Seit 50 Jahren le persone al centro
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Das Jahr 2025 war in zweierlei Hinsicht ein besonderes Jahr für den Coopbund. Zum einen, weil die Vereinigung ihr 50jähriges Bestehen gefeiert hat. Zum anderen, weil es das „Jahr der Genossenschaften“ der UNO war. Beides gutes Gründe für ein großes Interview mit drei Personen, die die Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft der Vereinigung prägen: Alberto Stenico, Heini Grandi und Monica Devilli. Stilecht und ganz im Sinne der interethnischen Natur der Vereinigung in zwei Sprachen.
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Per iniziare, volete presentarvi tutti e tre brevemente?
Alberto Stenico: Sono Alberto Stenico, sono nato a Bolzano nel 1949 in una famiglia operaia. Sono cresciuto in città e dopo il diploma di maturità sono andato immediatamente a lavorare nel settore delle costruzioni. Successivamente ho avuto dal sindacato la proposta di occuparmi della rappresentanza della categoria delle costruzioni e poi anche di altre categorie. Dal 1972 al 1989 sono stato nel sindacato CGIL/AGB di Bolzano e da quel momento su proposta di un gruppo di cooperative ho assunto un ruolo all’interno di quella che all’epoca si chiamava “Lega Cooperative”, che poi è diventata “Lega Coopbund” e ho svolto il ruolo di presidente dal 1989 al 2011.
Heini Grandi: Mein Name ist Heini Grandi, ich bin in Bozen geboren und habe in Wien und in Innsbruck Geschichte und Germanistik studiert. Noch während ich das Studium beendet habe, habe ich gemeinsam mit zwei Freunden „CTM – Cooperazione Terzo Mondo“ gegründet, daraus wurde dann das heutige „AltroMercato“, also die Importorganisation für fairen Handel in Italien und das Konsortium, bei dem alle Weltläden in Italien angeschlossen sind. Von 2011 bis 2021 war ich dann Vorsitzender von „Lega Coopbund“, die dann gegen Ende meines Vorsitzes in „Coopbund“ umbenannt wurde. Mittlerweile bin ich wieder bei „AltroMercato“ tätig und Geschäftsführer des Bereichs, der für den Import von fair gehandelten Bananen zuständig ist. Und ich bin auch in verschiedenen Genossenschaften aktiv.
Monica Devilli: Mein Name ist Monica Devilli, ich bin in Bozen geboren und in München aufgewachsen. Für mein Jurastudium in Trient bin ich nach Italien zurückgekommen. Nach meinem Praktikum bei einem Rechtsanwalt, habe ich 2003 beschlossen bei „Lega Coopbund“ zu arbeiten. Anfangs habe ich Revisionen und Rechtsberatung gemacht und die Genossenschaften in ihrer Startup-Phase unterstützt. Dadurch habe ich die Genossenschaften sehr gut kennengelernt, denn wenn man Revisionen macht und die Genossenschaften in der Startup-Phase betreut, weiß man wie sie zustande kommen und man kennt die Menschen, die die Genossenschaften gründen. Seit 2021 bin ich Vorsitzende von „Coopbund“ und vorher war ich fünf Jahre lang die stellvertretende Vorsitzende von Heini. Also ich habe sowohl mit Alberto also auch mit Heini ziemlich eng zusammengearbeitet.
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Il settore pubblico e il settore privato non coprono tutti i bisogni della popolazione. C’è tutta una serie di bisogni spesso anche immateriali e relazionali e che riguardano il rapporto dei cittadini con la società, che non si soddisfano solo comprando qualcosa e che non si risolvono nemmeno con una legge o un decreto. Ma si soddisfano o si risolvono con l’autogestione da parte dei cittadini di aspetti della loro vita, che il mercato e lo Stato non possono fornire.
Alberto Stenico
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Aus Ihren drei Biografien klingt eine große Leidenschaft für das Genossenschaftswesen heraus. Woher kommt das?
