Legge elettorale
Durante la conferenza stampa di fine anno, tra un omaggio al “coraggio del Presidente della Repubblica” e un rimprovero a Grillo per i continui attacchi a Napolitano “assolutamente fuori luogo”, il Premier Letta ha affrontato anche il tema della legge elettorale, sostenendo che “bisogna averne una nuova prima delle elezioni europee”.
Che l’attuale non fosse particolarmente gradita lo hanno dimostrato negli anni i vari referendum promossi per l’abrogazione. Senza considerare che ad ogni tornata elettorale tutti i partiti, a parole si intende, ne hanno promesso una riforma. Ad oggi naturalmente non pervenuta per motivi piuttosto evidenti. Quale leader di partito rinuncerebbe al privilegio di nominare i suoi parlamentari anche senza consenso? Cambiando le regole del gioco si rischia infatti di mettere in pericolo la “sopravvivenza” dei giocatori stessi; è normale pertanto che un’eventuale trattativa vada intavolata con i guanti. Il che tradotto significa: meglio continuare a rimandare. Ora il Presidente del Consiglio pone il termine delle europee e poco importa se il neosegretario del suo partito voglia tempi più stretti.
Pochi giorni fa infatti durante la presentazione del libro di Vespa Renzi ha pressato Alfano: “va fatta subito e non a colpi di maggioranza”. Chi ci sta bene, chi non ci sta è fuori dai giochi. Curioso che la fretta di Renzi agganci la fretta di Berlusconi, il quale dal canto suo non ha mai nascosto la voglia di elezioni anticipate. Dunque urge un lavoro da fare con chi è d’accordo, in maggioranza; insomma non necessariamente quella che sostiene le larghe intese. Emblematica sotto questo profilo la telefonata rivelata pochi giorni fa dall’Huffington Post tra Verdini e Renzi “O Matteo, io e te ci si deve parlare”.