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Diario K 1: il frigo di Tonya

La missione dell'associazione EUcraina a Kyiv prosegue, consegnati gli aiuti. Incontro con un gruppo di giovani che ha una commovente voglia di Europa.
Il frigo di tonya
Foto: Paolo Ghezzi Eucraina

Kyiv, 27 aprile 2022, 63° giorno di guerra.

Si potrebbe cominciare dal frigorifero grigio di Antonina V. detta Tonya, per raccontare la cappa grigia, invisibile ma implacabile, che grava sulla grande città di K., Kyiv capitale dell'Ucraina, dopo due mesi di guerra.

Sulla porta del frigo di Tonya, mentre alle nove di sera suona l'allarme dell'anti-aerea, al ventiduesimo piano di un grattacielo di 28, ci sono, in ordine sparso: tre fotografie di tre coppie di tre nozze diverse, una dozzina di cartoline augurali e una collezione di magneti souvenir. Dall'alto in basso: Budapest, Creta, Sorrento, Egitto, New York, Sarajevo (Sarajevo!), Cannes, Praga, Scozia, Portogallo, un'altra New York e giù giù fino a Parigi, Barcellona, un'altra New York, Budva Montenegro, Napoli.

Non c'è traccia di nazionalismo, fanatismo, politica, guerra, rancore russofobo.

C'è molta Europa, e l'Europa c'è ancor più sul fianco del frigo grigio, dove Tonya ha appeso la bandiera blu con le nostre stelle gialle, che dicono la dignità libera e uguale dei Paesi che fanno l'Unione, dove l'Ucraina vorrebbe entrare. Sperando che sia un biglietto sufficiente il sangue dei suoi bambini, delle sue donne, dei suoi soldati uccisi dall'esercito invasore dell'ultimo Zar di Mosca.

Racconta una incoercibile, commovente voglia d'Europa questo frigo grigio di Tonya, 33 anni, laureata in economia, analista ed esperta di cybersecurity, in quest'alba grigia della città di K. quando i primi raggi del sole di fine aprile indorano le cupole gialle della chiesa qui sotto e le pareti azzurre dell'ospedale di quartiere.

Raccontano la vita di una ragazza normale, che vorrebbe vivere sotto il cielo d'Europa e non morirci ammazzata da un missile. La morte è normale, qui nella città di Kyiv e soprattutto nelle città martiri del Sudest ucraino. Non se ne parla ma la respiri, è la patina grigia che si appiccica a ogni parola, progetto, paesaggio.

Il cugino di Tonya, come un fratello, è assediata nell'acciaieria Azovstal di Mariupol, tra i feriti gravi. "Si è ustionato su tutto il corpo dopo che il suo mezzo è stato colpito e si è incendiato. Non so se ce la farà. L'ho sentito l'ultima volta quattro giorni fa, le comunicazioni sono difficili con l'acciaieria... Il silenzio è normale...".

Normale è morire, quaggiù ai confini d'Europa. Normale è lottare perché l'Ucraina diventi Europa: un Paese, un popolo d'Europa, non solo una zona di frontiera, un'area di influenza, un territorio strategico.

Tonya è da dieci anni attivista di Antac, gruppo anticorruzione che ben prima che l'Europa scoprisse l'Ucraina, voleva che l'Ucraina diventasse più libera, pulita, trasparente, democratica, europea.

A loro EUcraina, l'associazione che abbiamo appena fondato con Giovanni Kessler, Michele Nicoletti e Patrizia Zanon, ha portato i primi aiuti: tourniquet emostatici per non morire dissanguati, un visore notturno per non morire impallinati, occhiali di protezione per non finire accecati, un drone di ricognizione per non morire massacrati.

Visti da qui sono ancora più surreali i nostri dibattiti tv in cui le star del pensiero critico insegnano alle ucraine e agli ucraini che cosa dovrebbero fare

Se arrivassero i russi, gli attivisti sanno di essere sulla lista nera delle persone da arrestare o ammazzare.

I venti-trentenni della città di K. non hanno dubbi: per loro vivere, come liberi europei, significa resistere all'esercito invasore (e massacratore di civili innocenti, anche nelle cittadine qui intorno alla capitale). 

Visti da qui, dalla casa di Tonya al ventiduesimo piano, col suo frigo grigio che racconta l'Europa, sono ancora più surreali i nostri dibattiti tv in cui le star del pensiero critico insegnano alle ucraine e agli ucraini che cosa dovrebbero fare: Putin è cattivo, certo, ma non incattivitelo, lasciategli il Donbass, Mariupol, l'accesso al mare, la città universitaria di Kharkiv, la nobile Odessa... Rassegnatevi se tornerà ad assediare Kyiv, ricordate che la vita è più preziosa della libertà... meglio russi che morti, suvvia.

Ascoltati da qui, dalla città di Kyiv che nei piani espliciti di Putin dovrà essere finalmente normalizzata a capoluogo di provincia dell'impero russo edizione 2.0, questi discorsi suonano assurdi, atroci.

Le libere donne e i liberi uomini della città di K. non riescono a capire. Ma come?!: se volessero prendersi la vostra Trento, la vostra Bolzano, voi non resistereste alla prepotenza, all'ingiustizia, alla sopraffazione?

Tonya, Hanna, Tetyana, Katya, Dasha, Vitaliy, Dmytro, Roman, Sasha, le libere donne e i liberi uomini della città di K. non riescono a capire. Ma come?!: se volessero prendersi la vostra Trento, la vostra Bolzano, voi non resistereste alla prepotenza, all'ingiustizia, alla sopraffazione?

 

Gianni K. e io, in questo aprile crudele della città di K., non si sa come spiegarglielo, il dibattito italiano. No, non si riesce. 

Loro si sentono in Europa. Vorrebbero starci. Liberi e non schiavi. Vivi e non morti. Si sentono attaccati proprio per questo loro essere Europa. Proprio per questo si attendono solidarietà, contano sul nostro stare al loro fianco. Proprio per questo è nata EUcraina.

Ecco che cosa racconta il frigo grigio di Tonya, ragazza dell'Europa, nostra sorella d'Europa, in questo mattino grigio della libera ma assediata, minacciata città di K.

 

Di seguito pubblichiamo un video mandato da Paolo Ghezzi da un paesino che si trova nei pressi di Chernobyl.

 

Paolo Ghezzi: In missione con Giovanni Kessler per EUcraina, il giornalista mostra il cratere di una bomba russa .