Bellissima ciao
Questa rubrichina ha chiesto ad amiche e amici di cantare “Bella ciao”. Soli, in compagnia, accompagnati da uno strumento, da qualcuno che fa “mmmhhh” come un controcanto e, ovviamente, scanditi dai battimano di “ciao ciao ciao”.
Ne è sortita una melodia nuova e insieme già conosciuta che non è magnifica come la versione di “Bella ciao” di Marlene Kuntz e Skin ma se possibile molto di più. Soprattutto nei battimano, sempre a tempo e talvolta controtempo. Roba che neanche Luigi Nono, Berio e Stockhausen sono mai riusciti a scrivere.
“Bella ciao” ci appartiene e il recentissimo dibattito di questi giorni (proprio mentre i nostri amici di età molto diversa provavano a ri-cantarla) su quando esattamente sia nata e sull’influenza su testo e musica di sindacati, Storia e politica, ebbene ci interessa poco.
Forse dal punto di vista strettamente sinottico, ascoltare “L’Internazionale” eseguita dagli Area è più vibrante. Ma “Bella ciao” la cantano anche un bambino e anche quella cara e molto anziana signora che dopo mezz’ora non ricorda più di avere figli, nipoti e soprattutto una storia di dignità alle proprie spalle. Ma che con “Bella ciao” sembra proprio divertirsi e, persino, un po’ rimembrare.
“Bella ciao” dovrebbe diventare – e per fortuna per tanti lo è già – uno dei nostri inni, una delle nostre parole d’ordine e dei nostri impegni comuni
Amiche ed amici hanno provato e cantato “Bella ciao” con risultati (ed emozioni) tutti superiori al massimo punteggio: 110, lode, bacio accademico e reset di video e foto di Salvini dal 2000 ai giorni nostri.
Si sono organizzati piccoli cori e allestiti ensemble anche solo strumentali, ovviamente con battimano.
“Bella ciao” dovrebbe diventare – e per fortuna per tanti lo è già – uno dei nostri inni, una delle nostre parole d’ordine e dei nostri impegni comuni.
Dovremmo cantarla ogni giorno dell’anno e, a Natale, prima di “Stille Nacht” oppure “Hey Jude”. Durante i prossimi 25 aprile, sarebbe bello sussurrarla solo all’inizio e poi urlarla compostamente subito dopo. Scrivendola, anche.
Scandirla, arrotondarla, improvvisandoci sopra e ridere se abbiamo dimenticato qualche parola. Ecco la nostra canzone: e guai a chi ce la tocca.