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Società | Il Cappuccino
Amarcord Fabrizio, amarcord Josè Antonio
Fabrizio Frizzi, l’uomo gentile per antonomasia della nostra televisione generalista, era da un po’ di tempo lettore di Salto.bz. Non voleva che si sapesse – ce lo aveva detto chiaro – perché alla prima occasione di una vacanza sudtirolese avrebbe sì rivisto il suo vecchio e modesto amico che per anni, dalle colonne di Il Messaggero, aveva scritto di lui, dei suoi programmi, della sua “estetica” televisiva (sì, ce l’aveva, eccome) e, tra le righe, delle centinaia di iniziative solidali di cui era protagonista. Ma Fabrizio sarebbe anche venuto a trovarci, con la sua bimba, in redazione, facendoci una sorpresa.
Fabrizio è morto nella notte tra il 25 e il 26 marzo dopo essere uscito da una brutta avventura di salute poche settimane fa. Era tornato sorridente, sia pure con un sorriso affaticato e preoccupato. Ieri notte, non è riuscito a rialzarsi.
Ma da ieri non c’è più neanche il maestro José Antonio Abreu, colui che inventò l'Orquesta Juvenil Simon Bolivar del Venezuela. Abreu mise violini e strumenti nelle mani di bambini poveri delle favelas dando loro l'opportunità di avere una passione che è diventata lavoro e riscatto. Uno di quei bambini è diventato il più famoso direttore d'orchestra di oggi: Gustavo Dudamel.
Se vi viene in mente il maestro Claudio Abbado, avete ragione: i due avevano molte cose in comune e un solo progetto.
Eccoci, allora, in questo martedì di sole e di routine pre-pasquale, a guardarci intorno e a non trovare più un conduttore televisivo onesto e generoso e uno dei maggiori protagonisti della musica del nostro tempo. I quali, però, non ci lasceranno soli.
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