Società | solidarietà

Paura di donare (o di morire)?

Colpisce l’alto tasso di altoatesini che si oppongono esplicitamente alla donazione dei propri organi. Per contro il numero di chi si rende disponibile è in lento, ma costante e spontaneo aumento.

“La donazione degli organi è un atto di grande civiltà e di rispetto per la vita”. È quanto afferma il Ministero della Salute e quanto credono fermamente i volontari dell’AIDO. Ma c’è chi la pensa diversamente. L’Alto Adige detiene quello che Annamaria Saviolo, presidente provinciale dell’AIDO, considera un “record negativo”. È quello delle “opposizioni alla donazione”, attualmente 927 contro 10.299 dichiarazioni di disponibilità a donare i propri organi. Secondo Annamaria Saviolo si tratta di cattiva informazione. Temono, in sostanza, che la “morte cerebrale”, requisito necessario per l’espianto, possa essere dichiarata solo in funzione del trapianto. Invece, assicura la Provincia, “l’accertamento della morte di un paziente in un potenziale donatore avviene nel rigoroso rispetto di severe norme di legge. In Italia, tale compito è affidato ad un collegio di tre medici, che deve, attraverso un’osservazione di durata non inferiore alle sei ore (nel caso di adulti), confermare la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo. Dal punto di vista clinico, una persona è morta quando tutte le funzioni dell’encefalo sono irrimediabilmente cessate”.

“Le motivazioni per il no, almeno quelle che riscontriamo noi sono sempre espresse a mezza voce e senza accettare il dialogo”, dice ancora Annamaria Saviolo. Ci sono il tabù della morte, presunti motivi religiosi (“…falsi, perché tutte le religioni sono favorevoli al prelievo”), la “confusione fra coma vegetativo e morte cerebrale”, le notizie di casi di traffico illegale di organi (“…purtroppo praticato in altri Paesi non europei, mentre in Italia il trapianto è gratuito”) oppure semplicemente l’idea che “il mio corpo non deve essere toccato”. “Sarebbe interessante sapere – insiste la presidente – se quelle 927 persone che non vogliono donare, allo stesso tempo non vorrebbero neppure ricevere, cioè se piuttosto di avere un trapianto di fegato o di cuore, preferirebbero morire”. In ogni caso la responsabile AIDO si dice sconcertata dal fatto che così tanti altoatesini si siano presi la briga di andare all’ASL a dichiarare la propria indisponibilità alla donazione. Un confronto con le altre realtà italiane è più che eloquente. In Trentino dicono no in 117, dicono sì 17.696. A livello nazionale le opposizioni sono 14.127, le adesioni invece 1.336.567. Persino nel Tirolo del Nord, dove ogni cittadino è considerato per legge donatore, a meno che non dichiari esplicitamente il contrario, le opposizioni sono attorno alle 1.700. “Non sarebbe il caso di sollevare un dibattito su questa situazione?”, propone la responsabile dell’AIDO?

Benché percentualmente inferiori rispetto ad altre province, i soci dell’associazione donatori sono in costante aumento anche in Alto Adige. “Il dato confortante è che aumentano in modo spontaneo. Ogni settimana trovo nella cassetta delle lettere dalle due alle cinque iscrizioni. Persone di ogni tipo, anche immigrati da tutte le parti del mondo”. Le motivazione per la donazione? “I più giovani – dice Annamaria Saviolo – aderiscono con semplicità e spontaneità. Dicono: non vedo perché non dovrei. Per loro la prospettiva della morte è lontana. Le persone  più in avanti con gli anni in genere aderiscono perché hanno in casa qualche esperienza di malattia. Hanno motivi personali che le spingono a farlo”. Naturalmente, al di là delle opposizioni, “c’è anche chi non ne vuole sentir parlare, perché in qualche modo la cosa lo mette a confronto con la realtà della propria morte”. Invece? “Invece va preso come un discorso di vita, non come un discorso di morte. Proprio perché sotto sotto non vogliamo morire, l’idea che almeno una parte di noi continuerà a vivere e a far vivere qualcuno, credo sia molto importante”.

Il numero dei potenziali donatori sarebbe più alto se gli uffici anagrafe dei comuni agevolassero davvero il rilascio delle relative dichiarazioni. La Dichiarazione di volontà a donare organi e tessuti è attualmente regolamentata dall’articolo 23 della Legge 1° aprile 1999, n. 91, dal Decreto ministeriale dell’8 aprile 2000, aggiornato con il Decreto ministeriale dell’11 aprile 2008. “È importante sapere – scrive il sito del Ministero – che nel nostro Paese il principio del silenzio assenso, sebbene previsto dalla Legge 91/99, non ha mai trovato attuazione”. E tuttavia, “secondo il Report 2011 del Centro Nazionale Trapianti, l’Italia, con 22 donatori per milione di persone, è terza tra i grandi Paesi europei, dopo la Spagna e la Francia e avanti al Regno Unito e alla Germania. La media europea è 16,9 donatori per milione. Il dato italiano è superiore del 25 per cento alla media europea”. Non solo. Il numero dei donatori (cioè di coloro che hanno effettivamente donato un organo) è in costante crescita.