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Degasperi, il direttore - allenatore

Il 42enne bolzanino, da giocatore bandiera del Cittadella in serie B, da quasi due mesi svolge il doppio ruolo nel Bozner in Eccellenza. "Vogliamo raggiungere quanto prima la salvezza"
Jack De Gasperi
Foto: JDG Foto
  • Cresciuto nella Virtus don Bosco, Joachim Jack Degasperi, a 16 anni si trasferisce al Genoa, dove gioca con la formazione Berretti e Primavera, torna poi in Alto Adige dove, con il Südtirol vince il campionato di serie D. Quindi Cittadella, la sua seconda casa, con 93 presenze in B e poi Taranto e Bassano per chiudere la carriera professionistica. Lo abbiamo incontrato per una chiacchierata. 

    SALTO Jack, ha vissuto 11 stagioni al Cittadella, un’esperienza incredibile ... 

    Joachim Degasperi: Lì ho trovato un ambiente super familiare, ho ancora tantissimi amici giù, si riesce a fare calcio vero, senza alcuna pressione: e quando le cose vanno male è importante soprattutto la serenità.

    Poi, dopo Cittadella, sei mesi al Taranto e un anno e mezzo al Bassano prima di tornare, nel 2013, a 31 anni, in Alto Adige, al San Giorgio in Eccellenza. E’ stata una scelta di vita?

    Assolutamente sì, ero un po’ alla frutta, mi ero operato l’anno prima al ginocchio, avevo qualche problema, poteva girare ancora e accasarmi in qualche squadra di serie D, ma ho preferito Bolzano, un po’ perché la mia compagna è di qui, un po’ perché c’era la voglia di tornare per iniziare a costruirmi il mio futuro.

    Da nove stagioni è diventato il direttore sportivo del Bozner

    Direttore sportivo, ma non solo, perché sono il responsabile di tutta l’area sportiva, con un paio di persone che mi danno una mano per l’area agonistica e quella non. Sono comunque un tuttofare, mi occupo del magazzino o di fare le patatine alle feste: io adoro la società, mi sta dando tantissimo e spero che sia così anche dall’altra parte 

     

    Scavone è un giocatore incredibile: ha fisico, intelligenza, inserimenti. Ci dà tantissima qualità

     

    La sua carriera si è parecchio intrecciata con quella di un altro altoatesino, Werner Seeber. Che direttore è stato?

    Werner lo ha avuto 3 volte, prima al Südtirol poi due anni al Cittadella e poi al Bassano. Persona molto competente, non fa il finto simpatico ma dice le cose chiare in faccia e questo lo ha penalizzato, a volte. Con lui ho avuto degli scontri, ma sempre relativi al modo di vedere il calcio, mai a livello personale

    Tra i tanti allenatori che ha avuto qual è stato il più importante?

    Ne cito due: Sannino e Maran. Con il primo, al Südtirol, ho giocato che avevo 16 anni mi ha fatto giocare tutte le partite, mi chiamava Bocia, e diceva “vai e scarta tutti, non ti preoccupare”. Mi ha dato tanta fiducia, mi ha coccolato tanto, difendendomi in diverse occasioni davanti alla squadra. Maran invece, che ho avuto a Cittadella si è rivelato un allenatore strepitoso e una persona favolosa.

    E da quasi due mesi anche lei, al ruolo di direttore sportivo, ha affiancato quello di allenatore.

    E’ nato tutto per caso. Con il precedente allenatore, Goisis, vedevamo che c’era qualcosa che non funzionava, allora si è deciso di cambiare (un punto in cinque partite nda). Avevamo l’infrasettimanale quel turno e allora ho deciso che per quella gara e la successiva in panchina sarei andato io. Ma l’idea era di nominare un nuovo tecnico poi. Invece abbiamo vinto entrambe le partite, gli allenatori chiamati non ci hanno convinto fino in fondo, siamo andati avanti ancora, abbiamo vinto anche la terza, si è creato un bell’entusiasmo e sono ancora qui io. Proprio nei giorni scorsi ci siamo parlati e abbiamo deciso che proseguirò fino a fine stagione. Dalla prossima arriverà sicuramente stavolta un nuovo tecnico. 

    L’obiettivo quest’anno si chiama salvezza?

    Per come siamo partiti vogliamo raggiungere i 31-33 punti che rappresentano la quota per il mantenimento della categoria. La vittoria di domenica contro il Comano ci ha permesso di andare per la prima volta oltre il quartultimo posto. Non nascondo che credevamo potessimo arrivare tra i primi sette ad inizio stagione, anche perché la nostra è una squadra importante con gente come Scavone, Tessaro e Pareti, solo per citarne alcuni

    Un giocatore come Scavone, con oltre 200 partite in B, cosa vi dà in più?

    Intanto va sottolineato come ora giochi come interno di centrocampo, dove lui ha costruito la sua carriera. E’ un giocatore incredibile, ha fisico, intelligenza, inserimenti: ci dà una qualità incredibile, è una risorsa clamorosa per noi. D’altronde ha giocato in piazze vere come Parma, Lecce, Bari. Anche quando non è nelle sue giornate migliori poi, non perde palla e fa sempre la cosa giusta.

     

    La crisi il Südtirol la può superare  se rimangono sereni e uniti

     

    A dicembre c’è il mercato invernale, cosa dobbiamo aspettarci dal Bozner?

    Non serve nulla, forse qualche ragazzo che non è contento perché gioca meno potrebbe cambiare. Abbiamo una rosa ampia, l’idea è quella semmai di portare in prima squadra qualcuno della Juniores e degli Allievi

    Il Südtirol sta vivendo un periodo di forte crisi, come può uscirne?

    L’ambiente può essere un ottimo alleato: non ci sono mai grosse polemiche dai media, dai tifosi. Bisogna stare uniti e sereni. Mi è capitata una cosa simile a Cittadella: avevamo 5 punti dopo 13 partite, non abbiamo mai fatto un ritiro punitivo, non c’è mai stata nessuna polemica. E a fine stagione ci siamo salvati. Non voglio pensare che da tre mesi a questa parte i giocatori siano diventati da bravi a scarsi: in questi casi però la testa fa tutto. Sarebbe sicuramente un peccato non riuscire a salvarsi dopo tutto quello che è stato fatto, anche perché ripartire dalla C è davvero tosta.