Società | Bolzano

“Questa legge è un atto ideologico”

Presidio in piazza del Grano contro la legge che definisce la gestazione per altri (GPA) "reato universale": un appello per i diritti e l’autodeterminazione.
presidio Piazza del Grano
Foto: SALTO
  • Nel primo pomeriggio di oggi (24 ottobre) Piazza del Grano si è riempita dei partecipanti al presidio contro la nuova legge sulla gestazione per altri (GPA). Una piccola folla radunata attorno alle bandiere della comunità LGBTQIA+ e delle famiglie arcobaleno ha acceso i microfoni per denunciare la recente legge approvata dal Parlamento italiano il 17 ottobre, che definisce la GPA un “reato universale. La nuova norma mira a punire chi pratica la GPA anche all'estero, rendendo il provvedimento particolarmente restrittivo.

    La GPA, spesso indicata con il termine denigratorio di "utero in affitto", è una pratica adottata da coppie omosessuali ed eterosessuali. Vale la pena ricordare che in Italia è già stata resa illegale con la legge 40 del 2004 e che la recente normativa mira a estendere il divieto anche ai casi in cui la GPA venga realizzata in paesi dove è consentita. Ciò ha sollevato molte critiche anche riguardo alla reale applicabilità della legge. “La legge Varchi è stata giudicata inapplicabile da molti giuristi”, ha spiegato infatti una delle persone che hanno preso la parola durante il presidio.

    Numerosi interventi da parte di esponenti di associazioni come Centaurus e Pride Südtirol/Alto Adige hanno evidenziato i rischi di questa legge, che non solo accresce il clima di odio verso le famiglie arcobaleno, ma limita gravemente anche l'autodeterminazione delle donne. “La legge Varchi criminalizza una pratica che permette a migliaia di famiglie di realizzare il sogno di avere figli, limitando l’autodeterminazione delle donne e creando un clima di discriminazione e paura, soprattutto per le famiglie omogenitoriali” viene ribadito in un intervento.

  • Foto: SALTO
  • Un altro tema sollevato riguarda la contraddizione nella presunta difesa dei diritti delle donne: quando si tratta di questioni come l’educazione sentimentale e sessuale nelle scuole primarie e secondarie, soprattutto quando il paese viene scosso da casi di femminicidi, la discussione viene spesso accantonata e liquidata come "ideologia gender". Il corpo delle donne sembra essere tutelato solo quando si tratta di stabilire cosa possono o non possono fare con il loro utero: “Questa legge del governo Meloni limita l’autodeterminazione delle donne - ha spiegato una delle persone intervenute - e la loro libertà di scelta nell’aiutare altre coppie a realizzare il loro desiderio di famiglia. Questa mancanza di priorità nell’autonomia femminile purtroppo non è una novità ma è evidenziata da continui attacchi al diritto all’aborto, all’educazione sessuale ed emotiva nelle scuole e ora anche alla possibilità di scelta personale nel diventare parte integrante nella formazione famigliare altrui”. Il presidio ha quindi voluto rimarcare non solo i diritti delle famiglie omogenitoriali, ma anche il diritto delle donne a decidere del proprio corpo.

    Un rappresentante dell’ANPI ha ricordato infine che, ancora una volta, l’ideologia politica colpisce concretamente la vita di famiglie reali: “Questa legge è un atto politico e ideologico, ma con conseguenze dirette e su bambini, donne e genitori”. Le recenti dichiarazioni della ministra alla famiglia, natalità e pari opportunità Eugenia Roccella in cui invita i medici a denunciare i casi di GPA di cui potrebbero venire a conoscenza, hanno ulteriormente alimentato le preoccupazioni e l’indignazione pubblica. Le famiglie interessate temono un clima di terrore nel quale la GPA viene definita un reato universale al pari del genocidio, la schiavitù o i crimini contro l’umanità: “L’Italia ha inserito la GPA in questa categoria paragonando un percorso d’amore e formazione famigliare a reati estremamente gravi. Questa analogia è ingiustificata e fuorviante” ha affermato uno degli organizzatori. 

    Il presidio è durato circa mezz'ora, con la partecipazione di una cinquantina di persone. Nonostante il numero contenuto, l'evento ha attirato l'attenzione di diversi passanti e turisti, molti dei quali si sono fermati per chiedere chiarimenti sul motivo della protesta. Questo segnale di interesse, in una città come Bolzano dove la mobilitazione su temi civili è abbastanza ridotta, mostra che il dibattito sulla GPA sta attirando le giuste attenzioni. L’estate prossima Bolzano ospiterà il suo primo Pride, un segnale forte della crescente coesione della comunità LGBTQIA+ in Alto Adige, che sta creando un terreno comune e si impegna sempre di più nella lotta contro le ideologie più pericolose e discriminanti.