Fugatti
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Politica | trentexpress

Il senso di Fugatti per le istituzioni

Il presidente trentino ha diffuso attraverso l'ufficio stampa della Regione un comunicato per comunicare la posizione del centrodestra per il Quirinale.

Niente da fare: l’aviense (nato veronese, a Bussolengo) Maurizio Fugatti non conosce la “grazia di stato”, quella che i cattolici credono ti venga data in divina, soprannaturale aggiunta quando ti accade di essere chiamato ad alto ruolo, da papa in giù. Anche da fresco presidente della Regione autonoma Trentino – Alto Adige/Südtirol il senso di Fugatti per le istituzioni non è certo sviluppato come il senso di Smilla per la neve. O il senso dello stesso Fugatti per il lupo o l’orso, i predatori che i propagandisti salvinisti cavalcano più selvaggiamente.

Diciamo che il presidente trentino ha una visione molto approssimativa delle distinzioni di ruoli e del galateo istituzionale. Lo conferma il suo comportamento di questi giorni in cui si trova a Roma, eletto dal Consiglio regionale, a rappresentare la nostra Regione nell’elezione del nuovo, o della nuova, presidente della Repubblica, insieme a Sepp Noggler e a Sara Ferrari.

“Grande elettore” dunque, uno dei 1009 eletti che eleggeranno l’Eletto, ma sempre con un’ottica di piccolo cabotaggio.

Il 25 gennaio alle 17.32 infatti l’ufficio stampa della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol ha diffuso il seguente comunicato: “Trento 25 gen. Oggi il centrodestra ha dimostrato di essere saldo e compatto nel presentare una terna di nomi come candidati alla Presidenza della Repubblica. Credo che non si tratti di nomi che hanno una caratterizzazione politica, ma sono convinto che su questi profili ci possa essere una convergenza che vada al di là degli steccati ideologici. Penso, quindi, che queste personalità possano avere la giusta attenzione al tema delle autonomie. Così il Presidente della Regione Trentino – Alto Adige Maurizio Fugatti”.


E va bene che il comunicato è firmato da Davide Cordua, ex ufficio stampa della Lega Salvini Premier in parlamento (dal 2011 al 2021)  ex Padania, assunto nel maggio scorso da Fugatti in Regione, uomo dunque di partito più che di istituzioni autonomistiche. Ma è il presidente della Regione Fugatti, presidente di tutte e di tutti, che – almeno quando è “grande elettore” – dovrebbe pensare da uomo di istituzioni e non da politico salvinista in permanente campagna elettorale. E dunque limitarsi a un post personale su Facebook (143 like, in questo caso) senza ricorrere a un comunicato ufficiale della presidenza della Regione.

Da presidente della Regione aveva parlato – in un passeggero momento di consapevolezza istituzionale – il 19 gennaio scorso subito dopo l’elezione a “grande elettore” in Consiglio regionale. “È una grande responsabilità essere stato nominato grande elettore per la nostra Regione. Ringrazio il consiglio regionale per il mandato che mi è stato dato. Credo che dovremmo puntare l’attenzione su un Presidente della Repubblica che abbia a cuore le autonomie speciali, perché questo è un tema che sicuramente porteremo all’attenzione del dibattito su chi deve essere il successore di Mattarella. Serve un presidente che abbia a cuore i temi del federalismo, dell’autogoverno e dell’autonomia. Per il momento è prematuro parlare di nomi, ma è importante parlare di tematiche e da territorio di autonomia speciale credo che questo sia il tema principale”.

Solo che – anche quando gioca con la casacca salvinista – usa impropriamente l’ufficio stampa della Regione.

Ebbene, sono bastati tre giorni di votazioni romane, di “pappa-e-ciccia”, “culo-e-camicia” con i Salvini, i Giorgetti, i Fedriga, gli Zaia, i Fontana, per ri-trasformare Fugatti in leader leghista in campagna elettorale permanente. E il fatto che il comunicato del 25 gennaio non sia comparso tra le news ufficiali sul sito della Regione è indice di questa bis-coscienza di Fugatti double-face: uomo di istituzione e uomo di partito a corrente alternata. Solo che – anche quando gioca con la casacca salvinista – usa impropriamente l’ufficio stampa della Regione.

Niente da fare, non ce la fa, a distinguere i ruoli.

 

Si sperava che almeno i dubbi sulla effettiva possibilità di tenere il maxiconcerto di Vasco Rossi il prossimo 20 maggio l’avrebbe indotto a frenare sul suo entusiasmo da promoter, del tutto eccentrico, per non dire inadeguato per il ruolo che ricopre. E invece questo entusiasmo lo spinge a tenere, da mesi ormai, la pubblicità del Vasco Live come foto di testa sul suo profilo ufficiale Facebook. Che appare particolarmente stonata in questi giorni, visto che Fugatti ha voluto pubblicare là sotto il suo pensierino sulla Giornata della Memoria con foto di lager.

D’altra parte, ci sono voluti alcuni centinaia di morti da Covid perché si decidesse a rimuovere, dalla stessa pagina istituzionale, una sgangherata foto sua con sodali salvinisti trionfanti e ghignanti dopo la vittoria elettorale di ottobre 2018. E ora che il Covid ha ripreso a imperversare, Fugatti ha ripreso con i suoi Covid live show quotidiani di aggiornamento, sempre in chiave autopromozionale, sulla pandemia in Trentino. Perché il Ventitré è ormai vicino e – da Vasco ai Vax alle Vasche del Transatlantico di Montecitorio – tutto fa brodo elettorale.