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Oltre la tecnica. Nuova pittura

I paesaggi di Giovanni Castell alla Alessandro Casciaro Art Gallery di Bolzano.

Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Se dovessimo rispondere alla domanda: “Qual’è la differenza tra pittura e fotografia?”, quasi certamente affermeremmo che per realizzare un dipinto un pittore parte da un’idea, un’immagine mentale, per darle forma successivamente, grazie agli strumenti a disposizione del  suo mezzo espressivo, con la fotografia è tutto diverso. Si comincia con un’immagine preesistente, per quanto oggi si goda di un ventaglio molto ampio di possibilità di intervento, la differenza sostanziale resta questa, infondo la bravura di un fotografo sta anche proprio nel riconoscere l’istante e il luogo giusto nel quale scattare la fotografia. Insomma, pur consapevoli (almeno in parte) degli innumerevoli strumenti digitali di manipolazione del’immagine, nell’osservare una fotografia abbiamo sempre l’impressione che il punto di partenza sia qualcosa di legato alla realtà, ad un qui e un ora che, in un certo momento e in un certo luogo, forse  anche se con modalità più o meno diverse rispetto a quelle proposte dall’immagine finale, è esistito realmente, eppure oggi, proprio grazie agli strumenti digitali, ci troviamo di fronte ad una miriade di immagini che prima di prendere la forma che ci troviamo di fronte, non sono mai esistite se non nella mente di chi le ha ideate. E se, quello che veniva prodotto grazie ai nuovi strumenti tecnologici e racchiuso sotto l’etichetta onnicomprensiva “New Media Art” è stato guardato a lungo dalla critica con un certo sospetto, la ricerca di numerosi artisti e gruppi di sperimentazione (si pensi a Robert Wilson, Harun Farozcki, Gazira Babeli, Rhizome.org) ha dimostrato che, come afferma Domenico Quaranta “Questa frequentazione dei confini, questa ibridazione provvisoria delle identità, questa promiscuità con altri sistemi di produzione di senso è un bene prezioso.”

Tra i “new media” messi a disposizione dell’arte contemporanea, c’è anche quella che viene definita pittura sampling o digitale, ma anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un termine troppo vago e riduttivo per definire la vasta gamma di gradazioni espresse dalla produzione che si fa rientrare sotto questa categoria.  Lo si capisce anche osservando un lavoro di Giovanni Castell. Classe 1962 Castell, che si è formato tra Germania, Francia e Italia, ha lavorato per molti anni come fotografo di moda, prima di abbracciare la fotografia artistica e la già citata pittura sampling. E di fronte ad uno dei lavori più recenti, così come quelli legati al ciclo “Aporie” appare appropriato il titolo dell’ultima personale - a tre anni di distanza dalla precedente - ospitata alla Alessandro Casciaro Art Gallery di Bolzano, “Nuova pittura”.

 

Paesaggi come quelli dedicati a Monet, o eternamente sospesi come proposti dal ciclo “Aporie”, pongono l’osservatore di fronte a immagini che inizialmente, per la loro realizzazione tecnica, fanno pensare a fotografie racchiuse da lastre di vetro acrilico. I lavori esposti dalla mostra che verrà ospitata a Bolzano fino al 26 marzo però, sono stati realizzati ricorrendo ad una tecnica che mescola fotografie, immagini realizzate digitalmente da parte dell’artista e materiale proveniente dal web.  Come osserva Günther Oberhollenzer “Da creatore  incondizionato non gli sono posti limiti. Così nasce uno stagno con riflessi d’acqua sgargianti, una volta a crociera costolonata sospesa sul paesaggio”.
A prendere forma davanti agli occhi dell’osservatore, sono paesaggi e immagini che dimostrano l’inadeguatezza e il superamento di definizioni e confini tra i vari mezzi espressivi a disposizione dell’arte contemporanea. Non c’è dubbio, di fronte abbiamo pittura, semplicemente Nuova.