Politica | L'analisi

Un uomo solo al comando

Oggi Matteo Renzi è in testa, ma come i veri gradi miti del ciclismo non potrà limitarsi a vincere una tappa. Dovrà vincere soprattutto la sfida di trasformare l’Italia in un moderno Paese europeo, liberandolo dalla stretta delle oligarchie burocratiche e finanziarie. Ce la farà?

“La rottamazione può iniziare…”. La secca battuta di Matteo Renzi in risposta ad un giornalista americano che gli chiedeva se la fase della rottamazione potesse considerarsi conclusa è illuminante e incoraggiante.

La vera sfida che, da oggi in poi, attende il trionfatore delle elezioni italiane per il Parlamento Europeo è infatti proprio quella di attaccare alle fondamenta la struttura burocratica e conservatrice dello Stato, trasformare l’Italia in un moderno Paese europeo e condurla nel cuore di un’Europa più vicina ai bisogni dei popoli e dei cittadini che agli interessi delle oligarchie burocratiche e finanziarie.

Questo straordinario risultato elettorale può essere letto e interpretato da diverse prospettive, ma bisogna partire da alcune constatazioni, da alcuni dati di fatto.

Matteo Renzi è il leader del più grande Partito italiano che oggi è anche il più grande Partito della sinistra europea. L’Italia il Paese che ha più voglia o più bisogno d’ Europa tra tutti i Paesi del’Unione: quello che ha portato il maggior numero di elettori alle urne e che ha contenuto l’ascesa di partiti euroscettici e populisti nonostante la consistente presenza del Movimento Cinque Stelle e della “nuova” Lega.

Sì, perché il Partito che fu già di Bossi e Maroni, con Matteo Salvini, sta cambiando pelle: da movimento territoriale e autonomista - secessionista addirittura - si sta trasformando in un partito non solo euroscettico, ma intollerante, xenofobo e qualunquista.

Grillo e Casaleggio, da parte loro, assorbita la delusione del mancato trionfo, dovranno fare i conti con la realtà, capire finalmente a chi rivolgersi, a chi chiedere il consenso e, soprattutto, cosa farne.

La nuova destra italiana ed europea di cui l’Italia avrebbe tanto bisogno è ancora di là da venire. Non nascerà certamente dalle ceneri di rutilanti corti dei miracoli, cerchi più o meno magici,  personaggi tristi e improbabili, nostalgici e post fascisti. Liberali, liberisti e moderati italiani non potranno neppur far conto su Fratelli e sorelle d’Italia o su consumati reduci della prima Repubblica.

Anche per questo molti hanno deciso di affidarsi a Matteo Renzi, direttamente e personalmente, più che a quel Partito Democratico che il giovane politico di Rignano sull’ Arno guida da qualche mese. Il rischio è che lo stiano facendo con lo spirito che abbiamo già conosciuto più volte nella nostra storia: affidare scelte e responsabilità ad un uomo solo, ad una unica soluzione possibile e poi stare a guardare.

Matteo Renzi, insomma, oggi è un “uomo solo al comando”, ma come i veri gradi miti del ciclismo non potrà limitarsi a vincere una tappa. Dovrà vincere la gara, senza possibilità di appello, senza gregari pronti a sostenerlo in caso di bisogno. E’ probabile infatti che anche i suoi alleati di oggi, in buona parte cannibalizzati dal PD renziano, più che fare i portatori d’acqua stiano in scia, senza tirare, aspettando magari una caduta o una foratura. Il giovane leader ne è ben consapevole e sa che una sconfitta potrà avere gravi conseguenze. Francia e Gran Bretagna insegnano.

Qualcosa tuttavia sta davvero cambiando. L’analisi dei flussi elettorali dimostra che blocchi ideologici e collaudati sistemi di raccolta del consenso, possano finalmente essere abbattuti; che centinaia di migliaia di voti possano passare ad uno schieramento all’altro; che si possano velocemente mescolare le carte e modificare profondamente dall’interno apparati e tecnostrutture.

Matteo Renzi, insieme alla Cancelliera tedesca Angela Merkel - che pure ha perso consensi rispetto alle ultime consultazioni - è l’unico leader di governo che esce vincitore dalla consultazione europea, nonostante la drammatica crisi economica che mette in ansia e affanno famiglie e imprese e il desolante quadro di criminalità e corruzione che continua a umiliare e mortificare opportunità e speranze degli italiani.

Nell’Unione in cui le destre xenofobe, euroscettiche e perfino nazi-fasciste andranno ad occupare un gran numero di scranni del Parlamento Europeo, le grandi storiche forze popolari, eredi dei fondatori della Comunità, dovranno fare un profondo esame di coscienza e ricostruire insieme - al di là e oltre le maggioranze - credibilità, fiducia, futuro, rilancio e sviluppo economico, solidarietà e tolleranza. Berlino e Roma dovranno essere le locomotive di questo treno della speranza e Matteo Renzi potrebbe svolgere un ruolo forse storico in questa prospettiva. Troppo per un uomo solo ?

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andrew_catalan… Lun, 05/26/2014 - 23:03

Mah ormai é chiaro che la UE é davvero alla fine. Lo ha dimostrato il voto in Francia, nel Regno Unito, in Danimarca, ma anche in Austria e Olanda. Perfino in Germania il partito anti-Euro (AfD) é cresciuto notevolmente.

Fra un po' a difendere l'Euro ci saranno solo Renzi e la Merkel: un quadretto abbastanza grottesco. :-D

Lun, 05/26/2014 - 23:03 Collegamento permanente