Politica | SALTO WEEKEND

Brennerbasisdemokratie senza sbocco

In Sudtirolo chi propugna l'autodeterminazione può essere solo “di destra”? La scelta di Wolfgang Niederhofer lo lascia supporre.
Rodin, il pensatore
Foto: (C) automaticaforum / Foto: dpa

L'abbandono definitivo del blog BBD (Brennerbasisdemokratie) da parte di Wolfgang Niederhofer e il suo nuovo incarico come esperto di questioni finanziarie nel partito dei Freiheitlichen non sarebbero, a ben vedere, notizie molto rilevanti, se non mostrassero però anche la tendenza più generale che desidero qui illustrare. Per comodità la enuncio in forma di domanda: in Sudtirolo, chiunque si metta a propagandare il ricorso all'autodeterminazione (Selbstbestimmung) asserendo di farlo “da sinistra”, finisce poi con lo spostarsi necessariamente “a destra”?

BBD, lo ricordo per chi non avesse avuto la pazienza di seguirne lo sviluppo decennale, nacque come blog collettivo orientato a confutare proprio questa tendenza o automatismo. Chi scrive parla con esatta cognizione di causa, avendo partecipato a quell'esperienza come sostenitore della piattaforma e, soprattutto, avendo cercato di spiegarlo a un pubblico più vasto di quello che legge abitualmente il blog. Quali erano dunque (e per certi versi, anche se in modo scarsamente riconoscibile, ancora sono) i punti qualificanti della proposta politica ossessivamente martellati dai suoi esponenti principali (a cominciare dal fondatore, l'architetto Simon Constantini)? Con una formula: rendere possibile l'evoluzione di un Sudtirolo indipendente partendo dal presupposto che tutti i gruppi linguistici, anzi tutti gli individui che vi risiedono, si sottraggano alla logica immanente della dialettica maggioranza/minoranza determinata dalla prevalenza del paradigma etnico sul quale è stata modellata l'autonomia speciale. Solo decostruendo la logica immanente di tale dialettica – pensano dalle parti di BBD – sarebbe possibile scardinare la coazione a ripetere che incastra i fautori dell'autonomia etnica (a cominciare dal partito di raccolta, la SVP) a una visione parziale del concetto di sovranità (parziale sia perché dipendente dalla cornice statale nella quale è insierita, sia perché la sua giustificazione non è sostenuta da tutti nello stesso modo). Disegnata la prospettiva utopica, è chiaro che il lavoro di BBD avrebbe dovuto raccogliere almeno qualche segnale positivo dalla società alla quale esso si rivolge. La verità è che ciò non è mai accaduto e, molto probabilmente, non accadrà mai.

Non è accaduto essenzialmente per due motivi. Tra i principali esponenti del mondo politico sudtirolese (e con ciò vanno intesi i partiti votati in larghissima maggioranza dai cittadini di lingua tedesca: SVP, Süd-Tiroler Freiheit, Freiheitliche e mettiamoci pure Bürger Union) nessuno si è mai veramente sognato di mutare i rapporti gerarchici sussistenti, mettendo cioè anche solo per ipotesi in questione il pieno diritto a governare questa terra da parte di chi l'ha sempre ritenuta un proprio ed esclusivo “dominio”. Il fatto che gli italiani – in quanto appartenenti alla maggioranza nazionale – siano diventati in Sudtirolo una minoranza politicamente quasi irrilevante (anche per colpe proprie, ça va sans dire) non è visto da quel tipo di mondo come un problema di difettosa partecipazione, eventualmente da correggere oltrepassando il confine di una mera ripartizione proporzionale delle sfere d'influenza. Al contrario, ciò ha dato (e ancora dà) la possibilità di praticare senza troppi patemi una forma di “autodeterminazione interna” (e quindi anche limitata e limitante) tanto lodata a livello internazionale quanto data per scontata a livello locale (e purtroppo anche disprezzata a livello nazionale).

