“Discriminazioni LGBT, pochi denunciano”

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Sono 18 i casi di persone penalizzate per l’orientamento sessuale per l’identità di genere segnalati al Centro di tutela contro le discriminazioni nel 2024. “Questa cifra rappresenta solo la punta dell’iceberg”, spiega Priska Garbin, responsabile del Centro. “Gli studi in merito rivelano infatti che oltre il 90% delle persone coinvolte non denuncia le esperienze di discriminazione. Il numero sommerso è quindi elevato, e il cosiddetto “under reporting” un problema di rilievo”. I dati sono usciti a meno di tre giorni dal primo Pride in Sudtirolo, la grande manifestazione che ha l’obiettivo di dare visibilità alla comunità LGBTQIA+ in Provincia.
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Un fenomeno strutturale che colpisce chiunque non rispetti gli stereotipi di genere o sessuali, che va da commenti sprezzanti, emarginazione deliberata a veri e propri attacchi. “Un caso che ci ha colpito particolarmente dimostra quanto i pregiudizi siano radicati nella vita quotidiana”, riferisce ancora la responsabile del Centro antidiscriminazioni: “Si tratta di un dipendente ripetutamente molestato da colleghi sul posto di lavoro a causa della sua omosessualità: inizialmente, gli episodi sono stati liquidati come “maniere brusche”, e solo grazie a una lettera del Centro antidiscriminazioni, e a una successiva mediazione, la situazione è cambiata”.
Il Pride diventa così uno strumento per mostrare le realtà di vita queer e tutelare. “Quando, nel prossimo fine settimana, le strade si coloreranno con i colori dell’arcobaleno, non sarà solo un momento di festa: il Pride è un segnale potente per la visibilità e l’uguaglianza, contro la discriminazione – un tema più attuale che mai”, conclude Garbin.
“Il lavoro del Centro Tutela Antidiscriminazione è fondamentale per l'emersione dei casi di attacco verso le persone LGBTQIA+, ma questo va supportato con maggiori risorse affinché possa aumentare la sua capacità di incidere sulla cultura che stigmatizza chi denuncia”, dichiara Arianna Miriam Fiumefreddo, presidente dell'associazione Centaurus, punto di riferimento per le persone LGBTQIA+ in Alto Adige. “Registriamo altre discriminazioni attraverso i propri servizi che però, per timore di incorrere in riprovazione sociale e ritorsioni, e per l'assenza di una norma specifica, non arrivano effettivamente ad essere registrate. Pertanto la questione che in gergo tecnico chiamiamo "under recording" abbiamo ancora molto da fare. Anche per questa questione il Pride rappresenta un momento culturale fondamentale per aumentare la fiducia nelle persone LGBTQIA+”, conclude Fiumefreddo.