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Eco-populisti ? Sì, della Domenica!

Secondo alcuni il Sudtirolo è un luogo in cui ecologisti e populisti vanno a braccetto con nefaste conseguenze per tutti. Ma è davvero così ? Dipende. Dal contesto.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

In un interessante post di Klemens Koessler pubblicato su Salto (leggi qui) l'autore sostiene la tesi che in Sudtirolo gli ambientalisti siano un movimento radicale, fortemente populista, diffuso e talmente potente da essere perfino capace di condurre campagne mediatiche tali da portare alla totale inattendibilità/delegittimazione dei contadini (testualmente "Die totale Unglaubwürdigkeit der Bauern"). 

Solo chi vive in Alto Adige e conosce la strapotenza, anche politica della Bauernbund può capire l'enormità dell'affermazione di Koessler. Affermazione comunque che ha del vero ma che va contestualizzata, per essere compresa, all'attuale momento storico.

In realtà quello che Koessler scrive è interessante proprio perchè emblematico. Le sue affermazioni sono la materializzazione, il manifesto di quel radicale mutamento culturale avvenuto negli ultimi 15-20 anni che ha condotto ad un lento, progressivo quanto inesorabile e altrettanto radicale mutamento nel rapporto, nel sentimento stesso che lega la gente con il proprio territorio.

Mutamento che ha coinvolto la società nel suo insieme, ambientalisti compresi, e che si è tradotto nella pacifica accettazione di un nuovo modello, basato su una matrice prettamente economica, di gestione della risorsa naturale.

Insomma, l'epoca dei Benedikter (Alfons naturalmente) e delle leggi di ferrea tutela di ambiente e paesaggio, l'epoca in cui conservazione dell'ambiente e tradizione popolare erano tutt'uno, l'epoca in cui raccogliere qualche genziana in un prato di alta montagna era considerato uno sfregio alla natura e le Guardie Forestali erano lì apposta per ricordartelo, quell'epoca è finita per sempre. Finita senza che nessuno avesse nulla da ridire, e che ha prodotto un' enorme trasformazione del territorio, sempre più risorsa economica, sempre meno risorsa naturale.

Di quell'epoca è rimasto ben poco, forse nemmeno il ricordo visto che nessuno sembra notare che ora le Guardie Forestali non controllano più se raccogli genziane o ranuncoli semplicemente perchè spariti, sostituiti (anche in alta quota), nella generale indifferenza, da prati concimati e seminati con specie ben più adatte alla produzione di foraggio. E che i boschi siano ormai piantagioni, attraversati da un fitto dedalo di strade, più che forestali vere e proprie camionabili, ad uso e consumo dei mezzi pesanti utilizzati per il taglio della legna; boschi ormai impenetrabili perchè privi di un sottobosco degno di questo nome, cosparsi di ramaglie di scarto abbandonate perchè troppo onerose da rimuovere.

O che nessuno si ricordi più com'è fatto un melo tanto siamo abituati a quei miseri simulacri di piante costrette in infiniti angusti filari di cemento, più simili a bonsai, e che senza un abbondante ricorso alla chimica (somministrata per altro anche a noi, che tanto male non fa) non sopravviverebbero più di qualche stagione.

E se nessuno ricorda e nota, figuriamoci se qualcuno dissente !

L'accettazione di questo modello infatti, percepito globalmente come "giusto" dalla popolazione anche perchè in buona parte ne ha ottenuto immediato beneficio economico, è stata talmente profonda e maggioritaria, talmente priva di voci di dissenso o di proposte alternative, che anche il movimento ecologista, pur sempre rappresentanza del sentire popolare, ha finito con l'arretrare su posizioni sempre più sfumate, sempre più di facciata (inceneritore, aeroporto, la difesa di qualche malga in area protetta...) e sempre meno di sostanza, fino al risultare quasi avulso dalla realtà, fino ad avallare implicitamente questo modello. Schiacciati dal pensiero unico dominante, compressi dalle esigenze elettorali che impongono di andare a cercare consensi che con la difesa dell'ambiente non si trovano più.

Non me ne voglia Benedikter (Rudolf in questo caso!) se lo cito, senza intento polemico ma solo come esempio a supporto della mia tesi, ma altrimenti come spiegare iniziative isolate come questa ? A volte viene davvero il sospetto che nei boschi non ci vadano mai se non nelle gite domanicali...

Ecco, è proprio in questo contesto che le affermazioni di Koessler assumono un senso compiuto: in un contesto così totalizzante e appiattito anche un episodio tutto sommato isolato e numericamente poco rilevante di dissenso come quello di Malles può risultare dissonante e fastidioso, fino ad essere considerato delitto di lesa maestà.


Ha ragione Koessler allora ?

Sì, se il contesto è questo (e che piaccia o meno la realtà sudtirolese al momento è questa) ha ragione lui !

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Mensch Ärgerdi… Gio, 08/27/2015 - 08:43

Non so in che ambito lavorativo sia attivo il signor Sette, o quanto abbia visto del mondo, ma con quest'articolo mi sembra un pò campato per aria e basato tutt'al più su impressioni.
L'autore ha la benchè minima idea dell'evoluzione normativa in ambito di tutela ambientale avvenuta negli ultimi 15/20 anni? Ha idea di cosa, quanto e come si spruzzava 20 anni fa in confronto ad oggi? Ha mai visto boschi al di fuori dell'Alto Adige, dove la sitauzione non è minimamente paragonabile alla nostra? Spero di sbagliarmi ma non mi sembra.

Gio, 08/27/2015 - 08:43 Collegamento permanente