Ambiente | IL piano

"Il verde a Bolzano? E' troppo poco"

Su incarico del Comune, l'architetto Andreas Kipar sta elaborando il piano del verde. "Città virtuosa, ma mancano almeno 2 mq di verde a testa". Ecco le sue proposte.
Fiume Isarco, Bolzano
Foto: Asp/Protezione civile

Il verde a Bolzano è troppo poco. Se si rispettassero le indicazioni internazionali la città dovrebbe averne circa tra i 2 e i 4 mq in più per abitante. Il capoluogo, infatti, che nelle classifiche sulla sostenibilità è al quarto posto, in quelle che restringono il campo alla quantità di verde si trova al 59mo. Il guaio è che in un una conca fra le montagne dove i terreni edificabili hanno costi stellari realizzare un parco viene considerato un lusso ancora più che altrove. Finora, con una certa scaltrezza usata anche altrove, gli amministratori cittadini hanno deciso di inverdire gli argini del Talvera e, più recentemente, dell’Isarco, in modo da dare un po’ di respiro alle zone più densamente popolate. L’oggettiva scarsa presenza di verde, comunque, si può spesso scontrare con una diversa percezione da parte dei cittadini. Alzando lo sguardo, infatti, il verde lo si vede sulle pendici dei monti e lungo alcune vie trafficate sono stati piantati alberi ogni dieci metri, ma, soprattutto, facendo poche pedalate si arriva ai confini della città dove si estendono il leggendario “cuneo verde” e frutteti a perdita d’occhio. I dati, però, dicono che quello del verde in città è un problema tutt’altro che trascurabile.

 

La Legge Provinciale territorio e paesaggio (n. 9 del 10 luglio 2018), entrata in vigore il 1° luglio 2020, prescrive ai Comuni di dotarsi di un piano del verde per regolamentare gli spazi aperti e le aree di verde pubblico. Si tratta di uno strumento imprescindibile che fa parte della pianificazione urbanistica di ogni città che va realizzato in linea con lo sviluppo economico-sociale e la trasformazione urbana del territorio. Alla fine del 2020 il Comune di Bolzano, su proposta dell’Assessore all'urbanistica Luis Walcher e dell'assessora all’ambiente Chiara Rabini, ha deciso di dotarsi di questo strumento la cui redazione è stata affidata alla società LAND Italia Srl, guidata dall’architetto Andreas Kipar. Ora, come hanno già riferito alcuni media, è terminata la prima fase di inquadramento territoriale e analisi dello stato di fatto. Seguirà l’elaborazione delle linee guida strategiche e del Piano vero e proprio. Dalle prime analisi lo studio Land ritiene che “Bolzano, seppur città virtuosa dal punto di vista della sostenibilità, si trova ad oggi in una situazione di emergenza ambientale legata alla carenza di verde urbano fruibile”. Una frase molto secca, che farà cadere dalla sedia gli “ottimisti a tutti i costi” e allieterà le schiere di bolzanini del “lamento a prescindere”. Ad ogni modo il giudizio tranchant sembra motivato “sulla base delle analisi effettuate sul verde confrontate con i dati relativi al numero di abitanti e turisti a Bolzano, in ambiente urbano, si rileva che la quantità di verde pubblico fruibile è inferiore allo standard minimo di legge che è pari a 11,50 mq/abitante. In città il verde privato è presente in quantità notevolmente maggiore rispetto al verde pubblico, che risulta, inoltre, molto frammentato all’interno del territorio comunale”. Occorre, dunque, un cambio di paradigma. E le proposte dello studio Land sono davvero parecchio interessanti.

salto.bz: Il vostro studio parla chiaro: Bolzano ha un serio problema di carenza di verde, ma al momento la cosa non sembra una priorità per quasi nessuno.

Andreas Kipar: "Sappiamo che tutto dipende dalla percezione che si ha di se stessi. Noi ci occupiamo ad esempio della città di Lugano, ed anche lì è la stessa cosa. Avendo il bendidio a poca distanza dalla città, si tende a pensare che non sia indispensabile averlo anche sotto casa. Accade però ovunque che le città che sono naturalmente dotate di natura stiano scoprendo solo ora che non basta avere la natura vicino, ma bisogna portarla dentro la città. E’ un movimento che vediamo in tutta Europa, la rotta si sta invertendo. Bolzano in questo senso è fortunata perché ha dei fiumi all’interno e le montagne intorno. Questa infrastrutturazione verde-blu va messa al centro dello sviluppo della città. Va attuata una vera politica del verde, non basta una politica ambientale, come dimostrano le classifiche che vedono la città quarta in sostenibilità e 59ma per il verde. Lì bisogna recuperare. Va cambiato proprio il paradigma. I cittadini hanno bisogno che il verde sia toccabile … ."

