Francesco Palermo nominato membro delle Commissioni dei 6 e dei 12
Ieri (26 marzo) il ministro delle Regioni Maria Carmela Lanzetta ha firmato la nomina di Francesco Palermo che inserisce il senatore altoatesino tra i componenti della Commissione dei 6 e dei 12. Il passaggio – reso necessario ma anche favorito dalla fuoriuscita di Gianclaudio Bressa (nominato sottosegretario agli Affari regionali) – rappresenta sicuramente un arricchimento per i lavori di un organo che sembrerebbe fatto apposta per valorizzare le competenze specifiche del costituzionalista.
Salto.bz: Senatore Palermo, soddisfatto della nomina?
Francesco Palermo: diciamo che non mi ero disperato prima, quando non sono entrato, e non faccio i salti di gioia adesso. Ci sarà comunque tanto lavoro da fare e, almeno questo lo posso dire, forse la mia presenza nelle Commissioni paritetiche sarà più utile che nell’aula del Parlamento.
Quali sono i compiti più urgenti che si dovranno affrontare nelle Commissioni?
Innanzitutto dovremo occuparci delle norme di attuazione relative alla legge di stabilità, cioè quelle sull’assunzione provinciale del finanziamento delle agenzie fiscali e del personale amministrativo della giustizia. La scadenza per elaborarle è fissata al 30 giugno.
E guardando oltre quella scadenza?
Beh, ci sarà da affrontare tutta la partita finanziaria. Un ambito molto delicato, che riguarda il consolidamento della stessa autonomia, o per meglio dire la sua difesa. Anche se io sono dell’avviso che non possiamo continuare sempre a giocare in difesa, c’è anche bisogno di passare nuovamente all’attacco…
Dalle Commissioni non possono giungere spinte in tal senso?
Vede, finora alle Commissioni è stato un po’ delegato un compito che sarebbe opportuno tornasse ad essere attribuito alla politica e a settori qualificati della società civile. Per questo io confido ancora che l’impegno assunto da Arno Kompatscher, vale a dire quello d’istituire una Convenzione per la riforma dell’autonomia, non venga posticipato. C’è bisogno di riformare il quadro normativo entro il quale agire, non solo definire le norme di applicazione che non potranno mai ambire ad avere quel respiro progettuale di cui abbiamo veramente bisogno.