Società | Il sondaggio

Il caso Benno? Tanta tristezza

L'Astat (e non l'Asl) ha realizzato una rilevazione sul modo di recepire la terribile vicenda da parte dei cittadini. L'11% degli intervistati ne è rimasto indifferente.
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Foto: Othmar Seehauser

Alla fine se ne è occupata l’Astat del sondaggio sul modo di percepire la terribile vicenda del parenticidio ad opera di Benno Neumair avvenuto il 4 gennaio 2021 (a gennaio al riguardo si era sviluppata una piccola polemica, che si può rivedere qui).

E il risultato è sicuramente più equilibrato di quanto sarebbe emerso da una rilevazione (improprio usare il termine sondaggio) online sulle pagine dell’Azienda sanitaria, alla quale avrebbero partecipato solo un certo tipo di persone fortemente interessate all’argomento, e, verosimilmente, animate da qualche pregiudizio. Qui, invece, con un campione rappresentativo (quello del panel Astat) il sondaggio sembra dare una fotografia credibile.

Astat oggi (27 aprile) ha diffuso solo una parte dei risultati, dal momento che l’intera rilevazione darà vita ad una pubblicazione scientifica. Ecco i principali:

Il 47% degli intervistati dall’istituto di statistica ritiene che i parenticidi siano, almeno in alcuni casi, evitabili. Il 33% ritiene che chi è affetto da un disturbo mentale sia a maggiore rischio. Il 71% è disposto a mantenere un’amicizia con chi è affetto da disturbo mentale. La gran parte degli intervistati ha indicato la tristezza  (55%) come il sentimento principale provati in relazione al duplice omicidio. Seguono poi, a scendere, rabbia (25%), disgusto, sorpresa, indifferenza (11%) e paura.

 

Il 41% degli intervistati ritiene che i media abbiano dato un taglio troppo sensazionalistico all’andamento del processo, mentre il 33% pensa che le notizie siano state riportate in modo affidabile. Ben una persona su quattro tra gli intervistati non se l’è sentita di valutare il modo col quale i media hanno riportato il processo in quanto, hanno detto, non erano presenti in aula. Era proprio questa una delle perplessità maggiori rispetto all’impostazione dell’annunciato studio dell’Asl.

Molte persone non se la sentono neppure di dare un giudizio su un eventuale legame tra malattia mentale e aumentato rischio di episodi criminali: il 51% preferisce non esprimersi. Una persona su tre è invece convinta che esista un legame. Due persone su tre sarebbero disposte ad avere una persona con disturbi mentali come collega di lavoro, nel vicinato di casa o tra le amicizie. Solo una su tre, invece, sarebbe disposta a viverci assieme.

Il sondaggio Astat è scaricabile qui.