Monsanto “colpevole di ecocidio”
Un tribunale informale internazionale costituitosi lo scorso ottobre a L'Aia – con il sostegno di esponenti della società civile e di organizzazioni ecologiste quali Greenpeace, Slow Food e la fondazione “Navdanya” di Vandana Shiva – ha emesso un'opinione legale consultiva sulla Monsanto, la multinazionale del settore agricolo leader nella produzione di pesticidi e sementi transgeniche (i cosiddetti “OGM”, organismi geneticamente modificati). I cinque giudici dell'International Monsanto Tribunal hanno presentato il loro parere legale dopo aver analizzato per 6 mesi le testimonianze di oltre 30 testimoni, avvocati ed esperti sui danni causati dalle attività della Monsanto. I giudici hanno concluso che l'azienda ha condotto azioni che hanno pregiudicato il diritto a un ambiente sano, il diritto al cibo e il diritto alla salute. Inoltre, la multinazionale starebbe violando il diritto alla libertà di ricerca scientifica e all'informazione, diffondendo dati ingannevoli, minimizzando le conseguenze dell’utilizzo dei propri prodotti e screditando studi scientifici indipendenti. Infine, se il reato di “ecocidio” fosse riconosciuto nel diritto penale internazionale, ha sentenziato il tribunale olandese, le attività della Monsanto potrebbero con tutta probabilità costituire un crimine contro l'umanità.
ll tribunale rintraccia il diritto ad un “ambiente salutare” già nella conferenza ONU di Stoccolma del 1972: l’ambiente sano è considerato dal diritto internazionale (ad esempio dal Human Rights Council delle Nazioni Unite) il presupposto affinché i diritti umani si possano sviluppare. La Monsanto non avrebbe perciò agito garantendo la tutela dell'ambiente, ma intrapreso attività con un impatto fortemente negativo, come l’utilizzo di erbicidi e pesticidi – senza fornire informazioni adeguate alle comunità locali. La Monsanto avrebbe inoltre infranto il diritto di accesso al cibo riconosciuto dall'International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights, dalla convenzione sui diritti dell’infanzia e da quella sull’eliminazione delle discriminazioni sulle donne.
Il monopolio delle sementi
Il parere consultivo dei giudici internazionali del Tribunale Monsanto confermerebbe la pericolosità di sostanze chimiche tossiche come Roundup (glifosato) e Basta (glufosinato), neonicotinoidi, atrazina, e altri fitofarmaci che causano la moria di api, l'inquinamento dei suoli, fenomeni di desertificazione, nonché l'aumento di malattie quali cancro e difetti congeniti. Inoltre, i giudici hanno sottolineato come le multinazionali abbiano creato “miti e propaganda” su prodotti falsamente considerati “necessarie per sfamare il mondo”. Multinazionali che attraverso fusioni, acquisizioni e accordi – come quelli tra Monsanto-Bayer, Dow-Dupont e Syngenta-ChemChina – risulteranno raggruppate in monopoli nella produzione di semi e sostanze chimiche, in grado di controllare il settore agricolo di molti paesi, con enormi conseguenze per i piccoli agricoltori. I semi sono stati dichiarati “un'invenzione aziendale”: un prodotto dell'ingegneria genetica in mano al monopolio delle multinazionali, che controllano i semi attraverso i diritti di proprietà intellettuale (ovvero i brevetti) e raccolgono royalties negando agli agricoltori il diritto di condividere e conservare i semi. Si tratta di pesanti capi di accusa, contro un modello di agricoltura industriale basato sulle monocolture, l'ampio uso della chimica e di sementi geneticamente modificate.