A questo primo ostacolo, quasi insormontabile, si aggiunge poi l'altro. Convincere infatti gli italiani ad identificarsi totalmente con i destini di questa terra, sganciandoli cioè dal riferimento nazionale nel quali essi vivono ed elaborano le proprie idee politiche (si pensi solo al fatto che in Sudtirolo non è praticamente mai sorto un movimento realmente autonomista, sul modello del PATT trentino, per intenderci), è un'impresa votata sistematicamente allo scacco. Schiacciata insomma tra queste due impossibilità di fatto solidali, ecco come la predicazione di BBD si è sempre più avvitata in un circolo di riflessioni senza un effettivo contatto con la realtà. Sguinzagliati per il WEB in cerca di consenso, gli attivisti del blog (fondamentalmente un piccolo gruppo di amici) hanno sempre mancato un proficuo confronto con chi, pensandola in modo diverso, avrebbe potuto almeno educarli a prendere atto delle difficoltà di penetrazione incontrate dal loro discorso. Pochissimi si sono insomma accorti dell'esistenza di una proposta del genere, e men che meno il modo di porre e analizzare i problemi tipico del marchio BBD ha fecondato circoli, spazi o ambienti della società civile estraneo alla ristretta cerchia degli aficionados.

Wolfgang Niederhofer, per indole e cultura personale non particolarmente incline a sostenere a lungo la fiaba del Sudtirolo indiviso e inclusivo secondo il programma annunciato, ha tratto così dall'esperienza suddetta l'unica conseguenza che ne poteva trarre, essendo evidentemente stanco di permanere nella bolla di BBD senza tentare la strada politica per lui più persuasiva. La scelta di unirsi ai Freiheitlichen (un partito populista di destra votato solo da tedeschi) è perciò l'inevitabile conseguenza di una scelta di campo richiesta prima o poi a chiunque voglia mantenere saldo l'obiettivo dell'autodeterminazione non perdendo tempo nella faticosissima opera di convincimento di chi, come abbiamo visto, non possiede i presupposti per aderire all'argomentazione complessiva (e che tali presupposti manchino anche ai Freiheitlichen è talmente palese che sarebbe quasi offensivo non attribuirne la comprensione a una mente raffinata come Niederhofer).

Simon Constantini, commentando con amarezza la scelta del vecchio sodale, ha parlato di un “duro colpo”, non spingendo però la sua analisi fino al riconoscimento di ciò che una simile perdita davvero significa. Ha scritto il filosofo John Dewey (Democracy and Education): “The most notable distinction between living and inanimate things is that the former maintain themselves by renewal”. Da questo punto di vista BBD assomiglia più a qualcosa di inanimato che di animato. E non è un caso che, quando l'animazione si manifesta, essa perda immancabilmente l'aspetto del rinnovamento, franando invece in una regressione in piena regola, ossia affondando nel terreno di coltura dal quale, qui in Sudtirolo, hanno finora sempre preso le mosse tutti i tentativi di contestare l'appartenenza della provincia di Bolzano alla compagine statale italiana.

Per concludere, e rovesciando la domanda iniziale: in Sudtirolo sarebbe possibile avere un movimento autodeterminista connotato in senso progressista, inclusivo, quindi “di sinistra”, come prospettato da BBD? In teoria nulla vieta ingenuamente di crederlo, ma i suoi avversari sono fin troppo forti e numerosi, perché liberare il concetto di autodeterminazione dall'ipoteca che lo caratterizza, almeno nel contesto in cui ci è dato vivere, richiederebbe l'abbandono di tutte le attitudini più consolidate con le quali abbiamo a che fare. Il contesto nazionale, quello internazionale e la società sudtirolese nel suo complesso non consentono (ed essendo molto generosi aggiungiamo un cautissimo “per adesso”) di accogliere tale istanza. Del resto, come visto, neppure i suoi fautori storici – dopo anni di discussioni e milioni di parole scritte – riescono a farle assumere un profilo che non sia quello di una vaga rivendicazione priva di sbocco.