Devilli: Bei mir ist das ganz einfach: Vor über 20 Jahren kannte ich das Genossenschaftswesen nicht gut, weil ich nie damit in Kontakt gekommen bin. Im Studium und auch noch in der Oberschule wird oft nicht so sehr auf diese Unternehmensform eingegangen. Und wenn man damit nie in Kontakt kommt, ist es schwierig, das Genossenschaftsmodell wirklich zu verstehen. Nicht nur aus rechtlicher, sondern auch aus kultureller Sicht. Ich hatte aber vor über 20 Jahren die Gelegenheit, die Genossenschaftswelt kennenzulernen und bin eigentlich ein bisschen aus Zufall dort hineingekommen. Was aber daraus entstanden ist, ist eine Leidenschaft, weil man im Genossenschaftswesen sehr viel mit Menschen zu tun hat, mit ihren Problemen und mit ihren Träumen. Man muss sich also auch ein bisschen in die Menschen hineinversetzen können und man braucht eine bestimmte Einstellung zum Leben, zur Arbeit, zur Gesellschaft und zur Rolle der Gesellschaft in unserem Leben. Und es hat natürlich auch viel mit Verantwortung zu tun.
Grandi: Da kann ich mir nur anschließen. Auch mir ist es sehr ähnlich gegangen, ich kannte das Genossenschaftswesen eigentlich nicht. Auch in meinem Geschichtsstudium kam es nur ganz am Rande vor. Wirklich entdeckt habe ich das Genossenschaftswesen in Verona, in Zusammenhang mit „AltroMercato“. In Verona gab es eine Vereinigung von verschiedenen Genossenschaften und die hat uns auf das Modell der Genossenschaft gebracht. Wir haben damals ein Unternehmensmodell gesucht, um den fairen Handel in Italien zu verbreiten. Uns hat die Idee überzeugt, verschiedene Akteure in ganz Italien in einer Partnerschaft bzw. in Zusammenarbeit zusammenzubringen.
Stenico: Per me la motivazione è stata il salto dal mondo del conflitto sociale che è quello del sindacato al mondo della cooperazione. Dopo un lungo periodo di situazioni che all’epoca erano molto dure – la prima crisi industriale, licenziamenti, sacrosante lotte per il posto di lavoro – mi affascinava l’idea di un mondo dove il posto di lavoro te lo costruisci tu, dove l’impresa è tua, e dove non c’è il conflitto tra capitale e lavoro, ma dove capitale e lavoro sono nelle stesse mani, nelle mani dei soci della cooperativa.
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Parliamo invece della storia del Coopbund. Com’è nato?
Stenico: Io conoscevo già alcune cooperative nel settore delle costruzioni fatte dagli operai. Su spinta di un gruppo di queste cooperative abbiamo deciso di aprire questa associazione di rappresentanza a Bolzano per trovare una nostra giusta collocazione. Quindi l’associazione è nata dal basso, dalle cooperative stesse, che volevano essere rappresentate da un’organizzazione che condivideva i loro valori e il loro modo di pensare. E all’epoca l’associazione era abbastanza unica. Non ha copiato quasi niente da altre associazioni. Inoltre è nata bilingue, sia italiana che tedesca in un mondo dove invece è necessario avere fin da subito una collocazione. Noi siamo quindi partiti con una concezione interetnica. Siamo partiti con una concezione di autonomia dai partiti politici, una cosa che non è scontata, visto la lunga tradizione delle cooperative politicizzate in Italia. Noi invece abbiamo mantenuto una linea molto pluralista e abbiamo cercato di organizzarci sulla base del contesto locale: piccole cooperative, un forte intreccio tra sociale ed economico e la porta aperta anche dal punto di vista culturale. E questo ci ha portato anche a crescere molto.
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Mir war es aber immer wichtig, dass der Verband für alle Südtiroler Genossenschaften da ist, also für italienischsprachige, deutschsprachige, ladinischsprachige, aber auch für „die neuen Südtiroler“, für diejenigen die neu in unser Land kommen. Wichtig sind die Menschen und nicht das, was uns trennt, sondern das, was uns vereint.
Heini Grandi
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Immagino che il Coopbund in questi 50 anni sia anche cambiato molto. Ci sono stati dei momenti chiave in ciascuna delle vostre presidenze?
Grandi: In meinen 10 Jahren als Vorsitzender ist sehr viel passiert. Der Verband ist stark gewachsen und stabiler geworden. Mir war es aber immer wichtig, dass der Verband für alle Südtiroler Genossenschaften da ist, also für italienischsprachige, deutschsprachige, ladinischsprachige, aber auch für „die neuen Südtiroler“, für diejenigen die neu in unser Land kommen. Wichtig sind die Menschen und nicht das, was uns trennt, sondern das, was uns vereint. Auch wollten wir eine Vertretung für die Genossenschaften in ganz Südtirol sein, also nicht nur auf Bozen oder auf die Städte fokussiert, sondern auch auf das ländliche Gebiet. Das klingt banal, ist es aber absolut nicht, denn hier gibt es immer noch große Diskrepanzen. Deshalb war mir auch eine starke Zusammenarbeit mit den vier Genossenschaftsverbänden wichtig. Das Ziel war es die Verbände zusammenzuführen, was auch zum Teil gelungen ist Denn wir haben es geschafft, zwei Verbände zu vereinen: aus „Lega Coopbund“ und „Confcooperative“ wurde „Coopbund“. Und was uns auch gelungen ist, ist eine gute Zusammenarbeit mit dem deutschen Raiffeisenverband.
