Economia | Regionalità e produzione biologica

L'Alto Adige è una regione biologica?

Suonava così la domanda posta al centro del dibattito, organizzato dall'associazione “Triade”, svoltosi ieri sera (25 novembre) a Bolzano. Le risposte: prima assenso convinto, poi sempre più dubbi.

Regionalità e produzione biologica, futuro e prospettive. Questo il tema della Podiumsdiskussion che l'associazione “Triade” ha organizzato ieri sera al Kolpinghaus di Bolzano, celebrando con ciò anche i suoi vent'anni di attività e di “apostolato” biologico in Alto Adige. Ne hanno parlato Leo Tiefenthaler (Bauernbund), Elisabeth Ladinser (Dachverband für Natur- und Umweltschutz in Südtirol), Jutta Staffler (Bioland), Helmut Tauber (Hgv) e Andi Pichler (Ökoinstitut). Alla moderatrice, Evelyn Oberleiter, il compito di stimolare il dibattito, partito dalla domanda “l'Alto Adige può essere considerato una regione biologica”?

In realtà all'inizio la discussione ha stentato a decollare. Troppo facile l'acquisizione, condivisa da tutti, secondo la quale “biologico è bello, fa bene, va incrementato” e poi, sì, senza dubbio l'Alto Adige è una terra nella quale la valorizzazione della natura, della territorialità e dell'uso preveggente delle risorse (o come si dice ormai in gergo: della sostenibilità) non possono mancare, non devono mancare, non mancheranno. Poi però sono affiorate alcune divergenze, mettendo in luce innanzitutto che i concetti di “produzione biologica” e di “terrorialità” non costituiscono affatto qualcosa di immediatamente comprensibile o persino assimilabile (Jutta Staffler). Anche la visione ristretta, concentrata sui prodotti e dunque sull'agricoltura, è stata contestata da più di un referente, per giungere così alla conclusione che una credibile economia biologica deve coinvolgere in sostanza un intero stile di vita, ed estendersi dunque a campi diversi, per coincidere alla fine con un vero e proprio progetto globale, che punta a ridurre la nostra brama di consumo.

Traguardi giudicati da tutti – specialmente dall'attentissimo pubblico – ancora di là da venire. E soprattutto dipendenti da un impegno complessivo, sia da parte delle associazioni che della politica. A un certo punto, per esempio, Elisabeth Ladinser ha chiesto polemicamente a Helmuth Tauber perché l'Hgv, che a parole non lesina elogi al biologico, non dice mai una parola contro il progetto di ampliamento dell'areoporto. Insomma, l'Alto Adige è una terra che ama definirsi biologica, che usa il prefisso “bio” spesso e volentieri, specie a fini di marketing, ma che non ha ancora realizzato il proprio desiderio di congiungere il ricordo mitizzato di un felice passato (quando con “biologico” s'intendeva infatti qualcosa di “povero”) con gli esiti di un'economia avanzata e post-edonista.

 

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Klaus Egger Mar, 11/26/2013 - 10:30

Quanto coraggio servirá per azionare veramente una svolta? Sentendo diversi statement ieri sera si capiva che i "padroni" economici e politici di questa terra non hanno ancora fin in fondo la voglia di cambiare davvero e sul serio. Peccato.

Mar, 11/26/2013 - 10:30 Collegamento permanente