Farmacie, una lobby?
Annarosa Racca, presidente di Federfarma nazionale, si è di recente espressa contro la necessaria presenza del farmacista nelle parafarmacie, poiché sostiene che queste ultime siano meri esercizi commerciali.
Per tale ragione Racca ha salutato con favore il fatto che di recente la Corte Costituzionale abbia bocciato la legge regionale piemontese, che voleva attribuire alle parafarmacie la facoltà di offrire servizi di autodiagnosi di prima istanza: si è stabilito che il compito di disegnare tali competenze spetti al legislatore nazionale e, allo stesso tempo, si è confermata l’idea di farmacia quale centro di servizi a tutela della salute dei cittadini.
Su tali delicate questioni abbiamo chiesto il parere di Matteo Paolo Bonvicini, presidente di Federfarma Bolzano, Maximin Liebl, presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Bolzano, Davide Giuseppe Gullotta, presidente della FNPI (Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane), e di Claudia Guarda, farmacista iscritta alla FNPI e titolare della parafarmacia “St. Lucia” in Galleria Europa 24 a Bolzano.
La posizione delle farmacie
Bonvicini (Federfarma Bolzano)
“Le farmacie sono il primo presidio socio sanitario territoriale e un punto di ascolto per la popolazione, devono essere distribuite sul territorio in modo uniforme in ragione del numero complessivo di abitanti – afferma Matteo Paolo Bonvicini, presidente di Federfarma Bolzano -. Per questo è fondamentale mantenere il concetto oggi vigente di pianta organica”.
Ad avviso di Bonvicini, nell’ipotesi di una compiuta liberalizzazione del settore, prevarrebbe la logica del mercato, che potrebbe portare, come già avvenuto in Germania tanti anni orsono, a concentrare col tempo le farmacie vicino agli studi medici, i distretti sanitari, gli ospedali, ma a diradare la presenza nelle periferie, nei paesi e in tutte le zone meno attrattive dal punto di vista economico.
Il presidente di Federfarma Bolzano paventa un altro rischio connesso al potenziale ingresso di capitali provenienti da grandi catene di multinazionali nelle farmacie, come già avvenuto in Svezia pochi anni fa: il possibile disinteresse ad innovare con conseguente eventuale riduzione della qualità dell’assistenza e dei servizi.
Il presidente rileva inoltre che sia necessaria la presenza del farmacista nelle parafarmacie: “Un utilizzo errato o inadeguato ai farmaci può procurare danni gravi alla salute delle persone, sicché è necessario che laddove si vendano farmaci vi sia un farmacista a svolgere attività di sorveglianza sanitaria e a prestare consulenza al cittadino. Tuttavia, si deve rilevare che nelle parafarmacie manchi la rete di collegamento, oggi invece sussistente in modo strutturato tra farmacie, assessorato alla salute, azienda ospedaliera, distretti e servizi territoriali”.
“Dal decreto Bersani (che ha consentito la vendita dei medicinali da banco alle parafarmacie, ndr) ad oggi sono stati favoriti soprattutto i già titolari di farmacie e non i nuovi farmacisti privi di sbocco occupazionale”- osserva poi il presidente, che ricorda come ad ora i titolari di farmacia e i soci della stessa, quand’anche abbiano ereditato da familiari la farmacia, debbano essere farmacisti.
Il presidente rileva inoltre che sia necessaria la presenza del farmacista nelle parafarmacie: “Un utilizzo errato o inadeguato ai farmaci può procurare danni gravi alla salute delle persone, sicché è necessario che laddove si vendano farmaci vi sia un farmacista a svolgere attività di sorveglianza sanitaria e a prestare consulenza al cittadino. Tuttavia, si deve rilevare che nelle parafarmacie manchi la rete di collegamento, oggi invece sussistente in modo strutturato tra farmacie, assessorato alla salute, azienda ospedaliera, distretti e servizi territoriali”.