Devilli: Per me era molto facile perché quando ho preso la presidenza mi è stata consegnata un’organizzazione che aveva fatto un percorso molto ambizioso, ma anche molto vincente. Partendo già con un approccio interetnico del rispetto delle culture, nell’organizzazione erano già inserite i valori centrali. Valori centrali che sono anche gli elementi di base sui quali si basano le nostre cooperative. Poi, i tempi sono cambiati moltissimo e in maniera molto veloce, soprattutto negli anni di Heini. C’è stata un’accelerazione di tanti aspetti e sono successe tante cose. Heini però ha saputo molto bene portare avanti quello che Alberto aveva seminato, ma ha saputo anche adattarlo a quelle che erano le nuove esigenze. In questi ultimi quattro anni invece ho percepito un’ulteriore accelerazione. Quindi dovevo anche un po’ mettere a terra tutto quello che avevamo raggiunto in precedenza. E ci sono anche state nuove sfide: tutti gli esiti della crisi pandemica, ma anche tutti i cambiamenti che ci sono stato nel settore delle cooperative sociali, che è il cuore pulsante della nostra organizzazione. Oggi noi con oltre 120 cooperative sociali nell’associazione rappresentiamo più del 80% delle cooperative sociali in Alto Adige. Questo è stato un po’ il mio focus negli ultimi anni, oltre a concretizzare alcune cose che richiedono un periodo di avio molto lungo, come ha raccontato anche Heini. Per esempio, andare nelle periferie, in teoria suona molto semplice. Basta prendere la macchina e fare 70 chilometri, ma in realtà dobbiamo affrontare le culture diverse, le mentalità diverse, e anche il tema linguistico che non è da sottovalutare. Noi siamo riusciti a farlo perché ci siamo attrezzati come organizzazione. Ci siamo adeguato al cambiamento dei tempi, abbiamo adottato delle modalità e coinvolto delle persone che lavorano per noi e che sono del territorio. E stiamo iniziando a rispondere a quelle che sono le nuove esigenze delle nostre cooperative. Quest’ultima cosa però in realtà non è nuova. Fa parte del nostro stile da 50 anni e intendiamo restare su questa rotta di totale apertura rispetto alle culture, le lingue e le persone anche nel futuro.
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Und besonders wichtig sind die neuen Generationen. Wir möchten ihnen eine Unternehmensform vorstellen, die auf Werte setzt und den Menschen in den Mittelpunkt stellt. Deswegen ist es uns auch wichtig, in die Schulen und Universitäten zu gehen. Denn für viele junge Menschen ist das Genossenschaftswesen eine interessante Alternative.
Monica Devilli
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Come invece vi immaginate il futuro del Coopbund?
Stenico: Io penso che le cose, che stanno succedendo, confermino un ragionamento che noi abbiamo sempre fatto, ovvero: per la nostra società non è sufficiente che ci siano istituzioni efficienti e capaci, non è sufficiente nemmeno che ci sia un mercato efficiente. Il settore pubblico e il settore privato non coprono tutti i bisogni della popolazione. C’è tutta una serie di bisogni spesso anche immateriali e relazionali e che riguardano il rapporto dei cittadini con la società, che non si soddisfano solo comprando qualcosa e che non si risolvono nemmeno con una legge o un decreto. Ma si soddisfano o si risolvono con l’autogestione da parte dei cittadini di aspetti della loro vita, che il mercato e lo Stato non possono fornire. Questo spazio tra Stato e mercato sta aumentando. Anche perché c’è una crisi delle istituzioni burocratiche che lascia insoddisfatte le persone, nonché una crisi del grande mercato che offre merci che non soddisfano e non risolvono i veri problemi delle persone. E noi e le cooperative avremmo sicuramente un ruolo in questo spazio crescente: il ruolo di una cittadinanza attiva che riesce a produrre quello che le altre istituzioni non riescono a produrre.
