua la serie di articoli di SALTO sul fine vita. Dopo esserci occupati della questione dal punto di vista medico grazie al dottor Massimo Bernardo, cercheremo di capire in che modo si sta affrontando il tema dal punto di vista giuridico.
A febbraio la Toscana è diventata la prima regione italiana a dotarsi di una legge sul suicidio assistito, un importantissimo passo avanti e segna una nuova tappa del lungo percorso dei diritti sul fine vita, nonostante nel frattempo i consiglieri regionali dell’opposizione abbiano deciso di ricorrere al Collegio di Garanzia Statutaria della Regione Toscana, sospendendo, di fatto, l’iter per l’entrata in vigore della legge. Cinzia Piciocchi, Professoressa associata di Diritto costituzionale comparato all'Università di Trento e membro del gruppo di ricerca BioLaw Laboratory spiega il ruolo di alcune sentenze della Corte Costituzionale sul tema, cercando di chiarire in che direzione normativa sta andando l’Italia sul tema.
SALTO: Professoressa Piciocchi, la legge approvata in Toscana porta avanti le istanze riconosciute nella sentenza del 2019?
Cinzia Piciocchi: La legge si iscrive nell’iniziativa del progetto Liberi subito, che ha l’intento dichiarato di rimanere nelle competenze regionali, per rispondere alle richieste dei cittadini che si rivolgono alle ASL e ai comitati etici territoriali. Il perimetro rimane quello delle condizioni individuate dalla Consulta, ma la legge regola la gestione delle procedure e soprattutto delle tempistiche delle richieste di suicidio assistito. Bisogna infatti considerare che, spesso, per chi fa domanda di aiuto al suicidio non solo i tempi rischiano di allungarsi, ma, nel caso di un diniego, si passa poi per i tribunali, per applicare un diritto che esiste già dal 2019.
È stata proprio la sentenza 242 del 2019 ad introdurre il suicidio medicalmente assistito in Italia?
Sì, grazie alla pronuncia della Corte Costituzionale il diritto al suicidio è previsto in Italia. La Corte ha, infatti, tracciato un arco di intervento, depenalizzando la fattispecie e riconoscendo un diritto fondamentale della persona. Riscontro spesso molta confusione quando si discute di questo tema, ma il diritto esiste già e la legge toscana si muove proprio all’interno delle linee tracciate.
-
Al momento però la legge toscana è sospesa?
Lo Statuto della Regione Toscana prevede la possibilità di ricorrere alla Collegio di Garanzia Statutaria, che ha il compito di verificare se la legge è conforme allo statuto. Si tratta di normale fisiologia democratica e se vengono evidenziati dei contrasti il Consiglio deve ridiscutere la legge, senza però l’obbligo di adeguarsi. Un’altra questione potrebbe invece essere sollevata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale, sulla problematica della competenza regionale. La legge interessa infatti non solo la materia della sanità, nella quale le Regioni hanno competenza concorrente, ma anche i diritti fondamentali e la materia penalistica, anche se credo che questo ultimo punto sia, forse, meno centrato.
Grazie alla pronuncia della Corte Costituzionale il diritto al suicidio è previsto in Italia
In passato altre volte il Governo ha ricorso alla Consulta in materia di fine vita?
Già al tempo delle iniziative sulle Disposizioni anticipate di trattamento (conosciute anche come testamento biologico) venne sollevata la questione della competenza, in questo caso però alle spalle c’è la sentenza della Corte e la legge è molto attenta a muoversi all’interno dei principi stabiliti. Resta, però, la necessità di una legge nazionale, come la stessa Corte ha più volte ricordato.
Il rischio è quello di una serie di leggi regionali?
Le ASL sono in prima linea e devono affrontare le richieste dei malati. Una legge che disciplini tempi e modi può rendere tutto più omogeneo e agevole, ma difficilmente una regolamentazione regionale che si discosta dalle linee della sentenza 242/2019 potrebbe poi entrare in vigore. L’iniziativa di Liberi Subito agisce sui vari territori regionali e le proposte di legge presentano una certa uniformità, senza discostarsi troppo tra di loro. Detto questo, il tema diventa poi squisitamente politico e la legge deve diventare argomento di discussione nei vari organi provinciali e regionali.
Il vero protagonista, però, deve ancora una volta essere il Parlamento, che continua a rimanere inerte
La problematica è ormai parte del dibattito da molti anni?
Non bisogna dimenticare che ci sono state delle tappe importanti, che ci hanno permesso di arrivare alla sentenza della Consulta, o alla legge del 2017 sulle DAT, anche grazie a diverse persone che hanno svolto un ruolo di primo piano in questa lotta per i diritti. Il vero protagonista, però, deve ancora una volta essere il Parlamento, che continua a rimanere inerte. Nel 2018 la Corte Costituzionale aveva deciso di fermarsi per un anno e dare il tempo al legislatore nazionale di intervenire. Questo, purtroppo, non è avvenuto.
Del resto, le iniziative regionali e l’ampia partecipazione alle firme per il quesito referendario sul fine vita lasciano intendere che sia una tematica molto sentita?
Se su altre problematiche può esserci maggiore distanza, il fine vita tocca tutte le fasce di popolazione. La richiesta di una normativa efficace accomuna un'ampia parte della società, a rimanere indietro è, ancora una volta, il dibattito politico.
-
Nato nel 2002 nella Facoltà di Giurisprudenza di Trento il Progetto BioDiritto ha l'obiettivo di approfondire i temi della ricerca scientifica e biotecnologica in una prospettiva costituzionale e comparata. I progressi scientifici, infatti, rappresentano un'importante sfida per il mondo del diritto, imponendo attente riflessioni filosofiche e giuridiche, che necessitano di un approccio interdisciplinare. Proprio per questo, nel 2023 il progetto BioDiritto si è costituito formalmente in un laboratorio di ricerca, BioLaw Laboratory, che coniuga varie esperienze scientifiche, legate in particolar modo alla facoltà di giurisprudenza e al dipartimento Cibio.
La sentenza 242/2019: Corte costituzionale - Caso Cappato e Antoniani - sent. 242/2019: assistenza al suicidio / Giurisprudenza / Biolaw-pedia / Biodiritto - Biodiritto
-
Articoli correlati
Society | L'intervistaFine vita, il ruolo delle palliative
Society | Fine vita“La morte non deve essere un tabù”