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Società | Diritti civili
Le donne sotto attacco
Le iniziative e prese di posizione di parlamentari, ministri e autorità religiose in tema di separazione, custodia dei figli e autodeterminazione procreativa delineano un attacco concentrico senza precedenti alla dignità, alla libertà e ai diritti delle donne. Un attacco di portata inimmaginabile fino a pochi anni fa e che punta a minare conquiste di civiltà date ormai per acquisite.
Iniziamo dal disegno di legge Pillon. Proposto dal senatore della Lega Simone Pillon e controfirmato da senatori leghisti e del M5S, il ddl nr. 735/2018 contiene alcuni passaggi che di fatto ostacolano la scelta di divorziare soprattutto per le coppie meno abbienti. In primo luogo viene introdotto l’obbligo, anche nei casi di separazione consensuale, di rivolgersi a un mediatore famigliare che ha l’incarico di salvaguardare l’integrità della famiglia, cioè di persuadere moglie e marito a non separarsi come se la scelta non spettasse esclusivamente a loro. I costi della consulenza (che può durare fino a 6 mesi) sono a carico della coppia, naturalmente in aggiunta alle spese legali. In caso di esito negativo della consulenza, la coppia è obbligata a rivolgersi a un coordinatore genitoriale, sempre a proprio carico. Inoltre, ai figli minori vengono imposti tempi paritetici da trascorrere con i due genitori a prescindere dal tempo che madre e padre dedicavano loro prima della separazione. Come se non bastasse, l’assegno di mantenimento viene sostanzialmente abrogato con la motivazione che il mantenimento dei figli deve essere un onere a carico di entrambi i genitori. Ora, potete immaginare la situazione di una madre con impiego part time e il marito poco incline ad accettare la separazione? Non è lampante l’intento punitivo contro la libertà affettiva, sessuale, materiale ed esistenziale delle donne? Non è evidente lo spirito arcaico patriarcale e misogino che ispira il disegno di legge?
Poi abbiamo il Congresso Mondiale delle Famiglie questo fine settimana a Verona. Come già evidenziato in un precedente articolo, si tratta dell’iniziativa promossa da un’associazione legata a doppio filo al partito extraparlamentare neofascista Forza Nuova e a cui parteciperanno esponenti antiabortisti e omofobi di tutto il mondo. E come se tutto ciò fosse normale in un paese in cui il diritto all’aborto è garantito da una legge dello Stato e la Costituzione condanna qualsiasi forma di discriminazione, un raduno di questa specie è patrocinato dal Ministero per la Famiglia e le Disabilità e dalla Regione Veneto, mentre la Presidenza del Consiglio ci ha ripensato solo all’ultimo momento. Che poi vi partecipino anche il Ministro dell’Interno nonché Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini e il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani non sembra impressionare più quasi nessuno.
Infine, le parole violentissime di papa Francesco sull’aborto. Per due volte nel giro di poche settimane Bergoglio ha apostrofato le donne che abortiscono come assassine e i medici che le assistono come nazisti. Al netto del fatto che la concezione per cui un soggetto umano è pienamente costituito fin dal momento del concepimento non ha nulla di scientifico né può in alcun modo essere imposta come principio universale anche ai non credenti, a prescindere dalla circostanza che i Patti Lateranensi del 1929 con Mussolini e il Reichskonkordat del 1933 con la Germania di Hitler li ha siglati la Chiesa Cattolica e non le donne che abortiscono, ci si domanda come parole così grevi non abbiano suscitato un’ondata di sdegno quantomeno tra le forze laiche di questo paese. Sarà che quando si tratta della Chiesa la voce dei partiti, compresi quelli della Sinistra, si fa più flebile ed effimera di uno sbuffo di vento primaverile.
Il nuovo blocco politico, ideologico e culturale in cui si fondono le pulsioni reazionarie dell’estrema destra con la dottrina morale cattolica sta sferrando, nel nome di un patriarcalismo ancestrale, un attacco frontale ai diritti che le donne hanno dovuto conquistarsi in decenni di lotte e secoli di sofferenze. Non si può stare a guardare.
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