Cultura | Salto Afternoon

Una finestra aperta…

… sul mondo è più che mai il web oggi, un piccolo documentario visibile ancora fino a domenica ce ne parla dalla lontana India - è stato presentato al Festival dei popoli
The Open Window
Foto: Festival dei Popoli

Il motto del 61° Festival dei popoli, conclusosi ufficialmente il 22 novembre, era Life with different eyes, tradotto liberamente Vivere con uno sguardo diverso. Un piccolo documentario passato nella sezione Popoli for Kids and Teens ha a che fare proprio con una visione diversa sulla realtà, nello specifico quella della scuola e dell’apprendimento in generale, in un villaggio nella zona interna del Tamil Nadu, una regione nel sudest dell’India: The Open Window di Daniel Owehandler, Will Sloan e Alfred Birkegaard. 

Perché ci sta a cuore parlare di questa coproduzione fra la Danimarca, gli Usa e la stessa India realizzata nel 2018? Si tratta del racconto di un esperimento triennale di un laboratorio per ragazzine delle scuole medie che hanno difficoltà sia nell’accesso alle nuove tecnologie per lo studio, sia nel relazionarsi con gli altri alunni e alunne in classe. Il “Laboratorio Sole”, ideato dallo studioso Sugata Mitra ed esposto in una presentazione al TED nel 2013, riguarda una cosiddetta School in the Cloud, e parte dall’idea di Mitra che i bambini e le bambine - anche se privi di ogni nozione tecnologica - posti davanti a un computer siano in grado di trovare le informazioni facendo al contempo progressi nello studio. Questo laboratorio era stato autofinanziato dallo stesso Mitra assieme alle sue collaboratrici con i fondi del premio Ted e insediato negli spazi di una scuola. 

I tre registi hanno seguito per un anno le attività concentrandosi sulle storie di due ragazzine, Deepa e Jaya, entrambe tredicenni e originarie di famiglie molto povere ma determinate nonostante il loro status sociale a mandarle a scuola. Dalle interviste con le madri risulta che per loro, originarie di famiglie povere di villaggi ancor più piccoli in campagna, non c’era nemmeno stata una possibilità di scelta ai tempi, in quanto da subito destinate a diventare mamme all’età che ora hanno le loro figlie. Ecco perché, sebbene legate alla tradizione, sono ben contente della strada aperta per loro e fanno di tutto per permettere una formazione adeguata alle loro ragazze affinché possano un giorno vivere una vita migliore. 

Che il loro sguardo sul mondo si sia effettivamente evoluto, lo vediamo lungo i cinquantotto minuti di questa “finestra aperta” sulla loro vita - benché il titolo del film si rifaccia alla finestra aperta sul mondo intero che oggi rappresenta internet. Ed è qui che l’argomento si fa interessante, in quanto le ragazze hanno libero accesso al laboratorio e ai computer ivi disponibili per loro, a patto che li usino per accrescere il loro sapere. Come? Le due donne tutor che gestiscono il laboratorio dal punto di vista didattico espongono un argomento facendo alcune semplici domande, alle quali le ragazze suddivise in piccoli gruppi devono poi trovare le risposte in rete. Questa forma di lavoro di gruppo aiuta coloro che fanno fatica a relazionarsi e a esprimersi – perché ad esempio non abituate a un certo tipo di linguaggio o ragionamento a casa loro – e quindi piano piano si evolvono su entrambi i piani, quello della conoscenza e quello dello sviluppo della propria personalità.

Nel documentario è incluso un breve brano estratto dal discorso di Mitra tenuto al TED in cui spiegava che questo progetto si basa su uno precedente realizzato nello stesso posto: Holes in the wall, ossia Buchi nel muro, che prevedeva una serie di computer installati a un’altezza di meno di un metro in spazi ricavati dentro il muro dell’edificio in cui si trova il comune. La posizione bassa era voluta, affinché potessero essere i bambini a poterli usare e ci si rese conto che questi bambini riuscivano a smanettarci senza problemi trovando ciò che cercavano: in questo caso giochi o cartoni animati da guardare. Fu questa scoperta che spinse Mitra a ideare la “Scuola nella rete” dove il motore principale non è il dovere o un compito da fare, bensì l’interesse delle stesse frequentatrici – per altro molto vivace e ben coltivato. 

Nel seguire Deepa e Jaya viene in mente, perché non creare laboratori simili anche nelle nostre scuole per insegnare un uso più mirato e - forse - divertente dell’enorme enciclopedia mondiale che è la rete di internet? Senza dimenticare che la regola prima è insegnare ai ragazzi e alle ragazze “come” selezionare la risposta adeguata per riuscire a districarsi nel mare di informazioni disponibili sul web. Sta qui l’importanza della presenza di persone adulte, per guidare il giovane potenziale verso una consapevolezza in continua crescita. 

Ovviamente sorge verso la fine del film il quesito: queste due ragazze avranno poi davvero delle chances in più nella loro vita oppure dovranno piegarsi ai dettami della società che le vorrebbe donne di servizio o di casa? Possiamo rivelare che una delle due, nonostante l’esperimento venga chiuso dalla preside della scuola – ufficialmente per mancanza di fondi per portarlo avanti oltre il primo ciclo - riuscirà a superare l’esame, a essere ammessa in una scuola superiore dove è ben considerata la sua ottima conoscenza della lingua inglese (grazie alle tante ricerche in rete e l’aiuto nel tradurre i termini delle due tutor) e le sarà proposto di creare un “Minilaboratorio di sostegno” per quei compagni e quelle compagne di classe che hanno invece grosse mancanze in questo senso. E dopo un primo periodo di prova sarà pure pagata per le sue lezioni…

Il professor Mitra chiude con una considerazione che dovrebbe far riflettere anche noi: il punto importante per il futuro non è che l’India faccia arrivare la rete della conoscenza a tutta la popolazione, piuttosto bisogna invertire il paradigma e chiedersi che cosa vuole fare l’India della rete per accrescere la conoscenza della sua popolazione?

The Open Window è disponibile per una visione online ancora fino a domenica 29 novembre, così come l’intero programma del festival, per altro intrigante nelle tante sfaccettature percettive di varie realtà che ci mostrano i film selezionati dal nuovo direttore Alessandro Stellino. Per info basta andare sul sito www.festivaldeipopoli.org