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“La montagna per noi è oro”

Carlo Alberto Zanella è da due anni Presidente del CAI Alto Adige. L'associazione alpinistica è cambiata - ed è cambiato il Sudtirolo: “Ci stiamo svendendo al turismo”.
Carlo Alberto Zanella
Foto: Carlo Alberto Zanella

SALTO: In questi due anni il CAI è stato sempre più presente sui media, profilandosi (e facendosi sentire) come associazione ambientalista. Tutto merito suo?

Carlo Alberto Zanella: Siamo tutti volontari. Io sono in pensione e ho molto tempo a disposizione. E poi sono cambiate molte cose in Alto Adige. Ci sono opere, si pensi alla funivia di Tires, che hanno smosso l’attenzione pubblica. O meglio, forse in precedenza non avevano tutta questa visibilità: una sorta di unione tra le varie associazioni ambientaliste è riuscita a entrare nei meccanismi della comunicazione. Inoltre, i social aiutano come cassa di risonanza: prima certe notizie semplicemente non venivano diffuse. La stampa dà le notizie che vuole…

Questo incarico la tiene molto occupato?

Più si è presenti, più aumenta il carico di lavoro. A partire dalla disponibilità telefonica: se sei disponibile, e rispondi sempre al telefono, ti chiamano.

Diceva di una sintonia creatasi con le altre realtà ambientaliste - in particolare con “l’altra” associazione alpinistica sudtirolese, cioè l’Alpenverein. È una novità?

Non c’è mai stato attrito, ma una specie di distanza. Ognuno andava per conto suo. Ora c’è un dialogo fittissimo tra noi, si parla tanto di ambiente, di montagna… e si collabora pure nella scrittura o traduzione di libri. Collaboriamo molto anche con le altre associazioni ambientaliste.

Stiamo riuscendo a superare le barriere etnico-linguistiche, almeno in montagna?

Sì. Lo vedo dalla toponomastica. Molti cartelli, a carico delle varie sezioni dell’AVS, si adeguano a un approccio intelligente di fare “bilinguismo”. Non m’interessa una traduzione letterale di tutte le località, per me sono importanti le indicazioni dei luoghi (e delle montagne) culturalmente e storicamente importanti, già conosciute da tutti. È invece ridicolo indicare i nomi italiani di frazioni o cime che conoscono solo quelli del paese più vicino. “Schneiderwiesen” mica lo traduciamo “prati del sarto”… Certo, per il turista ha senso mantenere l’indicazione bilingue per “malga”, “torrente”, “sentiero”, a fianco del toponimo.

Il turismo risolverà la bega toponomastica?

Certo, il turismo risolve molte cose. In questo caso, è anche merito dei turisti italiani.

 

Carlo Alberto Zanella, Rosengarten
Carlo Alberto Zanella sul Catinaccio/Rosengarten: il gruppo dolomitico fa parte del Patrimonio Unesco.

 

Il turismo di massa è in questo momento tra le questioni più spinose da affrontare in Sudtirolo. Per la montagna è croce e delizia?

Evviva il turismo, è una fonte di reddito per tutti. Ma non bisogna esagerare. Il turismo dello sci ha arricchito questa terra, ma ora fermiamoci, non continuiamo a costruire nuovi impianti. Lo sci ormai è saturo, fermiamo i nuovi caroselli e pensiamo a introiti alternativi. Personalmente mi accontento di una pista sola per andare su e giù.

Anche in estate il numero di turisti che sale in montagna è cresciuto esponenzialmente, con tutti i rischi di sicurezza che ciò comporta.

Accettiamo le code di agosto, ovvero la presenza dei turisti sui sentieri. Però educhiamoli, prepariamoli, insegniamo loro come si va in montagna, a camminare con gli scarponi e non coi sandali. La colpa non è di chi fa manutenzione, se sui sentieri inciampano sulle radici degli alberi. Detto questo, la maggioranza dei turisti sta negli alberghi, non sui sentieri.  Anzi, il vero problema è il turismo automobilistico, il turismo dei selfie di chi va da un passo a un altro con le proprie auto o in moto, inquinando e facendo rumore. Perché lo accettiamo? Dobbiamo convincere le persone a camminare, a godersi la natura dal vivo. Ciò è possibile solo se cammini davvero.

Con il boom dei cammini è cambiato l’approccio degli italiani al camminare?

Certo. Anch’io sono stato in Umbria, in Romagna… ma bisogna camminare rispettando ciò che abbiamo intorno. Ci stiamo svendendo per i turisti, mentre dovremmo imporre loro certe buone abitudini. Stesso discorso vale per i rifugi, che non sono alberghi: se torno da una lunga camminata non mi serve la sauna, ma un letto per dormire. Mangio quel che c’è, anche la minestra di verdure. Invece inculchiamo nel turista la cena a lume di candela nel rifugio. Non bisogna viziare gli escursionisti. Ciò che dai ai turisti, loro prendono; ma se certe cose non le dai, prendono ciò che c’è.

I rifugi non sono alberghi: se torno da una lunga camminata non mi serve la sauna, ma un letto per dormire. Invece inculchiamo nel turista la cena a lume di candela in rifugio.

Carlo Alberto Zanella, monti Sibillini
Carlo Alberto Zanella in cammino sui Monti Sibillini, nel Centro Italia: "Rispettiamo ciò che abbiamo intorno".

 

Stiamo esagerando con l’offerta turistica?

Persino con le vie ferrate. Perché inventarsi corde sospese nel cielo come fossimo funamboli? Perché fare alberghi a 5 stelle con la sabbia del deserto e le palme? Stiamo andando fuori di testa.

