L'immigrazione in pillole
Numeri, e miti da sfatare
Cresce il numero di migranti nel mondo che sale a quota 244 milioni, di questi (nel 2015) 65,3 milioni sono i cosiddetti forzati, un picco mai raggiunto in precedenza: fra costoro ci sono 21,3 milioni di rifugiati e 3,2 milioni di richiedenti asilo in attesa di una decisione sulla relativa domanda di protezione internazionale. Questa la fotografia scattata dal Dossier statistico immigrazione 2016, a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS, presentato oggi (27 ottobre) a Palazzo Widmann - in contemporanea in tutti i capoluoghi di Regione - da Fernando Biague e Matthias Oberbacher, referenti regionali per il Dossier, con gli interventi a latere di Friedrich Hofer in qualità di esperto sulla mediazione interculturale nel settore scolastico e di Elisa Pavone (Rete per i Diritti dei Senza Voce). “In media ogni minuti, in tutti i giorni dell’anno, 24 persone sono costrette a lasciare la propria casa”, spiega Biague analizzando i dati. Nel 2015 gli sbarchi sulle coste meridionali europee hanno coinvolto più di 1 milione di persone (154mila in Italia), per il 49% cittadini siriani che hanno pagato da 2,5 a 8mila dollari per la traversata. Nel periodo compreso fra gennaio e agosto 2016 gli sbarchi sono stati 272mila nel Mediterraneo, di cui 106mila in Italia.
La Germania ha accolto oltre 1 milione di richiedenti asilo mentre in Italia le richieste d’asilo sono state 84.085. Sul piano internazionale il nostro Paese si distingue non solo per i 5.026.153 cittadini stranieri residenti sul territorio - che alla fine del 2015 sono aumentati in un anno di appena 12mila unità -, ma anche per i 5.202.000 italiani residenti all’estero. “A prescindere dai problemi operativi e finanziari che si stanno ponendo - si legge nel documento - con gli attuali flussi si sta già verificando ciò che per l’Italia si ritiene funzionale da un punto di vista demografico”. Positiva la presenza degli immigrati anche sotto l’aspetto previdenziale il cui contributo si attesta intorno ai 10,9 miliardi di euro nel 2015. Sotto il profilo dell’occupazione, nel 2015, gli stranieri presenti nell’Ue sono stati il 7,3% degli occupati e il 12,5% dei disoccupati, in Italia l’incidenza è stata del 10% tra gli occupati e del 15,0% tra i disoccupati. Solo il 6,8% degli stranieri svolge le professioni qualificate, la maggior parte lavora come impiegati, operai o sono impiegati nel lavoro domestico come colf e badanti. Per quel che riguarda i costi dell’accoglienza, nel 2015 sono stati spesi 3,3 miliardi di euro, il doppio degli anni precedenti. Somma - propongono i redattori del documento - che potrebbe essere destinata in buona parte “alle famiglie sul territorio se le stesse, adeguatamente preparate tramite il coinvolgimento del mondo associativo, verranno chiamate a concorrere all’ordinaria accoglienza dei profughi, dando un seguito effettivo alle ipotesi finora sperimentali”.
La situazione in Alto Adige
In Provincia gli stranieri residenti sono 46.454 e l'incidenza sulla popolazione residente è stabile (8,9%). A Bolzano si conta un terzo di tutti gli stranieri residenti in Alto Adige (15.289), seguono Merano (6.148), Bressanone (2.141), Laives (1.670) e Brunico (1.489). Un terzo degli stranieri sono comunitari, mentre un altro terzo proviene da altri Paesi europei; gli extracomunitari con permesso di soggiorno sono 37mila. Gli albanesi (5.482) sono l'11% degli stranieri, seguono tedeschi, marocchini, pachistani e romeni, mentre l'ammontare del denaro inviato nei Paesi d'origine dagli immigrati ammonta a 33 milioni di euro. Aumenta lievemente la presenza di stranieri in Alto Adige (+0,9%), mentre in Trentino si registra un calo del 3,3%. Gli alunni iscritti nelle scuole altoatesine nell’anno scolastico 2015/2016 sono 81.191 di cui 8.803 studenti stranieri che incidono per il 10,8% della popolazione scolastica totale. “La tendenza - spiega Hofer - è quella di iscrivere i figli negli istituti scolastici di lingua tedesca, specie per quel che riguarda la scuola d’infanzia ed elementare, perché i genitori stranieri si rendono conto che imparare il tedesco è fondamentale”. “Un supporto - prosegue Hofer - è dato dalla figura del mediatore culturale che contribuisce a rendere meno traumatico per i bambini l’impatto con la nuova realtà, quello che manca invece è un’adeguata educazione linguistica per gli adulti, su questo siamo ancora molto indietro e dobbiamo poter fornire risposte strutturate”.
Pavone punta invece i riflettori sui richiedenti asilo: “Sono purtroppo ancora molti i comuni che si oppongono ad ospitare queste persone, si continua, anche per via del rifiuto della Provincia di aderire al sistema Sprar, a ragionare e operare in un’ottica emergenziale”. Bassamba Diaby, presidente della Consulta stranieri a Merano e membro della Rete per i Diritti dei Senza Voce è infine intervenuto ricordando che “spesso si dice che per gli immigrati si spendono troppi soldi ma il punto è che questo denaro viene impiegato male, non abbiamo bisogno di essere ‘tutelati’ dalla Provincia ma di essere messi nelle condizioni di poter lavorare. Io ero impiegato alla MEMC di Merano, quando l’azienda è entrata in crisi mi sono iscritto a uno di quei corsi professionali, per diventare pizzaiolo, ma a cosa mi serve la teoria sola? C'è bisogno di soluzioni più efficaci”. Il prossimo 17 novembre l’assessore Philipp Achammer illustrerà le iniziative per l’integrazione previste in Alto Adige.