Grandi: Ich denke, das Genossenschaftsmodell hat auch in Zukunft eine gute Chance, wenn es immer von den Bedürfnissen der Menschen ausgeht. Diese Bedürfnisse und die Probleme werden sich verändern. Unsere Chance ist aber groß, wenn wir es schaffen auch in Zukunft auf diese Bedürfnisse einzugehen und sie zu erfüllen. Dazu habe ich zwei konkrete Beispiele: Es gibt das neue Phänomen der Bürgergenossenschaften, die ganz konkrete Antworten auf die Probleme der Menschen in der Peripherie finden. Ein anderes Beispiel ist sind die neuen Formen des Wohnens. Auch hier kann das Genossenschaftswesen ganz konkrete Antworten bieten, für Probleme, die – wie Alberto gesagt hat – das Private, aber auch der Staat nicht lösen können. Und wir als Coopbund sind auch in Zukunft da, um die Genossenschaften dabei zu unterstützen.
Devilli: Genau. Wir setzen heute auf die Gemeinschaft. Für uns sind die Bürger und Bürgerinnen wichtig, von ihnen und ihren Bedürfnissen geht alles aus. Und besonders wichtig sind die neuen Generationen. Wir möchten ihnen eine Unternehmensform vorstellen, die auf Werte setzt und den Menschen in den Mittelpunkt stellt. Deswegen ist es uns auch wichtig, in die Schulen und Universitäten zu gehen. Denn für viele junge Menschen ist das Genossenschaftswesen eine interessante Alternative.
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Es gab auch eine große Feier zum 50-Jahr-Jubiläum. Möchten Sie dazu etwas erzählen?
Devilli: 2025 war natürlich ein besonderes Jahr für uns. Wir hatten viele Initiativen, die darauf abgezielt haben, mit der Gemeinschaft in Kontakt zu kommen, aber auch im Dialog zu bleiben. Rimanere in ascolto, questo è un grande tema. Quindi abbiamo organizzato due eventi molto importanti. Uno per la cittadinanza: a fine giugno abbiamo fatto una festa in Piazza Mazzini a Bolzano, che era rivolta a tutti cittadini, anche a coloro che non hanno niente a che fare con il mondo delle cooperative. In questo evento ci siamo un po’ presentati, ma abbiamo anche festeggiato insieme questo traguardo dei 50 anni. E poi abbiamo fatto anche un secondo evento, una festa alla fine di settembre, che era invece rivolta alle nostre cooperative. Cooperative che dobbiamo ringraziare per aver creduto nella nostra organizzazione, ma anche per aver fatto crescere il mondo delle cooperazioni con il loro impegno quotidiano. E dobbiamo ringraziare anche tutti i nostri stakeholder con i quali noi lavoriamo ogni giorno, cioè le altre organizzazioni territoriali, il Raiffeisenverband, con il quale condividiamo valori molto importanti, ma anche tutte le organizzazioni privati e pubbliche che hanno a che fare con il mondo delle cooperative. Es gibt so viele Schnittstellen in diesen Bereichen und wir haben versucht, alle zu involvieren. Und an diesem Abend für die Genossenschaften haben wir versucht, ganz offen zu erzählen, wer wir eigentlich sind. Perché quello che anche ci caratterizza sono le storie concrete che possiamo raccontare.
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2025 ist auch das Jahr der Genossenschaften der UNO. Welche Bedeutung hat das für euch?
Devilli: Das Motto des Jahres war sehr gut: „Genossenschaften schaffen eine bessere Welt“. Das haben wir sehr wertgeschätzt. Denn unser Motto lautet ganz ähnlich: „La nostra esperienza cooperativa – ein Gewinn für alle!“ Das ist ein bisschen ein Wortspiel, das darauf anspielt, dass Gewinnmaximierung in Genossenschaften keine Rolle spielt, weil man den Gewinn nicht aufteilen kann. Es gibt aber einen Gewinn auf einer anderen Ebene, nämlich der sozialen. Und der ist für alle wichtig. Wir haben am Anfang des Jahres zusammen mit dem Raiffeisenverband eine Initiative organisiert, um nochmal zu unterstreichen, welche wichtige Rolle Genossenschaften in unserem Land seit vielen Jahren spielen. Und ich glaube, es war auch ein schöner Zufall, dass wir ausgerechnet heuer unser 50jähriges gefeiert haben.
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