Cultura | Memoria

Gaza e Primo Levi

La poetessa Roberta Dapunt ripropone "Se questo è un uomo" del grande scrittore piemontese superstite della Shoah: "Lui non si sarebbe sottratto".
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Foto: lenews
  • Mi racconta un mio carissimo amico piemontese, che un suo amico intimo degli anni passati, di nome Primo Levi, si sarebbe sicuramente espresso su ciò che sta avvenendo nella Striscia di Gaza, anche perché sarebbe stato interpellato e lui non si sarebbe sottratto. Primo Levi non c’è più, ma noi conosciamo il suo racconto e i suoi versi. Richiamare la sua poesia nella giornata della memoria, e che certo fa pensare alla vera e propria mattanza cui è d’obbligo pensare, sta bene. Ma è bene anche poter dire che la forza di Levi è nella sua sobrietà e nel suo costante impegno di riflessione e di mediazione. 

    Il titolo di questi versi è Se questo è un uomo.

     “Meditate che questo è stato: vi comando queste parole.” 

    Consideriamo allora se questo è un uomo, se questa è una donna anche per coloro la cui storia è ora. 

    Se questo è un uomo

    Voi che vivete sicuri
    nelle vostre tiepide case,
    voi che trovate tornando a sera
    il cibo caldo e visi amici:
    Considerate se questo è un uomo
    che lavora nel fango
    che non conosce pace
    che lotta per mezzo pane
    che muore per un sì o per un no.
    Considerate se questa è una donna,
    senza capelli e senza nome
    senza più forza di ricordare
    vuoti gli occhi e freddo il grembo
    come una rana d'inverno.
    Meditate che questo è stato:
    vi comando queste parole.
    Scolpitele nel vostro cuore
    stando in casa andando per via,
    coricandovi, alzandovi.
    Ripetetele ai vostri figli.
    O vi si sfaccia la casa,
    la malattia vi impedisca,
    i vostri nati torcano il viso da voi.

    Primo Levi

  • Foto: Il Fatto Quotidiano