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Alessandro Urzì: “Sogno un Alto Adige diverso”

Un colloquio esteso a molti temi, punti di contatto, divergenze e alla fine un sogno che probabilmente non sarà condiviso. Almeno nel prossimo esecutivo.

La delegazione di Alto Adige nel Cuore – formata da Alessandro Urzì e Maurizio Vezzali - ha sfruttato fino in fondo le due ore previste per le consultazioni con Richard Theiner e Arno Kompatscher. Due ore nelle quali la discussione – come afferma Urzì - “ha toccato molteplici piani, offrendo una panoramica molto ampia”. Non sono mancati ovviamente punti di discrepanza, ma anche la piacevole impressione di un “contatto” su tematiche che lasciano sperare per il futuro di questa terra.

Oltre ad argomenti di carattere sociale, relativi per esempio al calo di occupazione, c'è stato modo anche di affrontare temi più strettamente identitari. “Abbiamo fatto presente a Kompatscher – continua Urzì – che la sofferenza degli italiani, ormai più che evidente dal punto di vista della rappresentanza politica, costituisce un problema anche per la Svp. E' infatti molto importante che l'autonomia non venga squilibrata, che non si arrivi cioè a decisioni condivise soltanto da un gruppo linguistico”. L'allusione, chiaramente, riguarda in primo luogo la toponomastica: “L'essenziale è che nessuno si senta minacciato e che se a prevalere dev'essere alla fine il criterio dell'uso, allora bisogna prendere atto quei nomi tanto invisi a parte della popolazione di lingua tedesca vengono effettivamente utilizzati dagli italiani”.

In conclusione, ha sintetizzato Urzì, “abbiamo espresso alla delegazione Svp il proposito di lavorare al servizio dell'autonomia, sia qualora dovessimo entrare a far parte del Governo provinciale, sia se dovessimo restare – come ritengo in realtà probabile – all'opposizione. Continueremo comunque a sognare un Alto Adige diverso, un Alto Adige che riesca cioè a scrollarsi di dosso certe rigidità ereditate dal passato e nel quale tutti possano sentirsi un giorno cittadini di questa terra: con pari doveri, ma anche con pari diritti”.