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Un edificio che va tutelato

La Fabbrica del Tempo interviene nel dibattito sul "nuovo progettone" di Renzo Piano per il museo archeologico che prevede l'abbattimento dell'edificio ex INA.
EX INA
Foto: Di Valerio Riccardo

Ci siamo di nuovo... un nuovo progettone, ma stavolta in città. Non sul dosso che  annuncia la conca da lontano. Interessi contrapposti e lotte economiche stanno  sottotraccia nelle proposte che emergono in questo periodo e si combattono sul terreno della città. Chi avrebbe mai detto che sarebbe arrivata la proposta di demolire parte del palazzo che tutti i cittadini di Bolzano hanno sempre visto andando “in città” e che in buona parte hanno anche frequentato, con la Biblioteca Civica fin dall’origine pensata al suo interno e con il Bar Nazionale sotto il porticato. Un salottino buono. E invece è un sedime da sacrificare per una nuova opera di grande impatto, un cubo – qui non sarebbe una novità per Bolzano – contornato da un bosco urbano, l’ossimoro vincente dello studio di architettura di Renzo Piano.

 

Non stiamo a discutere ora delle lobby dei commercianti, dei costruttori, dei progetti meno riusciti di Piano, che ha comunque realizzato dei grandi musei che si fondevano col paesaggio. Qui invece sfonda il paesaggio. Una sintesi l’ha espressa l’architetto Rudi Zancan su Facebook, criticando – oltre alla mancanza di concorsi e quindi di più voci creative, il previsto asse parallelo a fianco dell’esistente Ponte-Portici-Catinaccio, che resta privo di senso nel contesto. Troviamo però interessante che si sia sviluppato un dibattito, da semplicistiche frasi di chi dice che non gli è mai piaciuto quel palazzo, a più interessanti e articolati testi sui social e sui mezzi di informazione. Noi vorremmo partire da una frase attribuita al Sindaco, come riportata sulla stampa: “del resto se non è sotto tutela un motivo ci sarà”. Magari anche più di uno. Se si va a vedere un link della Soprintendenza provinciale ai beni culturali, il monument browser , che accoglie gli edifici che in base al loro interesse storico-artistico sono stati vincolati, vedrà che sono rarissimi gli edifici costruiti dal 1930 in poi. Manca di fatto tutta la cosiddetta Bolzano nuova, sia come edifici pubblici che come edilizia privata. Ci sono poco più di una dozzina di edifici vincolati, tra cui tre chiese, il cimitero, l’Alumix, le case Incis di via Carducci. Ma nulla in relazione all’importanza – anche se vista criticamente – che ha avuto questo secolo per lo sviluppo della città come tutti la conosciamo oggi. Del Razionalismo o Modernismo o stile internazionale ne abbiamo tre, a fronte di uno sviluppo edilizio notevole e alla novità di quello stile a partire dalla fine degli anni Venti. Tre importanti, ovviamente: il Lido, l’ex GIL, ma sacrificando il porticato di ingresso, la sede centrale della Cassa di Risparmio, esempio di travestimento razionalista. Nessun edificio privato di quest’epoca, nessun insieme articolato. Quindi uno dei motivi per cui l’edificio in questione non è sotto tutela può essere che nessuno dei suoi coetanei lo è. Potrebbe, ma non lo è. Lo sviluppo della tutela dappertutto si sta facendo strada anche nel Novecento, fino a edifici degli anni Sessanta e oltre.

Ma nel caso di insiemi o di singole costruzioni si tratta spesso di opere aventi se non un valore artistico in sé

Indubbiamente qui da noi c’è un certo ritardo, per il quale è arduo non intravvedere anche ragioni storiche specifiche più pesanti che altrove, dove l’ostracismo è invece in fase di rapido superamento. Nessun insieme è tutelato secondo il codice dei beni culturali, sussiste a Bolzano invece la cosiddetta tutela degli insiemi, che pone limiti alle trasformazioni, ma non sempre garantisce il mantenimento degli edifici o la loro integrità, privilegiando aspetti complessivi dell’insieme. Ma nel caso di insiemi o di singole costruzioni si tratta spesso di opere aventi se non un valore artistico in sé, un valore storico come testimonianze della storia delle istituzioni collettive, che esprimono un collegamento con significati importanti per il cittadino. Un vincolo sarebbe quindi possibile e in molti casi necessario e auspicabile, i beni in questione possono rientrare nelle casistiche del codice. Bisogna però prendere l’iniziativa. Se non da parte degli uffici, allora una richiesta da parte dell’ente territoriale interessato, cioè il Comune. Ma finora, per esempio, nessuno degli edifici del complesso corso Libertà – piazza Vittoria – piazza Mazzini – corso Italia gode di tutela, salvo la chiesa di Cristo Re (ma non le pertinenze, evidentemente). E l’opera forse più interessante, il cinema Corso di Armando Ronca, se n’è andato negli anni Ottanta per mano dello stesso imprenditore che oggi propone il nuovo museo. E riprendendo ancora, fra le tante osservazioni, l’architetto Zancan, ora come allora l'inserimento del nuovo è del tutto indifferente al tessuto urbano storico dove si colloca. Peggio di allora, comunque, sarà difficile fare.