Cronaca | Alpinismo

Messner: “Bolotov, che peccato”

Dalle pendici dell'Everest, il Re degli Ottomila commenta la recente scomparsa di un'altra leggenda dell'alpinismo himalayano, Alexey Bolotov.

“Era un autentico fuoriclasse, uno dei migliori alpinisti del mondo oltre che una splendida persona. Mi dispiace davvero”. C'è il suono del vento come sottofondo alle parole di Reinhold Messner, ma il rammarico giunge chiaro anche da così lontano. Il 15 maggio un'altra leggenda – il russo Alexey Bolotov – è morto mentre tentava di aprire una nuova via sulla parete sudovest dell'Everest in cordata con il kazako Denis Urubko. Messner si trova nella stessa zona per girare alcune scene del nuovo film che sta realizzando sul tema delle degenerazioni dell'alpinismo sul tetto del mondo e quindi, sono le sue stesse parole, “mi sono quasi trovato ad essere un testimone diretto di questo tragico incidente”. La voce di Messner arriva un po' disturbata attraverso il cellulare. “Tra i due conosco meglio Urubko, ma si tratta comunque di alpinisti molto preparati – dice –. Quando si affrontano sfide al limite un incidente può sempre capitare, purtroppo”.

L'incidente
E che si trattasse di una sfida al limite era evidente. “La parete fa davvero paura”, avevano ammesso senza mezzi termini Bolotov e Urubko nel periodo di acclimatazione e ricognizione svolti con grande scrupolo. Solo pochi giorni dopo quella stessa parete si è portata via per sempre Bolotov, mentre il compagno di cordata Denis Urubko ne è uscito illeso. Lo spezzarsi della corda che lo sorreggeva ha fatto la differenza tra la vita e la morte per lo sfortunato alpinista russo. La dinamica dell'incidente – avvenuto a circa 5.600 metri di quota – l'ha raccontata sconsolato lo stesso Urubko al sito mountain.ru, ripreso poi da montagna.tv: “Alle 5 del mattino Alexey Bolotov stava scendendo lungo una corda che si è spezzata scorrendo sul bordo di una roccia affilata, è caduto in un dirupo di roccia per 300 metri, la morte è stata istantanea”. Il recupero della salma di Bolotov è stata un'operazione complessa che ha visto protagonista il team italiano di elisoccorso di Maurizio Folini e Simone Moro, già agli onori delle cronache per altri salvataggi himalayani, ad altitudini limite per gli elicotteri, e a cui Urubko ha pubblicamento espresso “enorme gratitudine per il coraggio”.

La figura
Ma chi era Bolotov? Celeberrimo nell'ambiente, la sua figura non è nota al grande pubblico come quella di altri alpinisti. Nato il 20 gennaio 1963 a Dvurechensk sugli Urali, sposato, padre di due figli, Bolotov vanta un impressionante curriculum di ascensioni e prime vie aperte che gli sono vale l'“Order of Courage”, una delle più alte onorificienze della Federazione russa e ha vinto due Piolet d’or (l'Oscar dell'alpinismo).

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no name Sab, 05/25/2013 - 12:22

Peccato davvero, sembra stato un vero eroe, uno che non si vende in nome dell' alpinismo, uno che non annoia con i suoi moralismi e statement politici, un umile, uno, la cui faccia la devi cercare, che non ti viene presentata con ogni Würstel o birra di marca.

Sab, 05/25/2013 - 12:22 Collegamento permanente