Politica | L'opinione

“Le interrogazioni? Un diritto inalienabile”

Francesco Palermo sulle critiche dell’assessore Schuler riguardo il limite delle interrogazioni presentate dai consiglieri provinciali. “Non c’è un tetto massimo ma occorre buon senso”.

Esiste un numero massimo di interrogazioni che si possono sottoporre all’attenzione del consiglio provinciale oppure la trasparenza democratica impone che non si pongano limiti allo zelo dei consiglieri? La domanda non è oziosa. La questione è stata sollevata qualche giorno fa dall’assessore provinciale Arnold Schuler che lamentava un eccessivo utilizzo da parte dei consiglieri dello strumento ispettivo delle interrogazioni - specie da parte dei Freiheitlichen, una di queste presentate da Walter Blaas conteneva addirittura 2487 domande -, che implica spesso un notevole impiego di tempo e denaro, soprattutto per i comuni. “Es geht dabei nicht nur darum, den Aufwand in Grenzen zu halten, sondern auch darum, die Autonomie der Gemeinden zu schützen”, aveva dichiarato Schuler. E ancora: “Il consiglio deve garantire la trasparenza ma è anche vero che la pubblica amministrazione non è un’agenzia investigativa”, aveva precisato l'assessore sul quotidiano Dolomiten aggiungendo che molte informazioni possono essere reperite facilmente via Internet. 

“Le interrogazioni sono uno strumento democratico quindi non può essere imposto un limite - spiega il senatore e costituzionalista Francesco Palermo -, ma è altrettanto ovvio che la democrazia funziona solo se c’è una certa ‘moderazione’ da parte dei singoli”. Il tema, del resto, non riguarda solo la politica provinciale: “c’è un senatore - racconta Palermo - che interviene ad ogni fine seduta per lamentarsi del fatto che non ci sono sufficienti risposte alle interrogazioni. Ecco che allora si rischia un cortocircuito democratico; se ce ne sono troppe diventa difficile rispondere ma se non si risponde il problema resta”. C’è poi anche un altro punto da sottolineare, chiosa Palermo: “mi capita spesso di vedere molti parlamentari che presentano un fiume di interrogazioni solo per dimostrare al loro elettorato un palese e costante impegno”.

La questione di fondo non è tuttavia risolvibile con strumenti normativi, specifica il senatore, poiché porre un tetto significa limitare il diritto di controllo soprattutto da parte delle opposizioni, una grave eventualità, come altrettanto grave è l’abuso che a volte si fa di tale strumento. Ne sono un esempio lampante gli 85 milioni di emendamenti di Calderoli, un’evidente tattica dilatoria per osteggiare i lavori del Senato. “Ci sono fior di studi sulla morale costituzionale, il punto è che un assessore ha la libertà di lamentarsi se le interrogazioni sono troppe e se le strutture amministrative faticano per provvedere alle risposte, ma può protestare solo sul piano politico, perché su quello giuridico c’è nulla da fare”. 

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Stefania Pulcini Gio, 09/24/2015 - 19:00

Purtroppo capita che le risposte date siano talora evasive, parziali se non addirittura "scorrette", senza possibilità di replica o confronto. Questo significa lasciare il problema irrisolto, scoraggiare i consiglieri a nuove domande... e considerato che solo una volta al mese si possono fare interrogazioni e (quando possibile) si dedicano 2 minuti alla risposta in aula, sembra si discuta per mesi o anni delle stesse questioni, ma è solo il titolo dell'argomento a ridondare!

Gio, 09/24/2015 - 19:00 Collegamento permanente
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Stefania Pulcini Gio, 09/24/2015 - 19:00

Purtroppo capita che le risposte date siano talora evasive, parziali se non addirittura "scorrette", senza possibilità di replica o confronto. Questo significa lasciare il problema irrisolto, scoraggiare i consiglieri a nuove domande... e considerato che solo una volta al mese si possono fare interrogazioni e (quando possibile) si dedicano 2 minuti alla risposta in aula, sembra si discuta per mesi o anni delle stesse questioni, ma è solo il titolo dell'argomento a ridondare!

Gio, 09/24/2015 - 19:00 Collegamento permanente