La centrale a pompaggio non si farà
Cattive notizie per i sostenitori del progetto di costruzione di una centrale a pompaggio che, nei piani dei propositori, dovrebbe – o a questo punto si può già dire avrebbe dovuto? – essere costruita tra i paesi di Aldino e Bronzolo.
L’assessore ai lavori pubblici, Florian Mussner, ha fatto pervenire al Gruppo Verde in Consiglio provinciale una risposta all’interrogazione che lo stesso gruppo aveva presentato in luglio. Nel testo si legge: “Il quadro economico attuale e le previsioni relative alla redditività di tali centrali a pompaggio sono caratterizzate in questo momento da grandi incertezze e non solo per quanto riguarda la situazione nazionale ma anche per tutto l’arco alpino. Non esistono, né a livello comunitario, né a livello nazionale stimoli di investimento particolari che possano incentivare la costruzione di simili impianti”. Anche l’ipotesi che la SEL, ovvero la principale azienda fornitrice di energia elettrica della provincia, fosse in qualche modo interessata al progetto, è smentita dall’assessore: “Già da anni la SEL Spa segue molto attentamente gli sviluppi sul mercato energetico nazionale e internazionale e si è interessata particolarmente ad analizzare anche la ragionevolezza e la fattibilità di simili progetti in Alto Adige. In seguito a queste analisi e a causa dei motivi sopraccitati, la SEL è sempre arrivata alla conclusione di non partecipare in questo momento a progetti come quello in discussione al Renon, a Bronzolo o ad Aldino”.
Il progetto, ideato dalla società bolzanina Iters srl, avrebbe previsto la costruzione di una centrale ipogea da 840 mila Mw-anno, con generatori di potenza pari a 450 Mw e un periodo di turbinaggio di 5 ore. Costi e tempi complessivi dell’operazione: 500 milioni di euro per tre anni di lavori. Sfruttando un meccanismo di utilizzo circolare dell’acqua prelevata da una falda freatica, i propositori ritenevano di poter ridurre al minimo l’impatto ambientale (la centrale sarebbe stata infatti invisibile e l’acqua sempre la stessa). Una versione contestata dai Verdi, secondo i quali il prelievo (830.000 metri cubi d’acqua) avrebbe messo “a forte rischio l’equilibrio idrogeologico di un’area che ha già problemi di approvvigionamento”. La promessa, fatta ai comuni interessati, di ricevere una piccola quota sui ricavi dell’impianto non avrebbe ammortizzato gli svantaggi. Da qui l’interrogazione che ha portato alla risposta di Mussner e probabilmente, come si augurano gli ambientalisti, al definitivo accantonamento dell’impresa.