“Ogni serata è un diario di emozioni”
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SALTO: 24 house concert e 24 case private dislocate in tutta la città di Bolzano. Questo nuovo calendario d’avvento artistico-culturale è quasi volto al termine quest’anno. Da curatrice e direttrice artistica del progetto, come è nata l'idea del format di 24homes?
Greta Marcolongo: È un progetto che nasce direttamente a casa mia. Durante la primavera-estate del 2023 ho iniziato a ospitare house concert, e la risposta del pubblico è stata così positiva da farmi riflettere su una questione che conosciamo bene: a Bolzano non ci sono abbastanza spazi per la musica dal vivo. Questa constatazione ha acceso in me il desiderio di reagire, portandomi a dire: "Bene, se non ci sono, li creiamo noi". Sono profondamente legata al concetto di casa e all’idea di intimità, un tema che coltivo da anni e che si è intrecciato con un mio percorso personale di cambiamento. È così che è nato 24 Homes. Ho pensato che fosse necessario creare un progetto organizzato e strutturato, qualcosa che potesse diventare una prassi per il futuro. Negli anni ho sempre portato avanti iniziative natalizie, anche durante il periodo del Covid, associando vari luoghi di Bolzano con ensemble di artisti emergenti. Fondendo queste due esperienze è nato questo calendario d’Avvento originale che ha preso il nome di 24 Homes.
Come è andata questa seconda edizione rispetto alla prima?
In questa seconda edizione ci siamo espansi diventando un progetto regionale. Grazie al contributo della Regione e della città c’è stata una comunione e connessione fra artisti, della provincia di Bolzano e del Trentino: abbiamo ospitato artisti provenienti da Riva del Garda, Malè, Rovereto, Trento, questo è stato il plus rispetto alla prima edizione. Mi piace sempre pensare che portando qualcosa che è al di là di un confine ci si arricchisca e si riesca ad abbattere il confine stesso. Detto ciò, tutte e due le edizioni sono state magnifiche e sono accadute cose emozionanti, abbiamo avuto un'attenzione anche dall'esterno con ospiti tra il pubblico provenienti da tutta Italia. Uno degli aspetti più belli di 24 Homes è vedere come si intrecciano storie e connessioni umane…
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In che modo?
Cominciano a nascere amicizie, storie d’amore… L’altro giorno, ad esempio, un signore ha incontrato un compagno delle elementari che non vedeva da 40 anni. Un altro momento speciale: un host, con due figli chiamati Gabriele e Camilla, ha ospitato una coppia sconosciuta. Incredibilmente, anche i figli della coppia si chiamavano Gabriele e Camilla, ed erano inseparabili come i suoi. Da quel giorno sono diventati amici e hanno partecipato insieme a molti altri house concert. Poi ci sono cugini che si ritrovano dopo vent’anni e decidono di passare insieme il Natale, tutto grazie a un concerto. Ogni evento porta con sé storie uniche, come se ogni serata fosse un piccolo diario di emozioni e coincidenze.
"La sorpresa più grande è stata la risposta della cittadinanza"
È stato più difficile trovare gli artisti o trovare le case che dessero la possibilità di esibirsi?
Venendo io stessa dal mondo culturale, inizialmente pensavo di rispondere a un bisogno degli artisti, offrendo loro uno spazio diverso, senza limiti di scaletta. Mi aspettavo una risposta rapida e significativa da parte di chi si esibiva. Invece, la sorpresa più grande è arrivata dalla cittadinanza: ho ricevuto molte più richieste di ospitare che di essere ospitati.
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Che lettura dà a questa risposta?
Credo che sia più comprensibile l'idea di ospitare un concerto in casa che di esibirsi, suonare a contatto con le persone ed in uno spazio così intimo non è scontato. Forse proprio perché ci dobbiamo un po' abituare a questo concetto di essere accolti.
Invece tornando alla parte musicale, che tipo di musica si è ascoltata nelle 24 case di Bolzano che hanno ospitato il progetto?
Come direttrice artistica del progetto ho cercato di portare avanti una visione molto ampia, che superi qualsiasi tipo di genere, in tutti i sensi. Ospitando concerti acustici, per una ragione ovvia, la sonorità acustica-chitarra-voce è quella che abbiamo sentito di più, però con molte differenze di scaletta. Quest'anno siamo riuscite a portare un po’ di tutto: dj, concerti di musica classica piano-violino, un concerto di musica barocca con due violoncelli. Sono state suonate poche canzoni di Natale, mentre c’è stato tantissimo songwriting in italiano. L'altro giorno si sono esibiti due ragazzi universitari molto rockettari che erano al loro secondo concerto e che continueranno anche grazie alla spinta data da questa esperienza.
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Cosa le è rimasto più impresso di questo progetto?
La cosa che mi colpisce di più in generale in tutti questi concerti è che ad un certo punto, anche chi ha fatto l'esperienza la prima volta, si mette a nudo. In un contesto così intimo, con il pubblico così vicino, ci si mostra per ciò che si è, credo che questo sia l'obiettivo e la forza del progetto. A volte non basta più cercare un senso o focalizzarsi sulla performance. È importante arrivare a dire: "Ecco chi sono, e questo mi rappresenta". A 24 Homes, sia i giovani di 17 anni che i professionisti di 35 si lasciano esplorare in modi nuovi, vivendo esperienze autentiche. Anche per me, come fruitrice, è un promemoria della bellezza di questo mestiere: suoniamo e creiamo arte proprio per riscoprire questa connessione profonda.
"24 Homes è un progetto culturale e artistico, ma anche profondamente politico perché dedicato alla comunità"
Ci sarà un'edizione del 2025?
Lo spero davvero. Questa città ha bisogno di iniziative culturali come questa, che considero una risposta politica nel senso più autentico del termine. Politica, da polis, significa qualcosa fatto dalla città e per la città. 24 Homes è un progetto sociale, culturale e artistico, ma anche profondamente politico perché dedicato alla comunità. Quest’anno siamo riusciti a raggiungere tutti i cinque quartieri, visitando case di ogni tipo: da via Torino a Oltrisarco, passando per via Sorrento. L’obiettivo è smuovere energie in tutta la città, rendendo ogni casa parte di un grande progetto comunitario.