Cultura | La polemica

“Povera Italia”

Il dirigente provinciale Antonio Lampis esprime un giudizio molto critico nei confronti della sentenza del TAR che ieri ha decapitato la guida di numerosi musei italiani.
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Foto: Asia De Lorenzi

salto.bz : Lei ieri come è venuto a sapere della sentenza che rimetteva in discussione le dirigenze di numerosi musei italiani?
Antonio Lampis - Dai giornali, come tutti. 

Si è stupito di questa decisione oppure aveva avuto qualche sentore che ciò potesse avvenire ?
Ormai in Italia non c’è niente che non venga impugnato. Quindi purtroppo…

Lei a suo tempo era entrato nella terna dei ‘finalisti’ per Capodimonte, vero?
Sì ed avevo partecipato alla selezione anche per il Museo romano. 

Questo vuol dire che per la dirigenza di Capodimonte lei ora in qualche modo ‘torna in corsa?
In realtà no. Perché a differenza di quello che dicono i giornali Capodimonte non c'è nella lista dei musei di cui il TAR ha ‘bocciato i direttori’. 

La bocciatura da parte del TAR del Lazio sarebbe avvenuta per tre motivi: la incandidabilità degli ‘stranieri’, la prova orale a porte chiuse e dulcis in fundo i ‘criteri magmatici nella valutazione dei candidati’. Lei queste selezioni le ha sostenute personalmente. Che idea si è fatto?
Personalmente ho fatto parte da membro e da presidente di quasi un centinaio di commissioni di concorso. E devo dire che in Italia raramente ho visto una commissione di questo prestigio per una selezione, sia in campo nazionale che internazionale. In quei frangenti ho vissuto le esperienze d’esame più belle della mia vita, davanti ad una giuria stellare. Conoscevano il mio curriculum a perfezione, dimostrando che un dirigente lo si valuta molto di più per quello che ha già fatto piuttosto che per le chiacchiere in merito a quello che vuol fare. 
Per quanto riguarda i criteri devo dire che non erano per nulla magmatici ed invece molto chiari. Sul discorso delle porte chiuse c’è chi dice che con le alte dirigenze si rientra in un discorso di privacy.  Ma io sono invece d’accordo con coloro che dicono che la normativa è ambigua e bisogna cambiarla, semplificando e dicendo semplicemente ‘sì o no’. E in ogni caso quando io personalmente faccio il presidente di una commissione di concorso tengo sempre le porte spalancate. 

“Si tratta di lamentele di piccolo cabotaggio”

Lei ha partecipato a due selezioni per la direzione dei musei nazionali. Com’erano le porte? Aperte o chiuse?
A dire il vero le porte non le ricordo chiuse. Ma può anche essere che in 5 minuti dei 20 di colloquio la porta si sia anche chiusa, magari a causa una corrente d’aria, non so. Ho saputo però che i colloqui sono stati registrati, per cui più trasparenza di così…

Nella giornata di ieri c’è stata una forte polemica in Italia legata alla bocciatura dei nuovi dirigenti in quanto ‘stranieri’. Lei cosa ne pensa in merito?
La norma in generale dice che non si possono assumere persone prive di cittadinanza italiana per quelle posizioni che ‘determinano l’essenza dello Stato’. Per me è chiaro come questi settori siano la Difesa, la Giustizia e le grandi Direzioni Generali. Il criterio invece non dovrebbe valere per i direttori dei musei, dato che in tutto il mondo per questi ruoli esiste una mobilità internazionale. Insomma: anche il cittadino con il suo buon senso davanti a questa bocciatura resta allibito. Insomma: c’è proprio bisogno di fare pulizia tra le norme.

“C’è una regoletta che lo prevede? Beh, allora povera Italia”

Come ha giudicato ieri le reazioni della politica? Da una parte il ministro competente Dario Franceschini ha detto di vergognarsi rispetto al resto del mondo, scegliendo di fare ricorso al Consiglio di Stato in quanto secondo grado della giustizia amministrativa. Il segretario del PD Matteo Renzi e il ministro della Giustizia Andrea Orlando invece hanno parlato della necessità di cambiare il TAR, più che le norme.
La reazione di Franceschini è stata molto composta e quindi anche da questo punto di vista io l’ho apprezzata. Mi auguro che parallelamente si trovi l’occasione per consentire all’Italia di semplificare le sue norme, prendendo anni di giurisprudenza e sistematizzandola. Bisogna arrivare a dire che queste sentenze non vanno bene e vanno annullate attraverso una legge. Così come invece quelle che vanno bene devono poter diventare legge. Chiarendo una volta per tutta quali sono le corrette procedure da seguire. 
In ogni caso le battute di Renzi e Orlando sono state probabilmente male interpretate: anche cambiare il TAR vuol dire in realtà cambiare le norme. 

“E' chiaro che la magistratura, nell’interpretare le norme, dovrebbe avere dalla legge una guida più chiara”

Il direttore degli Uffizi di Firenze ha anche fatto una battuta, ricordando che i giudici che hanno bocciato i direttori dei musei sono gli stessi che invece hanno salvato i ‘centurioni’ che a Roma stazionano davanti al Colosseo e che la politica voleva allontanare. 
Io non scendo a livelli di questo tipo, anche se è tutta la vita che spero che i centurioni spariscano. Ma la stessa cosa dovrebbe avvenire anche per quell’orribile mercato davanti agli Uffizi, però.