Tale rete garantisce secondo Bonvicini anche la possibilità per le farmacie di erogare in sicurezza servizi in sinergia con l'azienda sanitaria, quali l’autodiagnosi: ”Stiamo riflettendo insieme all'assessorato alla salute rispetto all' introduzione di una forma di accreditamento per le farmacie che possiedano i requisiti giusti per svolgere esami diagnostici, in particolare spazi sufficienti, affinché l’operatore sanitario possa utilizzare i macchinari a sua disposizione in modo corretto e garantire al paziente il diritto alla riservatezza”.
Molto importante inoltre la certezza della qualità dei dati rilevati e la possibilità di inserirli nel dossier sanitario del cittadino e condividerli con l’Asl, sostiene Bonvicini che costata come a livello locale le parafarmacie non abbiano ancora un referente unico su base territoriale, in grado di assicurare uniformità di servizi e che presso alcune tra esse, poste all’interno dei centri commerciali, non venga garantita la presenza di un farmacista con l’attestato di bilinguismo.
“I farmacisti non sono conservatori, non temono la trasformazione del mondo e non si chiudono alle novità, anzi” – dichiara in conclusione Matteo Paolo Bonvicini – Non si devono fare ragionamenti di pancia dal carattere populistico ma si deve verificare quale tra i modelli virtuosi in vigore nel resto d'Europa possa applicarsi alla nostra specifica realtà”.
Liebl (Ordine dei Farmacisti provincia di Bolzano)
"In tutto il mondo nelle parafarmacie, che sono esercizi commerciali, si vendono farmaci da banco senza il farmacista" - afferma il presidente dell'Ordine dei Farmacisti della provincia di Bolzano Maximin Liebl - Quando hanno aperto le parafarmacie, i titolari sapevano benissimo che sarebbe stato critico e non molto redditizio lavorare in tale contesto e che avrebbero operato a condizioni limitate rispetto alle farmacie, sicché non è il caso che essi adesso esprimano lamentele, solo perché hanno problemi economici a sopravvivere".
In tutto il mondo nelle parafarmacie, che sono esercizi commerciali, si vendono farmaci da banco senza il farmacista
Da tempo le parafarmacie richiedono di poter vendere anche medicinali mutuabili con o senza ricetta medica. Su questo punto il presidente dichiara: "Che senso ha creare un duplicato delle farmacie? Devono forse chiudere tutte le farmacie? L'erogazione di questi farmaci deve spettare solo alle farmacie, come prescritto dalla legge".
Per quanto concerne la possibilità di estendere alle parafarmacie le attività di autodiagnosi Liebl afferma: “La Corte Costituzionale conferma che la legge non lo permetta. Quando la questione sarà all’ordine del giorno, esprimerò il mio parere”.
La posizione delle parafarmacie
Gullotta (FNPI, Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane)
“Noi vendiamo farmaci Sop, Otc (Senza obbligo di prescrizione, da banco o di automedicazione, ndr), medicinali veterinari e prodotti omeopatici. In parafarmacia deve esserci il farmacista – dichiara il presidente della FNPI, Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane, Giuseppe Davide Gullotta, il quale ricorda come in particolare nel Sud Italia la situazione per i farmacisti sia drammatica e che tra loro moltissimi giovani siano disoccupati.
“Così le parafarmacie rappresentano per diversi farmacisti un’opportunità di lavoro. Solo a Catania si contano circa 130 parafarmacie a fronte delle 35 nella provincia trentina e delle 5 in provincia di Bolzano (3 a Bolzano, 1 ad Appiano ed 1 a Merano, ndr)” – afferma Gullotta -. Il sistema attuale vede l’assegnazione della titolarità delle farmacie in ragione di censo e ereditarie. Dal titolare originario i figli e i parenti, anche senza laurea, ereditano le licenze per la concessione statale delle farmacie; il numero di sedi è limitato, perché questo è in relazione alla densità della popolazione”.
