Società | Per capirsi

Le parole contano. Per la convivenza.

Espressioni che nascono dai conflitti e dalle guerre non sono adatte al dialogo interetnico.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Le parole contano per il clima sociale di una comunità. Per capirsi meglio o, al contrario, per perpetuare stereotipi. Ne sappiamo qualcosa nella provincia plurietnica di Bolzano. Anche qui, come in tutto il mondo, il linguaggio è un fattore vivo che si modifica nel tempo, incamerando espressioni nuove. Il problema è che tali espressioni, a volte frutto dell’intuizione intelligente di qualche comunicatore, a volte conseguenze di sciatteria comunicativa, rimangono in uso e rendono più difficile la reciproca comprensione e una migliore convivenza.
Non auspico una locale “cancel culture”, ma invece una maggiore attenzione al significato di certe parole ed alla diversa percezione che esse evocano negli interlocutori. Se, ad esempio, riferendoci, alle regole del nostro sistema autonomistico, le definiamo di APARTHEID, dobbiamo essere consapevoli di paragonarle a quelle di una immane tragedia che ha riguardato il popolo del Sudafrica e della Namibia e che ha provocato enormi sofferenze e decine di migliaia di morti. Se, ad esempio, paragoniamo l’attuale censimento della popolazione altoatesina alle OPZIONI del 1939 concordate tra Hitler e Mussolini, non rispettiamo i sentimenti ancora vivi in decine di migliaia di famiglie sudtirolesi per quella dolorosa tragedia. Se, ancora, il patentino di bilinguismo lo definiamo la TESSERA DEL PANE, dimentichiamo cosa essa ha rappresentato per la generazione che l’ha veramente vissuta e la fame patita durante la seconda guerra mondiale.
Insomma si tratta di un linguaggio brutale riferito ad un passato di violenza e applicato alla nostra diversa attuale realtà.
Anche per quanto riguarda la definizione di una realtà sociale articolata in GABBIE ETNICHE, le quali costringerebbero i singoli concittadini a rimanervi in cattività, dobbiamo registrare che tali gabbie hanno numerosi cancelli aperti dai quali si può uscire e/o entrare. Volendolo.
Se vogliamo veramente una migliore convivenza nel nostro territorio, depuriamo il nostro linguaggio. Le parole contano.
(www.albertostenico.it)

Bild
Salto User
Sepp.Bacher Lun, 02/27/2023 - 12:10

Obwohl ich zu jener Zeit Langer kannte und auch Zaungast war, als die ersten Schritte für die Kandidatur Langers für den Landtag gemacht wurden und Langer auch immer gewählt habe, habe ich mich von der Aktion "drei Käfige" distanziert.
Beide Familien meiner Eltern hatten sich bei der Option für das Weggehen entschieden, weil sie so sehr unter dem faschistischen Italien gelitten hatten. Zum Glück wurde durch den Krieg die Auswanderung unterbrochen und dann definitiv gestoppt. Jene die schon ausgewandert waren, mussten zum größeren Teil erfahren, dass es das deutsche Paradies nicht gibt und dass sie trotz deutscher Sprache bei der Bevölkerung nicht willkommen waren. Nach dem Krieg schöpften sie durch die Autonomie Hoffnung. Einer meiner Onkel könnte in Südtirol keine Daueranstellug finden und fuhr mit anderen Südtirolern als Wochenendpendler nach Hall in die die Röhrenwerke.
Erst durch das zweite Autonomiestatut enderte sich auch der Arbeitsmarkt zum Besseren und es begann auch die Landbevölkerung ohne höhere Schule und Berufsausbildung eine neue bessere Zeit.
Unter den "Gabbie" regte sich nur bei der italienischsprachigen Bevölkerung der Unmut, weil sie mehrere Privilegien verlohr. M.E. hat die damalige Landesregierung bei der Durchführung der Autonomiebestimmungen auch größere Fehler gemacht, welche den Widerstand gegen Autonomie und Proporz verschuldet haben. Das kann ich als Oppositioneller offen sagen. Die SVP würde die Fehler nie zugeben.

Lun, 02/27/2023 - 12:10 Collegamento permanente