Serve un progetto ambizioso
La Giunta provinciale, preoccupata per la perdita di valore dei redditi da lavoro, ha giustamente allargato l’orizzonte sulle sfide che ci aspettano nei prossimi anni e decenni, spostando la discussione sulla futura allocazione delle risorse pubbliche e su quali settori investire maggiormente. Il potere d’acquisto invece va affrontato subito e a prescindere dalle questioni strategiche, alle quali ovviamente non vogliamo e non possiamo sfuggire. È ben noto che il potere d'acquisto degli stipendi e delle pensioni, la cui rivalutazione è legata alle dinamiche nazionali, ristagna o è in calo. Tra le cause locali va ricordato il costo della casa, l'inflazione, mediamente più alta che nel resto del territorio, e altri piccoli balzelli.
La contrattazione integrativa, nonostante il buon andamento dell'economia, ha portato benefici solo a una parte del mondo del lavoro, soprattutto nei grandi gruppi nazionali e nelle imprese locali di una certa dimensione, o in quelle più innovative. Ma abbiamo molti settori, soprattutto nei servizi, che sono spesso scoperti. La contrattazione non è poi sempre facile dentro un'economia contraddistinta da imprese piccole o piccolissime.
La politica locale, dopo i tagli del fisco per le imprese, che ha sicuramente avuto anche risvolti positivi per l'occupazione, ha preso atto che di quei soldi poco o nulla è finito nelle buste paghe dei dipendenti. Ora si rilancia con una proposta nuova che riaumenta l’Irap a chi non firma contratti integrativi e lascia la percentuale invariata per chi garantisce salari superiori rispetto al contratto collettivo nazionale. La proposta in linea di massima non è sbagliata, ma va legata a criteri verificabili e anche flessibili. Vincolo inderogabile deve essere l’applicazione del contratto di settore firmato dalle organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentative. I contratti pirata firmati da fantomatiche associazioni con l'unico scopo di derogare ai diritti e agli stipendi non vanno presi in considerazione. Compito della Giunta rimane quello di incentivare le parti sociali a trovare soluzioni a favore delle buste paghe dei dipendenti attraverso la contrattazione aziendale e territoriale e il contrasto ai contratti truffa.
Vanno, infine, rifiutati eventuali tentativi della politica di sostituirsi alle associazioni datoriali e sindacali più rappresentative su temi di loro esclusiva competenza. Il presidente Kompatscher, concordando su questa premessa, ha invitato le parti sociali a trovare in tempi certi proposte concrete da sottoporre alla Giunta. Sarebbe inoltre utile rendere più trasparenti i livelli reali di remunerazione del lavoro in Alto Adige, che a volte sono legati alla contrattazione individuale o paternalistica, provocando anche qualche inutile polemica tra le parti sociali.
Le altre due proposte immediate, la riduzione dell’Imu per chi affitta ai residenti e aumentarla per gli alloggi sfitti, vanno nella direzione da noi auspicata da tempo. Vanno semmai stabiliti i dettagli. Allargare la No Tax Area per l’imposta regionale rispecchia la nostra vecchia proposta, mai presa sinora in considerazione da parte della Giunta. Così come non è negativo, prevedere un minimo di progressività nella tassazione regionale per i redditi molto elevati.
Prendiamo atto di queste proposte subito attuabili, ma siamo del parere che serva un accordo che vada ben oltre. Il salario rimane ovviamente una parte centrale della discussione. Essa va però allargata al potere d'acquisto più in generale, che va salvaguardato per tutti i redditi. Qui penso al capitolo casa, che porta via una parte consistente dei redditi dei cittadini. La nostra inflazione è vicina agli obiettivi ritenuti ideali della Bce, ma non possiamo ignorare che i valori nazionali ci penalizzano, perché rappresentano la base per gli aumenti salariali nazionali e delle pensioni. Va valutato l'impatto degli incentivi e degli aiuti sociali e quanto essi aiutino a sfuggire al rischio povertà e sul loro futuro in questi tempi incerti. Le imposte provinciali stesse possono sicuramente migliorare la situazione reddituale, ma va anche studiato l’impatto sul bilancio provinciale e sul welfare locale.
Parlando del futuro di questa terra vanno pure create condizioni ottimali per la crescita della nostra economia, che si trova ormai stabilmente di fronte a cambiamenti continui. La digitalizzazione impone nuovi percorsi formativi e di apprendimento continuo, nonché qualche intervento sugli ammortizzatori sociali futuri.
L'invecchiamento della popolazione va poi governato. Esso non va visto come un appesantimento per le casse pubbliche, ma come un valore fatto di esperienze. Incentivare l’impegno degli anziani nei vari settori del volontariato, oltre ad agevolare tante persone a rendersi utili alla società, sarebbe anche una boccata di ossigeno per le casse pubbliche. Servono le condizioni per un apprendimento continuo anche in età avanzata e condizioni ambientali e sanitari per rimanere a lungo in buona salute. Il "Patto per l'Alto Adige" tra parti sociali e politica è una proposta sicuramente ambiziosa, che però vale la pena avviare. Ridurre la discussione ai salari sarebbe estremamente riduttivo e difficilmente porterebbe a risultati concreti. Siamo consapevoli che gli argomenti in campo sono ampi e che serve un confronto franco per capire se esistano le condizioni per una condivisione larga almeno su alcune parti. Vero è che il 23 luglio la giunta ci ha lanciato un segnale preciso: aspettiamo le vostre proposte in tempi ragionevoli. Il mancato risultato sarebbe un indebolimento del ruolo delle parti sociali nei confronti di una politica da sempre largamente autosufficiente. Oggi la “Sozialpartnerschaft” sembra un obiettivo possibile se riusciamo a cogliere i segnali che ci arrivano.