Sulla legge regionale piemontese sopra citata relativa all’estensione dell’autoanalisi alle parafarmacie il presidente della FNPI afferma che tale norma non fosse necessaria: “Si sta parlando di attività che il paziente può svolgere a casa propria con una propria macchinetta per verificare parametri quali glicemia, trigliceridi e colesterolo. Quindi, la Corte Costituzionale vieta in parafarmacia un’attività che il paziente può svolgere da sé altrove. C’è un corto circuito nella sentenza. Abbiamo già mobilitato il nostro ufficio legale e l’Antitrust”.
Noi riteniamo che si debbano valorizzare i professionisti piuttosto che i luoghi in cui essi esercitino la professione.
Gullotta, che invita il legislatore ordinario a regolare la materia e a fare chiarezza in modo definitivo, lamenta il fatto che la legislazione abbia fatto sorgere le parafarmacie, iniziato un percorso di liberalizzazione, rimasto poi a metà: “Ad ora non possiamo, infatti, vendere ancora i farmaci non mutuabili con obbligo di ricetta medica e i farmaci mutuabili, che costituiscono la stragrande maggioranza dei prodotti farmaceutici in vendita. La farmacia non è un esercizio commerciale, ma un esercizio di vicinato che promuove la salute. Nelle parafarmacie si svolgono tra l’altro campagne di prevenzione e razionalizzazione sul territorio, importanti per il welfare, nonché la farmacovigilanza. Noi riteniamo quindi che si debbano valorizzare i professionisti piuttosto che i luoghi in cui essi esercitino la professione. Qualunque servizio che dia maggiori competenze ai farmacisti è poi auspicabile”.
In vista di un futuro ingresso delle multinazionali nella proprietà delle farmacie si rivela, infatti, importante per Gullotta la collaborazione del farmacista con altre figure professionali: “Altrimenti il farmacista rischia di rimanere schiacciato dalla grande catena commerciale. Si tratta di una professione antica che si deve riscoprire, la prima interfaccia della patologia per il paziente, che viene indirizzato verso l’automedicazione o il medico”.
Claudia Guarda
Alla Federazione Nazionale Parafarmacie italiane è iscritta la farmacista Claudia Guarda, titolare della parafarmacia “St. Lucia” a Bolzano.
Sulla richiesta della presidente Annarosa Racca Federfarma nazionale di eliminare la figura del farmacista dalla parafarmacia Claudia Guarda esprime disappunto: “Queste forme commerciali sono state istituite dal governo Bersani nel 2006, per cui vengono tutelate dalla legge. La figura del farmacista è fondamentale. Nella mia realtà lavoro molto di consulenza. Eseguo più la mia professionalità qui che in farmacia”.
ll governo italiano prima ha fatto questa legge, poi ci sta mettendo il bastone fra le ruote per limitarci sempre di più e osteggiarci. In tutto il resto del mondo il farmacista può eseguire qualsiasi attività. Sono ostentazioni di interesse e lobby.
In merito alla richiesta delle parafarmacie di vendere anche farmaci diversi da quelli da banco la titolare della parafarmacia afferma:” Il governo italiano prima ha fatto questa norma (decreto Bersani, ndr), poi ci sta mettendo il bastone fra le ruote per limitarci sempre di più e osteggiarci. Sono ostentazioni di interesse e lobby”.
Infine, la farmacista osserva: “ In tutto il resto del mondo il farmacista può eseguire qualsiasi attività. Ai fini dei titoli i farmacisti delle parafarmacie sono allo stesso livello di quelli delle farmacie, ma noi abbiamo mansioni molto minori. Sono laureata, ho superato l’esame di Stato, ho l’idoneità e ho conseguito l’attestato di bilinguismo. Alle spalle ho trent’anni di professionalità, vengo da una famiglia terza generazione di farmacisti, per cui so quello che voglio e quello che faccio. Mi dispiace solo che l’Italia sia l’unico Stato al mondo ad avere questa realtà professionale”.