Per legge il limite di verde per abitante è di 11.50 mq. A Bolzano come siamo messi?

"La dotazione è di 9,55 metri quadri per abitante. Ma se tiro via il verde stradale, il verde cimiteriale e gli orti urbani si arriva a 7,4 mq. Devo però dire che Bolzano è molto onesta nei calcoli, visto che nel computo non inserisce, come invece fanno altre città, né il verde forestale né il verde agricolo".

 

Che cosa proponete?

"Il nostro piano mira ad impostare quello che definiamo un Green Ring. Già esiste un anello di belle passeggiate a mezza costa sulle pendici delle montagne, che è però completato solo per l’80 per cento. Bisognerebbe arrivare al 100 per cento per avere un anello di complessivi 30 km che andrebbe poi reso molto più accessibile e visibile nella sua dimensione unitaria. Sarebbe una grande rivoluzione. Interessante per i cittadini ed anche per i turisti.  A Gries, ad esempio, questa prima fascia c’è ma non è facilmente accessibile. Per chi non la conosce non è per nulla ‘evidente’. Non possiamo pensare in nessun modo che in futuro le sponde dei fiumi possano ospitare tutti i cittadini alla ricerca del verde. La pressione lungo l’asse fluviale è enorme. Ci sono stato spesso durante lo studio e ho notato che c’è un affollamento pazzesco. Se non si fanno altri interventi l’afflusso può solo aumentare".

 

Quali sono le città cui ispirarsi?

"Avere 8 km di di quello che può diventare un vero e proprio parco fluviale è un ottimo punto di partenza. Come a Graz e Vienna, però, è necessario aumentare il verde in ogni singolo quartiere in modo da accrescerne la dotazione nella vicinanza delle abitazioni. Quello che noi elaboriamo è un piano propedeutico al piano  urbanistico. Il piano del verde può diventare una sorta di guida per il piano urbanistico. Nell’incontro che abbiamo avuto il sindaco Caramaschi ha ribadito il suo interesse a candidare Bolzano a città capitale del verde, ma perché ciò possa avvenire è necessario porsi degli obiettivi e portare avanti tutte queste azioni".

 

Bolzano è stretta in una conca e ha gravi difficoltà a trovare terreni edificabili. Se si usano i quartieri per il verde qualcuno chiederà che cadano i tabù di espansione verso i confini esterni. Scenario auspicabile?

"Il ragionamento non farebbe una piega se non ci trovassimo nell’era della transizione ecologica. A Bruxelles noi stiamo ragionando sulla nuova città post pandemica e così a Lugano e in altre città. La città del futuro si chiama regione. Noi non possiamo minimante pensare ad assembrare tutti i cittadini nelle città. Milano, ad esempio, non deve crescere ulteriormente consumando suolo, ma fare dei patti con i comuni confinanti. E’ un cambiamento di paradigma non da poco. Bolzano è una città piccola. L’ enclave agricola ai limiti del quartiere Europa Novacella (cuneo verde, ndr) va lasciata inalterata, non possiamo rubare l’ultimo polmone verde della città".

 

Si tratta però di un polmone verde ad uso privato, non della città.

"A Francoforte, ad esempio, è stato creato un ring verde già negli anni Novanta ed ora è diventato un vero parco agricolo. La gente va lì e compra verdura biologica certificata dalla propria città. I contadini di Francoforte sono diventati tutti ricchi. Non è tra i compiti a noi richiesti dal Comune, ma facendo una considerazione generale credo che l’esempio di Francoforte possa essere molto interessante per Bolzano. Immaginate che i supermercati e i ristoranti della città possano offrire ai cittadini frutta e verdura bio prodotta a pochi metri di distanza. Questo è fare un uso consapevole del proprio suolo e al passo con le tendenze che ci sono in tutta Europa. Quella zona della città secondo noi deve assolutamente rimanere verde. Quante persone vuole attirare il capoluogo? C’è anche un limite di capacità. In molti magari preferirebbero abitare in un piccolo paese dove hanno la natura a portata di mano. Ho visto, invece, che nel futuro grande luogo di sviluppo della città, l’aerale ferroviario, non c’è nemmeno un parco. Una cosa che non avverrebbe neanche nel centro di Milano. Tutte le città, oggi, fanno a gara per chi offre più verde ai cittadini. Del resto, i metri quadri di verde per arrivare al minimo di 11 bisogna pur trovarli. I tetti verdi in zona produttiva sono una idea positiva, ma sicuramente non bastano".