Hans Heiss: “Vorrei accompagnare il passaggio generazionale dei Verdi”
Alle elezioni provinciali del 2008 Hans Heiss totalizzò 7378 preferenze, entrando dunque in Consiglio provinciale come primo eletto dei Verdi. Il secondo eletto risultò Riccardo Dello Sbarba, con 5077 preferenze. Dopo cinque anni passati all'opposizione, quali sono le prospettive del partito ecologista in vista del voto di domenica? Lo abbiamo chiesto proprio ad Hans Heiss, confidando non solo nel suo contributo di (ormai) esperto politico, ma anche in qualità d'inedito storico dell'immediato avvenire.
Salto.bz: In generale a che tipo di campagna abbiamo assistito?
Hans Heiss: Considerata dal punto di vista dei giornali, direi che si è trattato di una campagna piuttosto noiosa. E' mancato cioè un tema forte, in grado di polarizzare i partiti e creare una discussione approfondita e appassionata. Una campagna politematica non è infatti mai particolarmente attraente. Comunque non è mancata l'attenzione dei cittadini e la voglia di partecipazione, particolarmente visibile sui vari social media e, quando sono stati organizzati, nei dibattiti pubblici.
E dal punto di vista dei temi?
A mio avviso il tema emerso con significativa ricorsività è stato quello sociale. Il benessere non è più dato per scontato ed è soprattutto il fenomeno della disoccupazione giovanile a destare la preoccupazione maggiore. Al contrario, nonostante l'impegno profuso da alcuni in tal senso sia stato sicuramente tantissimo, argomenti come quelli dell'autodeterminazione o dell'indipendenza del Sudtirolo non sono riusciti ad imporsi oltre una ristretta cerchia di aficionados.
Poco più di un anno fa, lei aveva annunciato il suo ritiro dalla politica. Poi arrivò però il cosiddetto “ritiro dal ritiro”. Si è pentito di aver cambiato idea?
Ho cambiato idea nel novembre del 2012. Il giorno del mio compleanno. Era il periodo nel quale emerse con particolare evidenza lo scandalo energetico e non volevo sottrarre il mio contributo in una fase così decisiva. Devo dire che all'inizio non ero sicuro di aver fatto la scelta giusta. Anche la mia partecipazione alle primarie, nonostante il successo, è stata tiepida. Il punto più basso l'ho raggiunto ad agosto, periodo per me contrassegnato anche da seri problemi di salute. Dopo l'operazione al cuore ho invece ricominciato a prendere slancio. Fa anche un po' parte del mio carattere: reagire quando mi trovo con le spalle al muro. La cosa che mi ha particolarmente giovato è l'essere riuscito a ritagliarmi un ruolo un po' defilato, da padre nobile. Una posizione che, rispetto a quella del leader battagliero, in fondo mi si confà maggiormente e che mi ha visibilmente rinfrancato.
Pensa che i Verdi possano ritenersi nel complesso soddisfatti della loro campagna elettorale? E' possibile fare un pronostico?
Sì, a mio avviso abbiamo lavorato bene, presentando ai nostri possibili elettori una lista di candidati sufficientemente variegata, dunque in grado d'intercettare diversi consensi. Penso qui all'ottimo lavoro della nostra candidata di punta, Brigitte Foppa, alla visibilità raggiunta da Riccardo Dello Sbarba con la sua inchiesta sul caso Sel, ma anche alla nostra cosiddetta ala economica, alle donne, ai giovani. Ritengo che, grazie al nostro classico elettorato verde (accreditabile a un 6%) e ai cittadini che riusciremo a raggiungere grazie al contributo di Sinistra e Libertà, potremmo ipotizzare un risultato vicino al 9%.
Almeno alla luce di questa campagna elettorale, i Verdi sembrano però sempre più un partito “di città”, mentre in precedenza gran parte del loro consenso proveniva dai territori.
E' vero, la metà dei nostri candidati proviene da Bolzano o da Laives. Quindi siamo sicuramente più presenti nei centri urbani, dov'è concentrata la maggioranza dell'elettorato. Parallelamente abbiamo perso un po' di peso nei territori e questo è senz'altro un peccato. Terminate le elezioni, una delle nostre prime preoccupazioni dovrà riguardare la ricostruzione di una rete che sappia unire il centro e la periferia.
Con quasi il 9% dei consensi – da lei pronosticato – si possono ottenere tre consiglieri. Saranno utili alla causa del governo o rimarranno all'opposizione?
In effetti può sembrare che nella nostra linea di fondo ci sia una tale insicurezza: la vocazione di oppositori è innegabile, eppure abbiamo dimostrato anche di poter garantire governabilità a livello comunale. Personalmente ritengo tuttavia che il Pd continuerà a svolgere il suo ruolo di puntello della maggioranza targata Svp. Anche la concorrenza di Scelta Civica non dovrebbe dunque rivelarsi particolarmente efficace. Le cose potrebbero cambiare solo se il partito di raccolta dovesse pesantemente indebolirsi. Non volendo tuttavia sperare nelle disgrazie altrui, la maturazione governativa dei Verdi non si è forse ancora pienamente manifestata. Ci sarà insomma da attendere un paio di anni prima di poter dare il nostro contributo in tal senso.
Gettiamo infine uno sguardo al futuro. Se lei venisse eletto, che tipo di contributo pensa di poter ancora dare in Consiglio provinciale?
Diciamo che la mia funzione è e sarà duplice: da un lato mi sento un modesto politico in senso stretto, cioè con una minore capacità di approfondimento di alcuni temi specifici, per esempio, rispetto al collega Dello Sbarba. Dall'altro ritengo però di poter svolgere un ruolo di garante nei confronti del passaggio generazionale che i Verdi hanno cominciato ad affrontare. Diciamo che sono interessato a crescere il movimento in senso non dottrinario. Quando questo compito sarà terminato, potrò ritirarmi. Adesso però mi sento bene e penso di poter svolgere ancora il mio ruolo di consigliere con impegno e dignità.