Cultura | Salto weekend

DRIN. Spazio alla cultura

Uno spazio di coworking per giovani freelance rigenera uno degli edifici che hanno fatto la storia di Bolzano.
Drin
Foto: Francesco Piazza

Il palazzo degli ex-Telefoni di Stato sorge all’angolo tra Piazza Adriano e Corso Italia. Tra gli anni ‘60 e ‘90 da qui passavano tutte le chiamate sia urbane che extraurbane ed internazionali, un grande traffico umano e telematico a cui è seguito un totale abbandono. Da pochi anni tuttavia una parte dell’edificio è tornato a vivere grazie ad un progetto di rigenerazione urbana che con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano e l’iniziativa dell’associazione BeYoung, ha trasformato il piano terra del palazzo in uno spazio di coworking chiamato DRIN.
Ora si vorrebbe che lo spazio diventasse un punto di riferimento per i giovani di Bolzano, un crocevia di idee e progetti, un punto fermo per conoscere l’attività culturale della città, parteciparvi e contribuirvi.
A coordinare il rinato traffico umano e creativo di DRIN sono Francesco Piazza e Chiara Sartori, due giovani progettisti culturali che per conto di BeYoung gestiscono l’attività dello spazio. Entrambi hanno una visione di quale sia la vocazione di DRIN e di quello che potrebbe diventare.

 

Salto.bz: Cos’è DRIN, cosa succede esattamente qui e da dove è nata l’idea di uno spazio di questo tipo?

Francesco Piazza: DRIN è un progetto di coworking dell’associazione Be-Young, nato all’interno di uno spazio messo a disposizione dall’amministrazione provinciale. E’ nato nel 2019 come progetto di coworking ma negli anni poi si è evoluto cercando di essere un luogo di cultura ed educazione per giovani bolzanini o studenti universitari, attraverso eventi con ospiti esperti del settore culturale e artistico. DRIN vuole essere una sorta di booster, che dia la possibilità ai giovani di lavorare qui gratuitamente ma anche di trovare nuovi spunti con incontri di formazione.
Siamo sempre aperti alle proposte di chi viene qui, negli anni è capitato spesso che i coworker proponessero dei progetti o degli eventi che poi abbiamo realizzato.

 

 

Chi sono al momento gli ospiti dello spazio? Sulla base di cosa vengono scelti?

Chiara Sartori: Ci sono alcuni coworkers che ormai sono quasi fissi, sono qui da quando abbiamo iniziato e sono di diversa natura; non sono necessariamente solo professionisti dell’ambito creativo o culturale ma persone che lavorano come autonomi o anche studenti che sfruttano lo spazio per le loro attività. Diamo anche la sala piccola in affitto gratuito ad artisti che possono usarla come atelier oppure come spazio espositivo per mettere in mostra i loro lavori.
La destinazione quindi più che strettamente culturale è giovanile, ovvero uno spazio per giovani – idealmente fino ai 35 anni, ma con qualche eccezione – che costituisca un luogo di ritrovo in cui fare anche amicizia e conoscersi.

Francesco Piazza: Sono nate anche reti all’interno di DRIN. Abbiamo avuto dei coworkers che venivano a lavorare qui regolarmente ogni giorno e che conoscendosi hanno iniziato a collaborare formando poi un collettivo che ha anche vinto un bando di “Generazioni”. Per ringraziarci hanno poi fatto la mostra finale del progetto nel nostro atelier.

 

In una città come Bolzano, che non è tanto grande ed è molto frammentata nel rapporto tra le varie associazioni, un punto che sia differente, un luogo di ritrovo dove fare rete può creare le condizioni per cui le persone partecipino più attivamente anche alle attività culturali

 

Quindi se qualcuno vuole usufruire di questi spazi cosa deve fare?

F.P.: L’utilizzo dello spazio è gratuito, bisogna solo registrarsi la prima volta qui in loco, noi ci occupiamo di tenere sotto controllo chi va e viene. Chi si registra ha la possibilità di usare le postazioni – non sono fisse, si occupa lo spazio che si trova libero – c’è la possibilità di lasciare qui materiale sugli scaffali e negli armadietti, di stampare naturalmente ed anche di utilizzare una cucina per farsi, ad esempio, un caffè. Insomma è come avere un ufficio. L’unica cosa che chiediamo per la stampa e l’utilizzo della cucina è un’offerta libera per poter ricomprare il necessario.
Volendo c’è anche la possibilità di organizzare un proprio evento, basta venire a raccontarcelo e se ci piace possiamo dare la disponibilità dello spazio o lavorarci insieme.

