Davvero “lo so fare anche io”?
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Lo scorso mercoledì (23 ottobre) la Nuova Libreria Cappelli di Bolzano ha ospitato la presentazione di L’occhio della madre. A cosa serve l’arte contemporanea, il nuovo libro di Roberto Farneti, docente di Scienza Politica alla Facoltà di Economia. Pubblicato da Castelvecchi, il volume esplora il ruolo dell’arte contemporanea nella società, evidenziando i suoi meccanismi di inclusione, esclusione e creazione di status sociale, oltre alla sua capacità di trasformazione.
Durante la presentazione, Farneti si è definito ironicamente un "imbucato" nel mondo dell'arte contemporanea, raccontando un aneddoto in cui, dopo aver chiesto il prezzo di un'opera in una galleria, non ha ricevuto risposta. Questo episodio ha introdotto una riflessione su uno dei temi centrali del libro, cioè che l'arte contemporanea ha creato un sistema elitista, dove anche informazioni come il valore economico delle opere sono precluse ai "comuni mortali". La domanda sorge spontanea: ma allora che ruolo ha il pubblico in questo contesto? A questo riguardo viene citato il famoso episodio del Museion in cui alcune donne delle pulizie hanno spazzato via l’opera d’arte “Dove andiamo a ballare stasera?” dopo averla scambiata per immondizia.
L’arte contemporanea sembra aver ridotto l'importanza del valore estetico, spostando l'attenzione sulle dinamiche sociali e le "manovre posizionali" che si creano intorno ad essa. Un esempio citato è la celebre scena di Fantozzi durante il cineforum su La corazzata Potëmkin, in cui la critica pretenziosa (“L’OCCHIO DELLA MADRE!” da cui il titolo del libro) viene demolita dalla famosa battuta: "È una c… pazzesca". Questo aneddoto sottolinea come l'arte non sia più solo un'esperienza estetica, ma un campo di battaglia di opinioni e riconoscimento sociale.
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Farneti ha anche parlato del caso di Beeple, l'artista digitale il cui jpeg dell’opera Everydays è stato venduto per 69 milioni di dollari. Perché pagare una cifra simile per un'opera digitale replicabile all’infinito? Il valore estetico diventa secondario rispetto al bragging right (letteralmente il diritto di vantarsi) di possedere un’opera valutata milioni e intorno alla quale si è creato così tanto clamore.
Si è poi discusso del Report Draghi sulla competitività europea, dove si sottolinea l’importanza dell’innovazione piuttosto che della creatività. È stato fatto un interessante parallelismo con la Firenze del Quattrocento, un'epoca in cui l’arte e le innovazioni tecniche si sono intrecciate in un processo di trasformazione sociale. L'arte è stata e continua ad essere un elemento chiave nel promuovere l'evoluzione della società.
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Pubblico assente
Ma la società è pronta a recepire le azioni trasformative degli artisti? L’arte contemporanea appare certamente elitista, con due pubblici distinti: da un lato i cultori, che sanno orientarsi in questo mondo complesso, e dall’altro gli "estranei", che trovano difficile avvicinarsi a un sistema che richiede una preparazione culturale non indifferente. Spesso noi profani che non abbiamo familiarità con il linguaggio fatichiamo a capire che il valore dell’opera non risiede nell’aspetto estetico (e quante volte lo liquidiamo con un “lo so fare anche io”) che è solamente un alibi per dare vita ad un ecosistema sociale intorno ad essa.
Farneti ha concluso osservando come in Italia il pubblico per l’arte contemporanea fatichi a emergere. Nonostante l’orgoglio per il patrimonio artistico nazionale - fortemente radicato nel passato, l’arte contemporanea raramente viene considerata come un sistema capace di generare valore e ricchezza.
In definitiva, L’occhio della madre offre una prospettiva critica su un mondo che, pur percepito come inaccessibile, ha una forte influenza culturale e contribuisce a plasmare molti dei cambiamenti della società non tanto per il valore estetico delle opere quanto per ciò che avviene intorno ad esse. Il libro è un invito a riflettere non sull’arte in sé, ma su ciò che essa genera a livello sociale.