Sono i turisti, il problema, o forse siamo noi sudtirolesi? Non trova sorprendente quest’accelerazione, dall’essere una regione tanto conservatrice quanto gelosa della sua natura incontaminata (più di quanto non fossero, invece, la vicina Svizzera e il Tirolo austriaco) a territorio davvero pronto a tutto per accontentare i turisti?

Sono i soldi. E mi chiedo: come fanno gli albergatori e i rifugi privati ad avere tutti questi soldi? Mi sorgono dei sospetti sui contributi pubblici.

E qui entra in gioco la Provincia, responsabile di scelte controverse su alcune infrastrutture turistiche. Pur parlando molto spesso di “sostenibilità”.

La Provincia non è stata virtuosa. Basti pensare a Tires, dove è stata costruita una funivia che non serve a niente, tranne che a un vicino albergo. Tires ha mille posti letto: quell’impianto è utile solo a portare (pochi) turisti a sciare sopra Carezza.

È stata presentata come una soluzione all’eccesso di traffico nella zona di Carezza...

A Passo Nigra traffico non ce n’è. E chi viene in moto da Amburgo non andrà certamente su e giù in funivia. Se chiudi al traffico Passo Nigra, allora si possono chiudere anche gli altri passi dolomitici. Da questo punto di vista, la Provincia è contraddittoria. Perché non costruisce a proprie spese questi impianti, visto che già gestisce per esempio la funivia del Renon? Invece si investe su infrastrutture delle quali beneficiano in pochi. Senza queste funivie non si creerà disoccupazione. La gente in montagna verrà lo stesso.

Questa connotazione “ambientalista” danneggia il CAI? Qualcuno dirà che fate politica.

Non facciamo politica. La popolazione è favorevole ad alcune opere realizzate dalla Provincia, ad esempio le varianti stradali. E lo siamo anche noi del CAI, anzi, chiediamo di farle, di togliete il traffico dai centri abitati dei paesi. Il fondovalle è ormai antropizzato, salviamo la parte alta della montagna, dove viene la gente per camminare. Con tutte queste infrastrutture, le persone inizierà a cambiare destinazione. A buttarsi, per esempio, sul Veneto. Pure io andrò a fare le mie vacanze nel bellunese.

Dobbiamo stare attenti al turismo dei Lederhosen, fatto di malghe dove arrivi in funivia, con le jeep o le bici elettriche.

È cambiato il suo rapporto con la montagna, alla luce di queste trasformazioni?

No, io vado dappertutto, pure sulle passeggiate del Guncina o di Sant’Osvaldo, e (non mi vergogno a dirlo) sugli impianti di salita. Non sarei però contento se ci fosse un impianto di risalita da Tires al Rifugio Passo Santner, o se realizzassero la ferrata dal Passo Santner alla cima del Catinaccio. Anche a Passo Sella vogliono potenziare l’impianto che sale alla Forcella del Sassolungo: perché insistono tanto? Forse perché hanno già progettato un collegamento Saltria-Monte Pana? Dobbiamo stare attenti al turismo dei Lederhosen, con le malghe dove arrivi in funivia, con le jeep o le bici elettriche. Ecco, non esageriamo.

Sul potenziamento della cabinovia alla Forcella Sassolungo, qual è la posizione del CAI proprietario dei terreni della stazione a valle?

È assurdo mantenere un impianto del genere, una scatola di sardine. Il progetto è esagerato, ed è chiaro che si voglia aumentare la capacità dell’impianto e del rifugio. Detto questo, il direttivo del CAI Bolzano dovrà decidere sulla base del contratto che verrà proposto.

 

Zanella, Bessone
L'assessore al patrimonio Massimo Bessone (Lega) con Carlo Alberto Zanella: massima sintonia.

 

Lei è già stato candidato alle provinciali con il PD. La rivedremo in lista a ottobre? E su quale?

No, no. Sono troppo incazzoso per fare politica. Non mi schiero politicamente.

Le hanno chiesto di candidarsi?

Certo… Ma io ho un buon rapporto con tutti. Mi sono trovato bene con i due assessori della Lega, con Bessone come con Vettorato. Fanno e hanno fatto. E chiedono ciò che non sanno. Forse prima accadeva un po’ meno. Kompatscher e Hochgruber-Kuenzer rispondono sempre, però alle nostre iniziative non ci sono mai. Stimo molto Arno Kompatscher, è un montanaro, e spero resti ancora Landeshauptmann. Ma è scivolato su Tires e Passo Santner.

Mi sono trovato bene con gli assessori della Lega, Bessone e Vettorato. Spero Kompatscher resti Presidente. Ma su Tires e Passo Santner ha sbagliato.

Quale auspicio esprime per l’esito elettorale?

Penso all’ambiente: le montagne sono l’oro che abbiamo in Alto Adige. Noi chiediamo di inserire il Sassolungo in un Parco naturale perché così verrebbe incluso nel Patrimonio Dolomiti Unesco. Tutti parlano di “sostenibilità”, ma vorrei più coraggio da parte dei politici nel prendere delle decisioni - e scontentare qualcuno. In Alto Adige tre lobby decidono sul turismo: i contadini, gli albergatori e gli impiantisti. A volte si scontrano pure tra di loro. E non vorrei che coinvolgessero anche noi del CAI… Sarebbe brutto. Ah, un’ultima cosa.

Prego.

È inconcepibile che il CAI abbia solo seimila soci in Alto Adige. Abbiamo bisogno che entrino i giovani. È un appello, il mio, a iscriversi al CAI per avere più forza. La difesa dell’ambiente riguarda tutti. Anche i giovani.