Film | Recensione

Acchiappa la talpa

Storia di un matrimonio e sofisticato spy thriller: in Black Bag, l’ultimo film di Steven Soderbergh, Michael Fassbender e Cate Blanchett sono una coppia di 007 alle prese con questioni di sicurezza nazionale.
Black Bag
Foto: Screenshot
  • ***1/2 

    Esce il 30 aprile in Italia Black Bag, l’ultimo film dell’ultra prolifico Steven Soderbergh pieno di gente bellissima e loschissima. Intelligente e sensuale, il lungometraggio scritto da David Koepp parte come una spy story classica per poi acquisire i contorni di un thriller contemporaneo con innesti di black humor. Soderbergh – che ricopre oltre a quello di regista anche i ruoli di montatore e direttore della fotografia sotto gli pseudonimi di Mary Ann Bernard e Peter Andrews, rispettivamente – fa quello che gli riesce meglio: intrattenere con secchiate di stile

    Cos’è

    George Woodhouse (Michael Fassbender) e sua moglie Kathryn St. Jean (Cate Blanchett) sono due agenti segreti che amano il loro lavoro e che si amano ancora di più tra loro. George, spia dai nervi d’acciaio, viene incaricato dal suo superiore Philip Meacham (Gustaf Skarsgård) di scovare, entro una settimana, chi all’interno della loro agenzia di intelligence britannica abbia trafugato Severus, un software top-secret che potrebbe scatenare un disastro nucleare qualora finisse nelle mani sbagliate.

    La lista dei sospettati è ristretta e include l’enigmatica consorte Kathryn, la specialista in immagini satellitari ed esperta di dati Clarissa Dubose (Marisa Abela), il suo compagno e superiore Freddie Smalls (Tom Burke), il rampante collega James Stokes (Regé-Jean Page) e la sua partner, la psicoterapeuta dell’agenzia Zoe Vaughan (Naomie Harris).

    George li invita tutti a cena allo scopo di inchiodare la talpa. Poco viene rivelato durante il (disastroso) pasto – dosato con un siero della verità – ma i pezzi sulla scacchiera iniziano a muoversi e tutto da quel momento in poi può succedere. Nel film c’è anche Pierce Brosnan che interpreta Arthur Steiglitz, il capo dell’agenzia.

  • (c) Focus Features

  • Com’è

    Tradimenti, doppio gioco, depistaggi, sabotaggi, colpi di scena: gli elementi per una spy story che ammicca al genere ci sono tutti ma con un aggiornamento tech in linea coi tempi (attacchi con droni, sorveglianza satellitare e intercettazioni potenziate dall’IA sono la norma) e soprattutto con una variazione sul tema. Black Bag è uno studio di un matrimonio tanto quanto una storia di spionaggio. Al centro del racconto c’è una coppia di coniugi-spie costretta a mettere in discussione la propria fiducia reciproca e la cui relazione viene posta alla prova. La carismatica e affascinante coppia Fassbender-Blanchett è una macchina ben oliata che fa funzionare tutto il resto, anche quando a volte i dettagli dell’intreccio narrativo risultano nebulosi.

    Black Bag si concentra sulle relazioni e le dinamiche interpersonali e poco sulle sequenze d’azione ma, pur mancando un po’ di propulsione alla storia, resta lo stesso teso e avvincente tanto da agganciare lo spettatore fino al twist finale à la Agatha Christie.

    Soderbergh come al solito padroneggia con destrezza la macchina da presa in ogni scena realizzando un film sicuro di sé ed elegante, giocato quasi tutto sui dialoghi – la sceneggiatura di Koepp è pungente, affilata e serrata con picchi da commedia brillante che impediscono al film di prendersi troppo sul serio senza però sminuirlo. Insomma in un’ora e mezza Black Bag fa il suo lavoro e ci manda a casa soddisfatti. Missione compiuta.

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