 

 

 

Fornite anche consulenza a chi ha un’idea ma non sa come svilupparla?

F.P.: Beh, questo lo facciamo in generale con l’associazione BeYoung. Ascoltiamo volentieri le proposte e aiutiamo a metterle in atto. Così è nato l’Indiependent Festival o Game Ground che abbiamo realizzato l’anno scorso su proposta di una ragazza che era interessata a fare qualcosa che avesse a che fare con il mondo dei videogiochi, ambito in cui qui a Bolzano non c’era molta offerta.

C.S.: Qui a DRIN però abbiamo fatto, workshop di formazione online durante il lockdown. Quindi non offriamo consulenze ma cerchiamo comunque di fare formazione.

 

Con gli eventi vogliamo fare conoscere lo spazio – che a causa del lockdown è partito un po’ a rilento – ma anche offrire un’attività che in città altrimenti scarseggia.

 

A proposito di lockdown, come avete affrontato quel momento?

F.P.: Eh, ci siamo trovati ad avere in mano un progetto di coworking senza poter fare il coworking, quindi l’unico modo per potergli dare un senso era sviluppare la parte legata alla formazione. Abbiamo invitato da tutta Italia esperti del mondo del design, della creatività, del lavoro, marketing e tanto altro per fare degli incontri online. Abbiamo anche fatto qualche incontro online tra i coworkers per confrontarci sulla situazione e scambiarci esperienze vista la situazione particolare che stavamo vivendo.

 

Avete una programmazione culturale, eventi o altre iniziative?

C.S.: Abbiamo cominciato da poco ad organizzare degli eventi il giovedì, che chiamiamo “GioveDRIN”, degli aperitivi dalle 18:00 alle 20:00 per creare un punto d’incontro per i giovani, un’alternativa al bar, dal momento che a Bolzano mancano un po’ locali in cui si suoni dal vivo o ci siano presentazioni di libri o altre attività. Noi fissiamo un programma di massima ma siamo aperti a proposte spontanee.
Poi faremo anche i “giovedì dei designer”, in collaborazione con l’università, in cui gli studenti potranno venire qui sia per dei workshop sia per esporre i loro progetti.
Con gli eventi vogliamo fare conoscere lo spazio – che a causa del lockdown è partito un po’ a rilento – ma anche offrire un’attività che in città altrimenti scarseggia.
Inoltre dal 19 febbraio al 5 marzo ospitiamo la mostra “Digi-DRIN” che è il risultato di una call lanciata da Cooperativa 19 per rielaborare della documentazione raccolta sulla storia dell’edificio ex Telefoni di Stato ed esporla al pubblico.

 

Quali effetti concreti pensate che possa avere uno spazio come questo sul tessuto cittadino? C’è un “ritorno” visibile per la città e la sua vita culturale? Potrà essere potenziato in futuro?

C.S.: Secondo me in una città come Bolzano, che non è tanto grande ed è molto frammentata nel rapporto tra le varie associazioni, un punto che sia differente, un luogo di ritrovo dove fare rete può creare le condizioni per cui le persone partecipino più attivamente anche alle attività culturali, o che siano più consapevoli dell’offerta che c’è.
Io stessa sono venuta qui per altri motivi e poi ho trovato un’opportunità di lavoro. Venire qui può creare le condizioni per conoscere altre persone che fanno qualcosa che può interessare o addirittura creare delle collaborazioni.

F.C: Secondo me DRIN potrebbe essere un ponte tra il mondo dei giovani ed il mondo associazionistico di Bolzano. Ad esempio gli studenti dell’università non hanno spesso idea di quello che succede in città e venendo qui forse potrebbero capire che c’è molto di più di quello che pensano. Inoltre DRIN può diventare la soluzione al problema dell’alienazione generata dallo smart working, creando un punto di ritrovo in cui continuare a coltivare una dimensione di socialità anche come lavoratori autonomi. E questo è fondamentalmente il nostro obiettivo.